Schermi & visioni

Le cinque sorelle Lisbon, Altman e i «sei» Rohmer

di Luca Canini

L'amore il pomeriggio
Éric Rohmer (1972)
Benedetta Mubi che celebra il genio del maestro Rohmer con i sei racconti morali, disponibili in streaming e in edizione restaurata. «La fornaia di Monceau», «La carriera di Suzanne», «La mia notte con Maud», «La collezionista», «Il ginocchio di Claire» e «L’amore il pomeriggio». Dieci anni: dal 1962 al 1972. Uno dei cicli più celebri e celebrati della storia del cinema. A voi la scelta. Io per me, tanto per cambiare, sono ripartito dal fondo, ovvero dal magnifico «L’amour, l’après midi». Che dei sei è decisamente il più misurato e rifinito, il più irreprensibile dal punto di vista del ritmo, e forse il più sorprendente considerando il finale. Protagonista Bernard Verley, uomo rohmeriano a tutto tondo che si dibatte tra desideri striscianti, dolci pulsioni e rimpianti da caffè parigino. Al suo fianco l’irresistibile Zouzou, nome d’arte della modella Danièle Ciarlet, femme fatale dallo charme sconfinato. Voto: Rohmer.

Il giardino delle vergini suicide
Sofia Coppola (1999)
All'epoca dei fatti, in coda agli anni Novanta, non si parlava ancora di «film generazionali», definizione che nel tempo è diventata quasi d'obbligo per qualsiasi pellicola da immaginario collettivo, da rimpianto condiviso, quelle capaci di fotografare un preciso momento nell'evoluzione del gusto. È passato quasi un quarto di secolo e «Il giardino delle vergini suicide» (Mubi), opera prima della figlia d'arte Sofia Coppola, resta il più generazionale dei film generazionali messo su pellicola nel decennio dello scazzo e della disillusione. Le cinque sorelle Lisbon (tra le quali continua a splendere Kirsten Dunst) sono il sogno che chiunque è stato giovane tra la guerra in Iraq e le Twin Towers almeno una volta ha sognato. Una deriva dolcissima e crudele, un requiem onirico per una stagione che non è mai esista e che ci siamo solo immaginati. Voto: 8.5.

Tre donne
Robert Altman (1977)
Li salvi chi può! Che fine ha fatto «3 Women» di Robert Altman? Perché non si trova in streaming, perché le grandi piattaforme non l'hanno ancora riabilitato, perché in Italia è così difficile riempire i vergognosi vuoti che ci sono nei cataloghi virtuali? Eppure uno dei film più inquietanti del signor «Nashville», uscito nel 1977 e passato anche da Cannes, restaurato dalla Criterion e pubblicato in Blu-ray al di là dell'Atlantico, merita eccome di avere una seconda occasione, di arrivare a un nuovo pubblico. L'ambigua amicizia che nasce tra Millie e Pinky, la prima interpretata da un'incredibile Shelley Duvall, la seconda da un altrettanto meravigliosa Sissy Spacek, è la scusa per un quasi horror che strada facendo si trasforma in un delirio proto-femminista. La terza donna del titolo? È Janice Rule, madre antica e silenziosa. Voto: 9.

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