Trump, Nato e autonomia dell’Europa

di Mattia Bagnoli

Le bordate di Donald Trump continuano a terremotare la Nato, complice la ministeriale Difesa, che riunirà oggi e domani a Bruxelles i 31 alleati (più la Svezia) per una due giorni d'incontri. I temi non mancano. Dal sostegno all'Ucraina, con una nuova riunione del formato di Ramstein, alla pianificazione del summit di Washington, che celebrerà i 75 anni dell'Alleanza. La parola d'ordine al momento pare una sola: rispondere al tycoon. Il segretario generale aggiornerà sulle spese militari dei Paesi, certificando l'impegno degli europei a fare di più per la loro stessa sicurezza. Circa due terzi dei 31 Paesi membri della Nato - assicurano fonti qualificate - sarebbero «sulla buona strada» per raggiungere nel 2024 l'obiettivo del 2% del Pil in spese militari. Un buon risultato se si considera che nel rapporto annuale del 2023 (su dati 2022) solo sei alleati potevano fregiarsi del titolo di contributori pieni, numero poi salito a undici nelle proiezioni parziali dello scorso luglio e ora a diciotto, come comunicato dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Il ciclone Trump non fa che rafforzare un trend già in essere: la consapevolezza dell'Europa di non poter più affidarsi agli Usa, in toto, per la propria sicurezza.

Olanda, Germania e Polonia hanno, ad esempio, appena firmato un accordo per la messa a punto di un corridoio di trasporto rapido di uomini e mezzi dalle sponde del mare del nord al cuore del fianco orientale. Berlino, poi, annuncerà che altri due Paesi - Grecia e Turchia - si uniranno alla coalizione Sky Shield, a guida tedesca, per la difesa aerea. «È un buon esempio di cooperazione europea nell'ottica dell'autonomia strategica», nota un diplomatico alleato. Nato e Ue, in quest'ottica, diventano sempre più complementari dato che il rafforzamento della difesa europea passa anche e soprattutto da un cambiamento qualitativo dell'industria bellica, sia che siano munizioni (da dare ad esempio all'Ucraina) sia che si parli di piattaforme più sofisticate, come jet di nuova generazione, carri armati, missili offensivi o difensivi. «È importante che gli europei investano per se stessi e non per gli americani», spiega una fonte diplomatica della Nato. Anche in un'ottica di future confrontazioni con Trump nel caso in cui dovesse rientrare alla Casa Bianca. La valutazione politica che si fa in questi giorni è che questa volta non ci sarà un «deep state» in grado di controbilanciare il presidente né un partito repubblicano vagamente indipendente. L'Europa potrebbe dunque avere a che fare con un Trump al cubo e resta da capire se saprà decidere con rapidità, dotandosi degli strumenti necessari per creare il pilastro europeo della Nato. Che non nascerà dall'oggi al domani, naturalmente. E oggi si terrà un'altra riunione del Consiglio Nato-Ucraina in cui gli alleati saranno aggiornati sugli ultimi sviluppi sul campo della guerra. Il 2024 potrebbe diventare l'anno chiave per vincerla.

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