teatro

Al Sociale Cochi e «le ferite del vento» nel rapporto fra padre e figlio

di Stefano Malosso
Mercoledì lo spettacolo scritto da Rubio e diretto da Pizzech: una toccante riflessione sul tema del rapporto tra padre e figlio nella quale poesia e dramma si intrecciano in un torrente di emozioni.
Aurelio Ponzoni detto Cochi con Matteo Taranto: «Le ferite del vento» da mercoledì a domenica a Brescia
Aurelio Ponzoni detto Cochi con Matteo Taranto: «Le ferite del vento» da mercoledì a domenica a Brescia
Aurelio Ponzoni detto Cochi con Matteo Taranto: «Le ferite del vento» da mercoledì a domenica a Brescia
Aurelio Ponzoni detto Cochi con Matteo Taranto: «Le ferite del vento» da mercoledì a domenica a Brescia

Un dialogo come un filo che si spezza e si rinsalda, pazientemente, oltre l’azione corrosiva del tempo e dello spazio, oltre il silenzio dei segreti tenuti nascosti, oltre l’orgoglio, le resistenze, il pudore. Una conversazione infinita, quella tra genitori e figli, che spesso si trova a vivere con le scosse di assestamento dell’amore. Su questi movimenti dell’animo è costruito «Le ferite del vento», spettacolo inserito nella stagione del Centro Teatrale Bresciano, al Teatro Sociale da mercoledì 22 marzo fino a domenica, scritto da Juan Carlos Rubio e diretto da Alessio Pizzech, con l’interpretazione sul palco di Cochi Ponzoni e Matteo Taranto, per una toccante riflessione sul tema del rapporto tra padre e figlio nella quale poesia e dramma si intrecciano in un torrente di emozioni.

«Questo testo mi è piaciuto sin dalla prima lettura - spiega Cochi Ponzoni -. Rubio è un autore interessante, in Italia mai rappresentato ma molto celebre in Spagna. Ho trovato interessante la storia del giovane Davide che alla morte del padre scopre tra i suoi scritti un pacco di lettere: sono missive piene d’amore appassionato, e sono firmate da un uomo. Com’è possibile che quel padre, avvocato anaffettivo incapace di dargli anche solo una carezza, possa aver scatenato queste passioni? Così cerca e trova Giovanni, un anziano signore omosessuale che vive da solo, eccentrico e un po’ strampalato. Quelle lettere riaccenderanno i ricordi di una dolorosa passione».

Nel labirinto di un legame profondo e oltre le barriere, a emergere è l’incontro tra due uomini che hanno età diverse. «Tra i due si crea un gioco: mentre il ragazzo è inesperto in relazioni amorose, Giovanni ne ha avute molte e ha molto sofferto, e proprio per questo può impartire una sorta di lezione sui sentimenti. Svelerà al ragazzo dei meandri della mente e del cuore che lui non conosceva, in un’educazione sentimentale costruttiva che è anche motivo di scontri e di incomprensioni, fino al colpo di scena finale che chiarirà molte cose rimaste non dette».

«Le ferite del vento» riscrive i confini di temi quali la famiglia, la genitorialità e l’amore. «In questo incontro generazionale, da parte del ragazzo e dell’anziano c’è molta diffidenza reciproca. Entrambi sono portatori di manchevolezze, e lo spettacolo ci mostra come due esseri umani, entrambi di sesso maschile, possano portare alla luce una dissertazione sui sentimenti. Tra uomini è difficile creare rapporti di questo tipo, ci sono delle barriere. E invece questo anziano signore proporrà al giovane una riflessione importante, mostrandogli anche la parte più oscura di se stesso».

Rifuggendo stereotipi e confini, Cochi Ponzoni porta sul palco un personaggio fragile e indimenticabile, che riscrive le coordinate dei sentimenti umani. «Ho cercato di rendere Giovanni umano, estremamente vicino a tutti noi, un uomo che ha sofferto per amore e che può insegnare molto. Attraverso il rapporto di questi due personaggi il pubblico può rivivere sensazioni universali e situazioni che tutti conosciamo, dal rapporto tra genitori e figli alle relazioni amorose. Sul palco cerchiamo di cogliere nel vivo il cuore di chi viene a teatro».•

Suggerimenti