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Quell'aquila araba cromata a Lumezzane - La Leonessa

Perché Lumezzane è Lumezzane, molto e assai più di quanto Sanremo è Sanremo, capitale della canzone per una sola settimana all’anno: la Valgobbia è capitale delle lavorazioni metalliche ogni santo giorno, da secoli e per secoli. Anche in quest’oggi globalizzato e delocalizzato i maestri sono qui, lo sanno tutti. Lo sa anche in Arabia quell’emiro al quale è morta l’aquila da compagnia (gli era cara come è caro a noi, a noi non emiri, il nostro gatto trovatello: gli emiri tengono altri animali a fargli le fusa, aquile per esempio). Superato il dolore della perdita, si è persuaso il facoltoso levantino che il defunto rapace valesse un monumento, alato equipollente di una statua equestre. Il monumento è fatto, venuto uno splendore, ma a che pro tanta arte per riporla in una stanza? Meglio portarsela in giro, inseparabile come da viva, sulla prua dello yacht. Ma in mare c’è il salino che corrode e fa il verderame: necessarie dunque cromatura e nichelatura, a rendere «aere perennius», più eterna del bronzo, la pennuta statuina. E dove far fare se non a Lumezzane la cromatura? Detto, fatto: se ne sta occupando la valgobbina BP Galvanica, la cui fama la precede fino alle arabiche dune. Perché Lumezzane è Lumezzane. Dove si cromano le aquile.

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