IL COMPARTO territoriale, caratterizzato da grandi numeri, alle prese con continue incertezze

Suinicoltura made in Bs: le sfide sono senza limiti

di Adriano Baffelli
I rincari delle materie prime pesano sempre più sugli allevamenti Cestana: «In queste condizioni l'attività diventa molto difficile»
I suini allevati in provincia di Brescia sono protagonisti anche nel circuito delle produzioni DopClaudio Cestana
I suini allevati in provincia di Brescia sono protagonisti anche nel circuito delle produzioni DopClaudio Cestana
I suini allevati in provincia di Brescia sono protagonisti anche nel circuito delle produzioni DopClaudio Cestana
I suini allevati in provincia di Brescia sono protagonisti anche nel circuito delle produzioni DopClaudio Cestana

Sono probabilmente pochi i consumatori che degustando i prelibati prosciutti emiliani Parma e friulani San Daniele pensano al contributo della terra bresciana a quei prodotti celebrati. Difficile, per i non addetti ai lavori, sapere che la provincia dell’Oglio e del Mella vanta un primato anche nell’allevamento di suini, che ammontano annualmente a più di un milione e 400 mila capi. Circa 15 mila sono quelli allevati dall’azienda agricola Cestana, guidata da un trentennio da Claudio Cestana in via per Milzanello a Manerbio. Le redini della conduzione le ha raccolte dal padre Romolo che ha dato vita all’azienda circa mezzo secolo fa, iniziando ad allevare un centinaio di scrofe nel territorio di Leno, prima di trasferirsi e di ampliare considerevolmente superficie aziendale e numero dei capi. «Il nostro è un allevamento suddiviso in vari spazi per consentire di seguire i capi nella fase della nascita, in quella dello svezzamento, quindi della prima fase della crescita - spiega Cestana -. Nel nostro settore è definito a circolo semichiuso. A comporre l’allevamento tre diverse tipologie di maiali: le scrofe, i verri e i suinetti. Mi occupo direttamente dell'inseminazione artificiale delle scrofe, successivamente dei maialini che svezziamo sino a quando raggiungono un peso tra i trenta e i quaranta chilogrammi». Oltre questa quota la crescita avviene in modalità diverse, una parte utilizzando lo strumento della soccida (forma che vede collaborare il soccidante, il quale fornisce il bestiame e il soccidario, che si occupa del suo allevamento), l’altra prosegue attraverso la vendita a cooperative specializzate. Claudio Cestana è vicepresidente di Coldiretti Brescia, oltre che riferimento dell’organizzazione - presieduta a livello nazionale da Ettore Prandini - per la zona di Manerbio. Il suinicoltore manerbiese riveste anche il ruolo di coordinatore della consulta suinicola provinciale, inoltre è un componente del Cun, la Commissione unica nazionale, nell’ambito della quale si stabilisce il prezzo di vendita dei suini sul mercato. Quattro persone collaborano con l’allevatore, impegnate oltre che nell’allevamento anche a lavorare la cinquantina di ettari coltivati a mais e orzo, elementi base per ottenere cibo destinato agli animali. Al raggiungimento dei 170 chilogrammi i suini vengono macellati e destinati al circuito del crudo. Attivo nel perimetro dell’azienda anche un mangimificio, voluto dall’agricoltore per poter preparare in autonomia quanto serve per alimentare i suini. In questa fase il forte rincaro delle materie prime pesa anche sugli allevamenti di maiali. «Abbiamo rimodulato la composizione della razione - sottolinea Cestana - riducendo le quantità delle materie prime che acquistiamo e rafforzando invece la parte di nutrimenti meno costosi, autoprodotti o più facilmente reperibili: così cerchiamo di salvaguardare la resa ed evitiamo che i maiali vadano incontro a condizioni di stress. Certamente non possiamo pensare di andare avanti molto in questo modo». Guardando allo scenario globale del settore, gli operatori ricordano il lungo periodo complesso e difficile, legato alla crisi che è stata scatenata dalle tempeste finanziarie iniziate nel 2008 e che ha visto negli anni recenti il territorio bresciano perdere un buon terzo degli allevamenti. Quando tutto pareva riprendere per il verso giusto ecco l’emergenza provocata dal Covid-19 che, in questo periodo, sembra aver iniziato a recedere, almeno nelle forme più gravi. Peccato che gli spiragli di uno scenario positivo abbiano lasciato presto spazio a una altrettanto grande e drammatica preoccupazione causata dalla guerra che dipinge un quadro incerto. Uno scenario che desta apprensione anche nel comparto suinicolo, già duramente provato dal lungo precedente periodo di difficoltà. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA