Prof del Politecnico di Torino

Barbara Caputo: «Insegno ai robot come imparare da soli dal web»

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Barbara Caputo
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Barbara Caputo
Barbara Caputo

Intelligenza artificiale e robot nel prossimo futuro avranno sempre più un impatto decisivo sulle nostre vite: una trasformazione con conseguenze in parte ancora imprevedibili, ma di fronte alla quale bisogna farsi trovare pronti e di cui non si deve avere paura. Barbara Caputo, tra i massimi esperti di questi temi, è professore ordinario al Politecnico di Torino, dove dirige il Laboratorio di Visual e Multimodal Applied Learning (VANDAL) ed è Principal Investigator dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), dove collabora alla definizione delle strategie dell’Istituto sull’Intelligenza Artificiale.

 

Le sue ricerche sono attualmente indirizzate alla costruzione della teoria e degli algoritmi necessari per insegnare ai robot come apprendere autonomamente dal Web. La docente sarà tra i protagonisti della prima edizione del Festival del Futuro e speaker della quarta sessione dal titolo «Orizzonti della scienza: le conquiste più recenti e quelle dei prossimi 20 anni», in programma il 17 novembre alle ore 16.30 all’auditorium della Fiera di Verona.

 

Professoressa Caputo, cosa l'ha spinta a prendere parte al Festival del Futuro?

Si ragiona molto su questi temi, ci sono tanti momenti di riflessione, ma sarebbe bello se alle parole seguissero più spesso fatti concreti. Nel caso del Festival del Futuro la lista degli speaker è composta da persone di altissima qualità, che hanno dimostrato di avere una visione sui temi trattati, ma soprattutto di saperla tradurre in maniera fattiva con ricadute positive sulla società.

 

Quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale nei prossimi anni?

Quella che viene chiamata Intelligenza Artificiale è una disciplina che esiste sin dagli anni ’60 ma che al tempo era prevalentemente simbolica, consisteva cioè nel creare delle regole che si applicavano poi ai software. Dagli anni ’80 e ’90 siamo passati all’intelligenza guidata dai dati, il data driven machine learning. Si tratta di una grande rivoluzione, come lo fu il nucleare negli anni ’50, un campo della scienza che potrà avere conseguenze che ancora non comprendiamo. E che avrà impatti geopolitici immensi: molti stati si stanno già attrezzando, Usa, Cina, Russia, mentre in Europa alcuni stati sono più pronti, altri meno.

 

Lei è impegnata in un importante progetto finanziato dallo European Research Council, chiamato “RoboExNovo”. Può spiegarci di cosa si tratta?

Si tratta di un progetto che andrà avanti fino al 2021, con un finanziamento importante, ma prevedo che già nei prossimi 6-8 mesi avremo grandi risultati. Come succede per noi esseri umani, quando non sappiamo qualcosa andiamo sul web. La domanda di fondo è: perché non può farlo anche un robot? In genere si cerca di prevedere sempre cosa far fare ad un robot, ma ad un certo punto succederà sempre qualcosa di non previsto. Il robot a questo punto si ferma e chiede informazioni: noi cerchiamo di renderlo più autonomo mettendolo in condizione di prendere le informazioni direttamente sul web, aiutandolo a muoversi tra tutto il “rumore” di informazioni presenti sul web.

 

Al Festival saranno presenti attori del mondo della formazione, come Università e anche giovani, i protagonisti di oggi e domani. Ai giovani, quale suggerimento darebbe per prepararsi ai mestieri del futuro in tale ambito?

Ai giovani dico che la scienza è cultura, e la lingua della scienza è la matematica. Che oggi lo spazio della creatività è proprio nella scienza, e che la ricerca è un atto profondamente creativo. In Italia spesso si identifica la cultura con le materie classiche, ma anche sapere cos’è un bit è cultura. È necessario fare questo passo in avanti.