AGRICOLTURA

Archeologia agraria e start-up: il mix perfetto firmato Scraleca

di Adriano Baffelli
Una suggestiva panoramica dell’azienda agricola Scraleca, con le montagne camune a fare da sfondo: l’azienda prende il nome dalla località di Angolo Terme dove ha sedeL’architetto  Tino Tedeschi
Una suggestiva panoramica dell’azienda agricola Scraleca, con le montagne camune a fare da sfondo: l’azienda prende il nome dalla località di Angolo Terme dove ha sedeL’architetto Tino Tedeschi
Una suggestiva panoramica dell’azienda agricola Scraleca, con le montagne camune a fare da sfondo: l’azienda prende il nome dalla località di Angolo Terme dove ha sedeL’architetto  Tino Tedeschi
Una suggestiva panoramica dell’azienda agricola Scraleca, con le montagne camune a fare da sfondo: l’azienda prende il nome dalla località di Angolo Terme dove ha sedeL’architetto Tino Tedeschi

Nata nel segno del ricordo del nonno Giusto che, pur essendo, come il figlio Giovanni, impresario edile, aveva grande passione per la terra e le coltivazioni, l’azienda agricola Scraleca, dal nome della località del comune di Angolo Terme, oggi vive nella proiezione dei giovani bisnipoti.

Ma andiamo con ordine. I Tedeschi erano una famiglia di agricoltori di Breno, antica capitale della vallata camuna, che si trasferì a Darfo nel 1806. Dopo l’approdo nella futura città termale, la famiglia si divise in tre rami: i maia rae, mangia rape; i match del furen, matti del forno, che si diedero alla siderurgia; i rasmulì, da Erasmo, nome di uno degli avi, che abbracciarono l’edilizia. La passione per l’agricoltura era condivisa dal nonno materno, Giovanmaria Cristini, detto Lio, proveniente da Marone. All’inizio del terzo millennio i fratelli Giusto Alberto, per tutti Tino, e Gualtiero, entrambi architetti, e la sorella Marialia, insegnante, sentono riecheggiare ancor più intensamente il ricordo degli avi e del loro legame con la terra. Il più deciso a tornare alle radici familiari, anche per l’amore verso il territorio è Tino, già sindaco di Darfo Boario Terme. Da questo «mix» scaturisce la decisione di acquistare dei terreni in zona del lago Moro e nell’area collinare tra le ultime propaggini di Darfo e Bessimo di Rogno. «L’area sovrastante il lago - evidenzia Tino Tedeschi - è caratterizzata da terrazzamenti risalenti al Seicento, che nel 2002, all’inizio della nostra avventura, erano in pessimo stato e invasi da bosco e sterpaglie». Per Tedeschi il percorso intrapreso è un incrocio tra un’operazione di archeologia agraria e una start-up. Entrambe sono ancora in fase di sviluppo, il recupero dei terrazzamenti dura da vent’anni, con interventi sui muri a secco d’epoca e sugli spazi coltivabili sottratti alla selvaggia natura incolta. In totale gli ettari di terreno sono venticinque, dei quali quattro di oliveto, due di vigneto e uno a mais, quest’ultimo in un appezzamento pianeggiante. Torniamo ai giovani: Valentina, quarantunenne, è la titolare dell’azienda, coadiuvata dalla sorella Anna, trentatreenne, impegnata a tempo pieno tra i filari della vigna e le altre colture. Entrambe sono figlie di Gualtiero. David De Giacomi, quarantunenne figlio di Marialia, completa la squadra. Far tornare i conti non è facile. «Non siamo ancora al break-even - specifica Tino - ma siamo contenti per i risultati morali sin qui raggiunti, sicuri che arriveranno anche quelli economici». Serenità legata al fatto che genitori e zii sanno di aver trovato chi ha raccolto con entusiasmo il testimone della loro passione. La produzione si divide tra tre poderi, ma sembra che non tarderà molto l’arrivo di un quarto. Affacciato sul lago Moro lo Scraleca, dal quale ha preso il nome l’intera azienda. Leggermente più a Sud, con prospettiva sul lago d’Iseo, si trovano il Corne rosse e il Grimaldi. Due i vini prodotti, apprezzati dai cultori della produzione enoica locale, entrambi Igt Valcamonica: il bianco denominato Griso e il rosso, associato all’appellativo Moro. Una produzione che fa luccicare gli occhi a Tino, presidente del Consorzio Vini di Valcamonica. Il Griso è per il 92% un Incrocio Manzoni. Tecnicamente il nome corretto sarebbe Manzoni Bianco 6.0.13, ma è conosciuto come Incrocio Manzoni. Si tratta del clone più famoso tra quelli realizzati da Luigi Manzoni, preside della Scuola Enologica di Conegliano (Treviso) a seguito degli esperimenti condotti negli Anni Trenta per migliorare la vite con ibridi e incroci. Il vitigno è nato dal mix tra Riesling Renano e Pinot Bianco. Grazie anche all’escursione termica tra i 27 gradi del giorno e i 17 della notte del vigneto più alto, il Griso presenta ottima sapidità e un’intensa profumazione. La vendemmia avviene a fine agosto nel vigneto basso, e quindici giorni dopo in quello alto. Il rosso è merlot al 60% e il resto Rebo, un Merlot incrociato con il Teroldego. L’ultima è stata la terza vendemmia, che ha regalato soddisfazioni, spingendo la famiglia Tedeschi a incrementare il disboscamento per recuperare altre terrazze sulle quali poter piantare nuovi vigneti.

Scraleca è conosciuta anche per la sua produzione di olio di montagna, proveniente da 950 piante, suddivise tra Leccino, 50%, Casaliva, 25%, e il restante 25% tra Coratina (tipologia pugliese che si distingue per la punta di amaro e piccante), Pendolino e Maurino. Gli extravergini di oliva sono denominati Scraleca, Corne Rosse e Grimaldi, dal nome degli appezzamenti nei quali nascono, e Grignano definito dai produttori «mono cultivar estremo». Aggiungono che i loro oli «si ottengono dalla raccolta di olive a mano, che in uno, massimo due giorni sono frante, rispettando i dettami regionali dell’agricoltura integrata, con l’applicazione sempre più decisa dei parametri dell’agricoltura biologica». L’azienda agricola camuna produce anche farina da polenta, l’«Isola», dal nome della località darfense, in un’ansa del fiume Oglio, dove è coltivato il mais che cresce su un terreno sabbioso, con un naturale apporto idrico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA