«La mia musica a Gardaland: il sogno è realtà»

Stefano Piovani: nato il 14 maggio 1973, è stato imprenditore e giocatore di basket (ruolo pivot). Ora cura la musica d’insieme a Gardaland
Stefano Piovani: nato il 14 maggio 1973, è stato imprenditore e giocatore di basket (ruolo pivot). Ora cura la musica d’insieme a Gardaland
Stefano Piovani: nato il 14 maggio 1973, è stato imprenditore e giocatore di basket (ruolo pivot). Ora cura la musica d’insieme a Gardaland
Stefano Piovani: nato il 14 maggio 1973, è stato imprenditore e giocatore di basket (ruolo pivot). Ora cura la musica d’insieme a Gardaland

Brinda alla vita anche quando la fatica indurrebbe alla smorfia. Quando atterra in Sicilia, lasciando questo maggio bresciano così autunnale, per la più impegnativa delle Masterclass. «Ma ci sono 24 gradi: poteva andare peggio», sorride Stefano Piovani mentre raggiunge Eugene Migliaro Corporon, direttore della North Texas Wind Symphony e professore ordinario di direzione d’orchestra. «Qui c’è un’orchestra, composta da ragazzi del Conservatorio di Messina. Nessuno ha più di 22 anni. Mai sentito un gruppo che suona così bene. Il Master dura 6 mesi. Vado e torno, lunedì rientro a Brescia». L’entusiasmo, quando si mischia al talento, forma un cocktail esplosivo. Consente a un imprenditore di scoprirsi musicista e ritrovarsi re dell’intrattenimento musicale nel primo parco dei divertimenti d’Italia. Dopodomani compirà 46 anni: auguri. Quante vite ha già vissuto? Eh, contiamole. Ora come ora direi un paio. Prima della musica, l’azienda. L’azienda di famiglia, sì. È partito tutto da lì. Nel campo delle materie plastiche. Ma il mio cuore sta sempre in un campo, realmente. Io vengo dalla terra. Sono nato in cascina. Per questo credo nelle cose semplici, efficaci. I miei piedi stanno nella terra arata. Con l’umiltà dei contadini nella Silverplast mi sono fatto le ossa, partendo da zero. In trent’anni ho fatto di tutto. Per esempio? Non soltanto lavoro d’ufficio. Ho badato alle presse, caricato i camion, effettuato consegne. Papà, mamma, mio fratello e io. A Pralboino. E la musica? Quando ha bussato alla porta? Solo pochi anni fa mio padre mi ha detto che i professori delle medie continuavano a dirgli «lo mandi al Conservatorio, matematica e musica gli vengono facili». Studiavo a Pralboino, mi rendevo conto. Ma, problema mio, provavo un senso di colpa all’idea di abbandonare l’attività di famiglia. Ero tenero, se mi dicevi di fare io facevo senza troppi perché e percome. C’è stato un incontro decisivo? A indicarmi la strada è stato un professore, Tarcisio Portesani di Ostiano. A Pralboino è un’autorità. È stato mio maestro di pianoforte, con lui ho fatto i primi studi classici. E poi c’era la mia isola che non c’è: la banda musicale. Mi rifugiavo lì, gli strumenti non mi bastavano mai, ne imparavo uno e ne cercavo un altro. L’eufonio detto bombardino è stato il primo: da lì è cominciata la ricerca. Nel 2000 ho provato il basso tuba trovando la mia dimensione. Nel 2009 è iniziato il percorso con la Banda Cittadina di Brescia, e mi sono interessato alla direzione. Non esito ad assumermi responsabilità. Quali si è accollato, innanzitutto? Ho preso ad occuparmi di una bandina a Lurano, alle porte di Caravaggio. In un anno un gruppo appassionato è diventato una squadra. Emozionante vedere i genitori dei ragazzi gareggiare su chi s’impegnava di più per il rinfresco di fine stagione. A quel punto cos’ha pensato? Che potevo sperimentare. Quando ho chiuso l’azienda ho ricominciato dalle cose che mi rendevano felice. Con il supporto di mia moglie Sonia a quarant’anni mi sono iscritto al Conservatorio di Parma. Sotto la guida del maestro