L’ANALISI

Vino, il «made in Italy» accelera senza confini

di Adriano Baffelli
Tra gennaio e aprile vendite all'estero in crescita del 12%, nonostante guerra e incertezze. Ma sul comparto pesa un +35% medio per i costi
Il vino made in Italy protagonista sui mercati esteri nonostante le molte incertezze (Ph Svetlana Gumerova Unsplash)Ettore Prandini, leader Coldiretti
Il vino made in Italy protagonista sui mercati esteri nonostante le molte incertezze (Ph Svetlana Gumerova Unsplash)Ettore Prandini, leader Coldiretti
Il vino made in Italy protagonista sui mercati esteri nonostante le molte incertezze (Ph Svetlana Gumerova Unsplash)Ettore Prandini, leader Coldiretti
Il vino made in Italy protagonista sui mercati esteri nonostante le molte incertezze (Ph Svetlana Gumerova Unsplash)Ettore Prandini, leader Coldiretti

La Coldiretti ha analizzato i dati Istat relativi all’export nel primo quadrimestre 2022 confrontandoli con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso, ricavandone ottime notizie. Il vino made in Italy vola nel mondo con un aumento del 12% delle vendite all’estero nonostante la guerra in Ucraina e i venti di recessione ma sui conti delle aziende pesa il rincaro traumatico dei costi, dalle bottiglie ai tappi, dalle etichette agli imballaggi, viene evidenziato dall’organizzazione agricola.

Per la prima volta nella storia, quest’anno il valore delle esportazioni di bottiglie italiane potrebbe sfiorare gli otto miliardi di euro secondo le proiezioni di Coldiretti, trainate anche alla crescita negli Stati Uniti che sono il principale mercato al di fuori dell’Unione europea. Nel vecchio continente invece il vino made in Italy trova nella Germania il suo maggior consumatore, ma cresce anche in casa dei nostri primi concorrenti visto che la Francia registra un forte incremento degli acquisti di bottiglie italiane (+37%), e nel Regno Unito: nonostante la Brexit i consumi sono balzati del 31% nel primo quadrimestre trainati dal grande successo delle bollicine e di altre tipologie del prodotto enologico tricolore. A questo riguardo la provincia di Brescia fa egregiamente la propria parte considerando i consistenti e continui incrementi delle vendite anche oltre frontiera di Franciacorta e Lugana. «Un apprezzamento internazionale – segnala l’organizzazione agricola presieduta a livello nazionale dal bresciano Ettore Prandini -, ma questo ha provocato la diffusione di prodotti che sfruttano l’italian sounding, che determina perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali senza contare i rischi legati alle richieste di riconoscimento di denominazioni che evocano le eccellenze made in Italy, come nel caso del Prosek croato». Ma a frenare la corsa del vino italiano è soprattutto la crescita esponenziale dei costi con un +35% in media a causa delle tensioni su energia e materie prime generate dalla guerra in Ucraina con aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi: arrivano a pesare sui bilanci per oltre un miliardo di euro, facendo registrare difficoltà anche a reperire materiali per l’imbottigliamento. Una bottiglia di vetro costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Problemi anche per l’acquisto di macchinari, soprattutto quelli in acciaio, prevalenti nelle cantine, per i quali è diventato impossibile persino avere dei preventivi. Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge – continua la Coldiretti – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al mille per cento. «Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro - sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini -. Tutelare il vino significa garantire il principale elemento di traino per l’intero sistema agroalimentare non solo all’estero ma anche sul mercato interno, a partire dal settore turistico».

La situazione del comparto vitivinicolo si inserisce, peraltro, nel più ampio scenario di difficoltà dell’intero settore agricolo, con la siccità e il taglio dei raccolti che hanno nel recente periodo spinto l’inflazione nel carrello della spesa alimentare con un aumento complessivo del +9,6% tra prodotti freschi e lavorati..•. © RIPRODUZIONE RISERVATA