la giornata conclusiva

Festival del futuro, Iacci: «L'Italia? È percepita dai giovani come un Paese che sta morendo, invece c'è una potenzialità enorme»

di Federico Ballardin ed Elisa Pasetto
Si è chiuso l'evento promosso dal Gruppo Athesis, Harvard Business Review Italia ed Eccellenze d’Impresa, che ha messo a confronto oltre 60 relatori su temi globali come guerra, energia, giovani, lavoro e clima

 

 

La mattinata finale del Festival del Futuro, iniziativa promossa dal Gruppo Athesis, Harvard Business Review Italia ed Eccellenze d’Impresa, si è aperta con l’intervento di Sergio Abrignani, introdotto dai giornalisti di Bresciaoggi Paola Buizza e Gian Paolo Laffranchi. Il direttore scientifico dell’istituto Nazionale di Genetica Molecolare INGM e professore ordinario all’università di Milano, ha parlato a tutto tondo della pandemia provando a delineare gli scenari futuri. In tutte le ipotesi sull’evoluzione del virus è emersa la necessità di stanziare fondi a livello globale per prepararsi anche ad eventuali nuove pandemie.

Nel secondo panel si è svolta la tavola rotonda con al centro il mondo agroalimentare e diretta da Luigi Consiglio, presidente Gea. Denis Pantini, responsabile business unit agrifood e wine monitor di Nomisma ha parlato della necessità di raggiungere gli obiettivi europei della riduzione di agrofarmaci, antibiotici e fertilizzanti ma anche dei problemi futuri da affrontare come l’aumento della superficie coltivabile e irrigabile per far fronte alle nuove sfide dei mercati. Una preoccupazione condivisa anche da Alex Vantini (Coldiretti Verona) che ha sostituito il presidente di Coldiretti Ettore Prandini che all’ultimo è stato impossibilitato ad intervenire. L’ad e presidente di Valdo spumanti, Pierluigi Bolla, ha analizzato la situazione del mercato del vino negli Usa sottolineando l’importanza di adattarsi alle nuove esigenze e di monitorare i problemi nella filiera di distribuzione per non perdere la posizione di prestigio conquistata.

Approvvigionamento e scorte, l’intervento di Mauro Fanin, presidente di Cereal Doks spa, ha analizzato la situazione internazionale ponendo l’accento sull’importanza della diversificazione delle fonti di approvvigionamento ma soprattutto della necessità di aumentare le scorte alimentari italiane in questo particolare momento internazionale. Ha chiuso il panel “La nuova globalizzazione: reshoring e maggiore autonomia delle filiere produttive” l’europarlamentare Paolo de Castro che ha posto l’accento sul fatto che la sicurezza alimentare non è più scontata. Con la Cina che fa scorte e la guerra in Ucraina che ha evidenziato come il cibo possa essere usata anche come arma, la sicurezza alimentare per un paese come l’Italia, grande esportatore di prodotti agroalimentari, è un tema cruciale e passa anche, visto l’andamento climatico degli ultimi anni, anche dalla riduzione degli sprechi di acqua.

La mattinata è stata poi spezzata dall’intervento vivacissimo di Marcello Ceccaroni, direttore dell’unità operativa complessa di ginecologia e ostetricia dell’Irccs dell’ospedale di Negrar che, in un accostamento ardito quanto brillante, ha analizzato i progressi della laparoscopia degli ultimi anni attraverso la storia del rock.

