Alluvione

Vigili del fuoco bresciani a mani nude nel fango: cercano il bimbo disperso

di Mario Pari
La squadra di vigili del fuoco bresciana all'opera a Senigallia
La squadra di vigili del fuoco bresciana all'opera a Senigallia
La squadra di vigili del fuoco bresciana all'opera a Senigallia
La squadra di vigili del fuoco bresciana all'opera a Senigallia

Un corpicino e una tragedia immensa. In mezzo, tra disperazione e speranza di poterlo restituire, quel corpicino, tra fango e fatica, ci sono anche loro. Un’ora e mezzo di sonno, per i cinque vigili del fuoco del comando provinciale di Brescia e una giornata, a quanto pare l’ultima nelle terre marchigiane devastate dall’acqua, nel segno di Mattia.

Ricerca disperata

Il bambino di otto anni è disperso dalla sera del 15 settembre. Era con la mamma, che è riuscita a salvarsi, quando è stato inghiottito dal fiume Nevola mentre era a Castelleone di Suasa, in provincia di Ancona. Lì sono stati sabato 17 settembre i vigili del fuoco bresciani, nell’acqua che ha portato devastazione e morte e a cui si chiede ora di restituire quel bimbo. L’hanno cercato prima a mani protette solo dai guanti, tastando meticolosamente, in un tempo impreziosito e reso tiranno dalla pioggia incombente. Le prime gocce sono cadute intorno alle 10 e hanno costretto a interrompere le ricerche del bimbo. Troppi gli alberi nel fiume, troppo alto il rischio che esondasse nuovamente.

Fermati solo dal buio

Nel pomeriggio si è potuto chiedere nuovamente all’acqua di ridare Mattia, con la forza e l’esperienza dei vigili del fuoco arrivati non solo da Brescia. Ma anche con lo slancio di chi ha messo a disposizione un escavatore. Tutto ciò, fino a quando il buio non ha imposto di rimandare a domenica. Giorno che però sarà quella in cui entreranno in azione i vigili del fuoco di Varese e i Saf di Brescia torneranno a casa. Un ritorno come sempre segnato dalle istantanee di un viaggio nell’inferno. Tutto si trasforma in poche ore, anche meno, in una prova per il fisico e per l’animo.

Il tratto di fiume dov'è sparito Mattia, il bimbo di 8 anni ancora disperso
Il tratto di fiume dov'è sparito Mattia, il bimbo di 8 anni ancora disperso

La testimonianza

Non c’è, per chi è riversato nell’emergenza una contabilità del bene fatto nelle ore tra il fango. Così, le persone tratte in salvo nella prima notte dai vigili del fuoco bresciani sono state «12, forse 13, non so...». Un’altra notte se n’è andata per il ponte sul Misa e per quegli alberi che l’avevano trasformato in una diga. Uomini calati nelle tenebre fino a raggiungere quei tronchi adagiati in un punto che sarebbe potuto diventare pericolosissimo nel caso di un’altra piena. Fino alle tre la rimozione ha richiesto attenzione, fatica, competenza per evitare che altre tragedie si aggiungessero a quelle che si stanno piangendo da tre giorni nelle terre che da secoli fan parlare di loro, fondamentalmente, per bellezza e qualità della vita.

Esausti ma indomiti

Quando, intorno alle quattro i cinque sono tornati in caserma, si sono concessi doccia, branda e quell’ora e mezza di sonno. Quindi, la domenica infinita in cui non è mancata l’attenzione per vedere se l’acqua avesse portato morte anche nelle stalle. Non è stato così, forse quando il dramma sarà un po’ meno tale, si potrà ripartire, credendoci, anche da lì. Non sarebbe la prima volta che succede, da una stalla.

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