Sapienza dai Beatles al Boss «Attraverso le terre del suono»

di Elia Zupelli

Fascino analogico-passé, imprescindibili per scavare più a fondo prima che Internet fagocitasse la carta con un clic, le sue monografie curate per Arcana riaffiorano puntualmente nelle librerie di ogni appassionato: U2, Simple Minds, Waterboys, Neil Young, Nirvana, Frank Zappa, Smashing Pumpkins, Jimi Hendrix, giusto per citarne alcuni. Insieme a cumuli di articoli, recensioni, interviste, ritagli di giornali – quotidiani, riviste specializzate, fanzine Xerox e chissà cos’altro ripescando dalla scatola delle meraviglie – sempre un passo più in là della superficie. Giacché, sostiene, «La musica somiglia al volo degli uccelli: esiste, emoziona, ma non lascia traccia visibile. Va ben oltre. È un’aspirazione dell’essere». Nel mezzo, l’esigenza di una disconnessione alla ricerca della libertà: viaggi, cammini, performance, rituali dal mondo, il senso per la natura, Jack London e tutto quanto è avvenuto in quella zona limbica che ne ha forgiato l’immagine pubblica di «geopoeta» avventuriero nelle lande della percezione. Davide Sapienza però, da quel lontano 1997 non aveva escluso il ritorno (all’editoria musicale). Così, dopo un lungo silenzio, alla fine del 2019 rieccolo: uscito a novembre, «Attraverso le terre del suono» (Edizioni Underground) è il titolo del libro che lo scrittore, giornalista, traduttore, ex manager discografico e sempiterno cultore di suoni (classe 1963) presenterà stasera al Circolo Testa di Volpe, nuovo epicentro artistico-culturale gestito da Marco Giuradei a Provaglio d’Iseo. L’APPUNTAMENTO, o «non presentazione» come lui stesso la definisce, è fissato per le 21 ed è a ingresso libero: Sapienza dialogherà con Celestino Felappi, dando vita a un ‘ascolto guidato del suo lavoro, un percorso immaginario e immaginifico fra articoli, approfondimenti e altri scritti dal suo passato. Proiettato nel presente, con orizzonti spalancati sul futuro. Senza barriere, senza limiti. Del resto, riflette, «La geografia della musica non conosce confini ed è più grande di qualsiasi universo conosciuto...Non è possibile mapparla e ciò è un bene, perché resta la voce cosmica più stupefacente: essa non vive di intenzione ma di essenza». Che per manifestarsi, com’è convinto Brian Eno, «sciamano che suona l’energia» citato dallo stesso Pazienza, «deve saper adattarsi a vari livelli di attenzione d’ascolto, senza legittimarne uno in particolare: deve poter essere tanto interessante quanto trascurabile, una condizione ambientale il più possibile continua, proprio come la pittura». Colori che esplodono, incroci incontri e sinestesie, per descrivere i luoghi più lontani dell’anima e della mente, evocati lungo le terre del suono: dai Beatles di «Abbey Road» a Robert Wyatt, da Pete Townshend a Scott Walker, passando per Daniel Lanois, storico produttore degli U2, e i concerti della vita. Due su tutti: Jackson Browne in piazza Vetra a Milano nel 1982 e il «Boss» Bruce Springsteen, Zurigo ’80, più che una recensione un diario di viaggio e romanzo «coming-of-age» ispirato dalla passione (per il Boss) e iniziato con «una bigiata a scuola ormai caduta in prescrizione». «Come spiegano la prefazione di Luca Bernini e il memoir finale di Marco Grompi, la musica ha sempre costituito la via invisibile della mia vita: questo libro è un cerchio che si chiude e al tempo stesso un nuovo territorio da esplorare che si apre». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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