CALCIO

Trattative per il Brescia, Cellino esce allo scoperto: «Venderò solo a chi darà garanzie»

di Vincenzo Corbetta
Il presidente e l’offerta di Brera Holdings: «Non li vedo da tempo: lascerò la società soltanto in mani sicure»
Massimo Cellino, presidente del Brescia Calcio
Massimo Cellino, presidente del Brescia Calcio
Massimo Cellino, presidente del Brescia Calcio
Massimo Cellino, presidente del Brescia Calcio

Massimo Cellino mette subito le cose in chiaro: «Venderò il Brescia solo a chi mi darà garanzie». Così il presidente, ieri pomeriggio dal suo ufficio nella sede di via Solferino.

Cellino ribadisce quanto sostenuto nei giorni scorsi dopo la rivelazione di Bresciaoggi dell’offerta da 20 milioni di euro per acquistare il Brescia da parte di Brera Holdings, la prima società multisport quotata al Nasdaq, la Borsa telematica americana, che in Italia ha già la proprietà della squadra di pallavolo femminile di A1 di Busto Arsizio.

La volontà e la realtà

A sentire Cellino, il contatto con i potenziali acquirenti c’è stato, «ma è stato uno dei tantissimi». E i rappresentanti di Brera Holdings, lo ribadisce con forza, «non li ho più visti. Mi sa che davvero chiamerò Chi l’ha visto? per sapere che fine hanno fatto». Dal discorso presidenziale si evince la sua volontà di passare la mano perché «la voglia di mandare avanti come si deve questa società facendo sacrifici è sempre meno».

Anche sabato, nel corso della partita contro la Ternana, i tifosi lo hanno contestato ferocemente. Ma altrettanto ferrea è l’intenzione di trovare un erede affidabile, che possa dare una continuità al Brescia, «una società che tutti i mesi paga puntualmente gli stipendi e ha bilanci in ordine», ci tiene a sottolineare Cellino. E, assicura chi gli sta vicino quotidianamente, non è una questione di prezzo: 20 milioni di euro - milione più, milione meno - è considerata una cifra accettabile. Il problema è che il presidente non ha ancora trovato un interlocutore accettabile, qualcuno che inizia a trattare alle sue condizioni.

La condicio sine qua non per ritenere serio un potenziale acquirente è: 5 milioni subito sul tavolo per poi procedere alle «due diligence», in italiano «diligenza dovuta». In parole comprensibili anche per i non esperti, è l’attività di investigazione e di approfondimento di dati e informazioni relative all’oggetto di una trattativa. Il fine di questa attività: valutare la convenienza di un affare e di identificarne i rischi e i problemi connessi, sia per negoziare termini e condizioni del contratto, sia per predisporre adeguati strumenti di garanzia, indennizzo o risarcimento.

La speranza

Cellino, in realtà, è diviso tra la voglia di vendere la società e il fortissimo desiderio di rivincita che sente dopo la disgraziata scorsa stagione, culminata con la retrocessione in C. Il presidente, grazie al lavoro del direttore generale Luigi Micheli, ha smascherato le inadempienze finanziarie della Reggina e, dopo l’esclusione di quest’ultima dal campionato, ha ottenuto la riammissione in B.

Con una rosa rinforzata in 4 giorni da giocatori come Borrelli, Moncini, Paghera, Dickmann e il ritorno di Bjarnason, il Brescia è in zona play-off. Non con l’allenatore inizialmente scelto da Cellino, Daniele Gastaldello, ma con Rolando Maran, che con 33 punti in 22 gare in 5 mesi ha portato la squadra dal 15° al 7° posto. Cellino spera di centrare la qualificazione ai play-off ed è convinto che, negli scontri diretti, questa squadra possa davvero dire la sua e fare un’impresa che sarebbe gigantesca. Gli infortuni di Borrelli e Olzer riducono all’osso le possibilità di scelta di Maran in attacco e fanno venire qualche rimpianto sul mercato di gennaio, in cui la rosa non è stata indebolita ma nemmeno rinforzata. Ma Cellino sogna di riportare il Brescia in A. E solo dopo la promozione potrebbe accelerare le trattative per passare la mano.

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