Gianni Gatti a marzo farò l’esame di laurea triennale di basso tuba per poi cominciare il biennio. Ho lavorato con l’azienda di famiglia, seguito corsi di comunicazione, trovato una strada nella musica. Durante il mio percorso ho visto che potevo unire la parte imprenditoriale a quella artistica, mettere insieme le due anime. Risultato? E’ nata l’Arts and Management. La mia azienda. Che non è una semplice agenzia. È esperienza manageriale messa al servizio di un’impronta culturale. «O ti formi o ti fermi», il vostro motto. La nostra filosofia aziendale. Lungo o breve il tragitto che l’ha portata a Gardaland? È successo naturalmente, passo dopo passo. Gardaland aveva un’esigenza: «Ci serve un gruppo itinerante». Io feci un preventivo, mi occupai della parte logistica, degli arrangiamenti, della selezione dei musicisti. Sono quasi finito in Germania per trovare un trombonista. Lei era già conosciuto a Gardaland. Difatti: ero entrato con la KapuzinerBierBand, l’unico gruppo in Italia che fa intrattenimento in stile bavarese. È stato Paolo Carta, prestigiatore che ha girato il mondo con le navi e ha fatto «Mary Poppins» a Milano, a chiedermi la disponibilità per il primo Oktoberfest di Gardaland. Lei frequentava? Ero abbonato da 12 anni. Mi piace Gardaland: parto dalla nebbia, arrivo sul lago, è come entrare in un lavaggio, lascio fuori tutto. Sono fatto così, vivo di cuore e di pancia. Il primo anno abbiamo suonato una settimana, il secondo due. Poi cercavano un gruppo dixieland: «Ci penso io». È nata un’amicizia, da lì siamo partiti. Siamo al quinto anno. Ora sono consulente per la musica d’insieme di Gardaland: non porto solo gruppi miei, gestisco e filtro le formazioni che fanno intrattenimento musicale nel parco, occupandomi anche della parte coreografica. È felice? Tanto. C’è grande feeling con la direzione. Con Gabriele Martini, il direttore artistico che a Gardaland è cresciuto, e con Alan, che arriva da esperienze con EuroDisney. Con il direttore generale Danilo Santi: è stato lui a farmi uno dei più grandi complimenti professionali e umani: «La tua presenza è strategica, tutto ciò che ci dai è d’eccellenza, siamo contentissimi». Bello quando respiri fiducia, un credito che ti sei meritato curando tutti dettagli. La passione che diventa lavoro, l’energia che dà frutti. Ho pianto, di gioia, sentendo quelle parole. Mi sento come un tifoso che è diventato giocatore della sua squadra del cuore. Ora cosa sogna? Io sono un sognatore! Mi davano del visionario; ma lo sanno che il più grande visionario della storia è stato Leonardo Da Vinci? Il mio progetto adesso è creare un corso. Come un idraulico che sa tirare i tubi non è solo per questo un bravo idraulico, io trovo che musicista non debba solo saper suonare, ma anche gestirsi. Voglio creare una Academy per musicisti di tutta Italia, e al sud di bravi ce ne sono tantissimi. Ci lavoro da tre anni. Sarà nel Bresciano, a Pralboino o in città, e avrà un taglio internazionale. Tanti impegni in questo paio di vite. Di tempo libero ne ha avuto? Innanzitutto, che lavori o mi rilassi con me c’è sempre la musica. Amo il repertorio per banda originale, così vasto: Respighi e Cherubini, dalla fine del ‘700 a oggi.. Poi ho fatto sport. Giocavo a basket, pivot nel Pralboino: siamo partiti da zero e arrivati in Promozione. Amo andare in moto, in Harley Davidson con mia moglie. Che mestiere fa? Sonia è ingegnere civile. Ma era musicista amatoriale e l’ho conosciuta suonando, anzi meglio, bevendo mezzo litro di grappa fatta in casa. Tornavamo dal Carnevale di Verona con la banda di Lonato… ed ecco qua. Vorremmo figli: arriveranno.

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