L’EDITORIALE

The gate, una visione oltre le strettoie (di Massimo Mamoli)

La Leonessa ha fatto la sua scelta e dopo le urne può guardare oltre il Portale, The Gate, che la Capitale della cultura ha piantato al centro del suo destino, nel combinato disposto geografico, economico, e culturale, che assegna a Brescia la sfida di una nuova vocazione. Sfida che Laura Castelletti dovrà traghettare in un rinnovato immaginario disegnato in un perimetro più vasto.

Un perimetro che si articola evidentemente, ma non solo, sulla dorsale dinamica dell’A4: da Milano a Padova un omogene o colore politico di percorrenza (con una fermata però a Vicenza, dove al ballottaggio il centrosinistra, da ieri in vantaggio, vuole strappare la città del Palladio al centrodestra). Ora, questa navigazione deve superare una strettoia che ha solo pescaggi ideologici. Il rivale sconfitto del centrodestra, il leghista Fabio Rolfi, ha condotto la campagna come un referendum: chi sta con noi sta con la Regione e con il governo.

La premier Giorgia Meloni, nel tour di chiusura proprio a Brescia, lo aveva sottolineato: «Con lui una filiera potente con Roma e Milano». Nelle prime dichiarazioni dopo la vittoria, Laura Castelletti ha rimarcato il forte senso di orgoglio per un risultato in senso opposto («Nonostante la sfilata di ministri e assessori regionali a favore di Rolfi i bresciani non si sono fatti dettare il voto da chi viene da fuori»). Questo disallineamento supererà le fibrillazioni post elettorali? Dal Pnrr alle infrastrutture, quale tipo di rapporto fattivo sarà costruito, quale sarà la governance multilivello di sistema, necessaria per operare nelle nuove sfide che si aprono? Perché è evidente che il futuro di Brescia, capitale della cultura (con Bergamo) e della manifattura, che si candida a essere una nuova Arena dei talenti tra autostrade materiali e immateriali, si gioca nella concertazione istituzionale che scende per i rami, dall’Europa, allo Stato, e da questi si coaugula attraverso la Regione con le città e il network che dalle imprese alle università si articola nel dialogo collaborativo delle istituzioni e le rappresentanze intermedie.

Quindi, la marcia che imprime velocità alla traiettoria dovrà tenere conto di un percorso che sarà evidente dalle prossime questioni che ingaggiano i diversi piani. Sarà per esempio interessante vedere quanto camminerà il progetto Brescia capitale green, già presentato dalla Loggia con l’Università Statale a Bruxelles: quali ingranaggi si metteranno in moto e quali no. E ancora. Come procederà il piano speciale per il teatro romano, depositato al ministero, per consentirne una vera fruizione pubblica portandone la capienza da 230 a mille posti, un’Arena (appunto) per Brescia che completa il chilometro della bellezza che va dalla quarta cella a Santa Giulia. Ma non solo.

Nella visione della prima donna sindaco di Brescia, che muove dalla cultura e si intreccia con innovazione, welfare e ambiente, si gioca anche un'altra doppia sfida cruciale dopo le enunciazioni e le ambizioni programmatiche. In un solco già concretamente tracciato nel portato di Del Bono, perseverare nel disegno di una geografia della città fuori dall’ordine precostituito, in cui nessun bresciano si senta escluso dal perimetro centrale. Che archivi il binomio Ztl - periferie in un unicum in cui possono convergere carovane umane diverse, in moto verso gli orizzonti sostenibili, in un rinascimento urbano complessivo. Il punto finale, che interseca la città d elle famiglie, dei giovani, dei lavoratori e degli studenti, degli imprenditori e dei turisti, è il coefficiente di apertura e attrattività. In cui la quantità del ben-avere economico non sia indifferente al mal-essere individuale e sociale. Va salvaguardato un giusto equilibrio che non tradisca la tradizione inclusiva della città e mantenga la promessa fatta a chi la sceglie per venirci a vivere, lavorare, investire. Una città capitale, ma anche globale, quel The Gate davanti alle praterie della crescita, fuori da ogni strettoia.

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