Quelle vette uniche Dalle Alpi al Caucaso 120 momenti speciali

Axel Hütte, Pietra Grande, Italy, 2022
Axel Hütte, Pietra Grande, Italy, 2022
Axel Hütte, Pietra Grande, Italy, 2022
Axel Hütte, Pietra Grande, Italy, 2022

Le discese ardite e le risalite: dalle Alpi al Caucaso, e da lì a tutta in direzione Karakorum per poi allungarsi fino al Sikkim, al confine con Bhutan, Tibet e Nepal. E ancora dalle vette himalayane a quelle africane, sul Ruwenzori, al confine fra Repubblica Democratica del Congo e Uganda, poi senza soluzione di continuità nel West americano dei grandi spazi, dentro il Parco nazionale Yosemite in California, per scendere infine in Sud America e rialzare lo sguardo verso le Ande peruviane: insomma, un viaggio davvero unico. «Un'escursione temporale per immagini» (il curatore Filippo Maggia), «una monumentale cavalcata attraverso tre secoli di capolavori» (il direttore di Fondazione Brescia Musei Stefano Karadjov), «Luce della Montagna» si eleva oltre lo status di collettiva di quattro autori per sintonizzarsi lungo l'innovativa formula di progetto organico-enciclopedico composto da quattro personali che documentano, attraverso 120 immagini complessive, la particolare attitudine dei maestri protagonisti – Vittorio Sella, Martin Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte, intervenuto ieri in presenza - «nello sviluppare una fotografia della natura montana, nel raccontare che l'aria rarefatta delle vette non arride solo al nitore delle loro superbe opere, nel restituire in purezza l'umano ritratto di popoli ai quali l'asprezza dell'Alpe impone da millenni la verità nello sguardo». Il percorso ascendente lo conferma da subito: i quaranta scatti di Vittorio Sella (Biella, 1859-1943) lambiscono l'essenza di montagne colte con una ricchezza di dettagli quasi impensabile per l'epoca; tra le chicche, una fotografia dal campo base da cui Compagnoni e Lacedelli partirono per conquistare la vetta del K2. Martin Chambi, fotografo peruviano attivo nei primi decenni del secolo scorso, irrompe con un'altra quarantina di immagini - appositamente stampate dalle lastre di vetro emulsionate originali, le stesse che venivano trasportate a dorso di mulo su e giù per le Ande - che restituiscono le prime vedute di Macchu Picchu, di Pisac, Kenko e Sacsayhuamán, ma soprattutto inquadrano la vita sociale quotidiana delle popolazioni locali in un racconto etnografico di straordinaria intensità. Una natura incontaminata e maestosa, quasi eroica, svetta poi nei trenta scatti di Ansel Adams, maestro statunitense tra i più celebrati del Novecento, dove le montagne dominano senza incombere, al contrario paiono proteggere l’uomo, guidarlo verso il futuro e il progresso. Instancabile viaggiatore, perfezionista dell’immagine analogica, Hütte (tedesco, classe 1951) suggerisce invece una lettura architettonica-evocativa della montagna, dei suoi volumi che si collocano nello spazio, sospesi fra terra e cielo come fantasmi che aleggiano sul nostro tempo instabile e incerto: in mostra si ergono venti fotografie di grande formato raccolte in varie parti del mondo, oltre a scatti inediti che ritraggono alcune vette delle Alpi, come Adamello e Presanella. Un catalogo edito da Skira suggella il percorso, nel quale immergersi fino al 23 giugno. E.Zup.

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