Infine nella tavola rotonda che ha chiuso la prima parte della giornata. Enrico Sassoon, direttore responsabile di Harvard Business Review Italia ha stimolato i relatori di prestigio intervenuti per parlare del sistema Italia nella competizione internazionale. Emilio Rossi, senior advisor, Oxford economix e direttore dell’Osservatorio del Terziario di Manageritalia, ha spiegato come la caratteristica moderna dell’economia sia la complessità tra inflazione, debito, geopolitica, agroalimentare e normalizzazione delle politiche monetarie. Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza ha fatto sentire la voce delle aziende che faticano a pianificare le scelte future a causa dell’incertezza causata dalla guerra, dai rincari energetici che si scontrano con la necessità di spingere la transizione energetica. Gli start and stop degli ultimi anni non aiutano chi deve fare impresa. Alessandro Terzulli, chief economist di Sace ha affrontato il tema del riavvicinamento e miglioramento delle filiere di alcuni prodotti strategici. Un tema attuale ma che nasconde anche delle incognite.

Infine Alberto Melotti, responsabile direzione territoriale Verona e Nord Est di Banco BpM ha chiuso dando alcuni elementi di ottimismo dal momento che la crisi energetica sta comunque portando alle aziende a puntare a forme di produzione più sostenibile. L’inflazione può rappresentare oggi un problema. Attenzione anche alla politica salariale: potrebbe creare seri problemi alla domanda interna.

Il pomeriggio si è aperto con la presenza due ospiti, il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi e Augusta Montaruli, sottosegretario all'Università. Il primo ha sottolineato come serva fare della cultura una leva occupazionale che sia attrattiva per le nuove generazioni. La seconda ha annunciato l’intenzione del ministero di accogliere la suggestione di Confindustria Verona a dar vita a un “piano delle competenze” che, una volta terminate le risorse, consenta di di dar seguito agli obiettivi del Pnrr.

«La nuova sfida della cultura e del Made in Italy tra heritage e innovazione tecnologica» il titolo della prima sessione pomeridiana, introdotta da Giuseppe Perrone, EY Emeia Blockchain Leade, che è entrato nel dettaglio di Web3, metaverso, NFT. «Tre mega trend da seguire», ha detto, «se si vuole investire per il futuro». È infatti in questo ambiente digitale in cui, attraverso il proprio avatar,si possono realizzare delle relazioni e scambiare beni – e che vale 34 miliardi – che stanno investendo tutte le più grandi aziende. Ma il tema del digitale inizia a “contagiare” anche il patrimonio culturale.

Se n’è parlato nella tavola rotonda che ha visto coinvolti Vanessa Carlon, Direttrice Palazzo Maffei Casa Museo; Antonio Scuderi, CEO Capitale Cultura Group; Martina Levato (@levv97), Content creator e Book influencer, moderati da Matteo Montan, CEO Gruppo editoriale Athesis. «Anche l'arte», ha confermato Carlon, «va verso nuove frontiere e dà lavoro grazie a questo, in una commistione di creatività e scienza e tecnologia». Ha rincarato Scuderi: «Territorio e beni culturali sono libri che possiamo leggere nel tempo proprio grazie al web e alle nuove tecnologie». Mentre Levato ha testimoniato come attraverso TikTok, facendo semplicemente ciò che ama, ovvero dando consigli di lettura, riesca ad avvicinare e coinvolgere quotidianamente i suoi 280mila follower.

Cambio di scenario, sempre con il fil rouge delle nuove tecnologie, per parlare invece dei nuovi servizi digitali alle imprese messi a disposizione dall'Ice, l’Istituto per il commercio estero. Andrea Degl’Innocenti, Direttore Servizi Digitali di Agenzia ICE, ha approfondito il tema del Patrimonio industriale tra futuro ed internazionalizzazione e spiegato come la tecnologia blockchain serva alle imprese agroalimentari per tracciare le proprie esportazioni» e, di conseguenza, diventi garanzia di qualità per il cliente.

La conferma è arrivata, nella successiva tavola rotonda «I campioni del Made in Italy e gli NFT», dal caso di Birra Peroni, descritto dal direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali Federico Sannella (intervenuto con Marco Micheli, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione Strategica e Sostenibilità Telepass). «La tracciabilità è il primo passo per portare la sostenibilità all'interno della filiera», ha detto. «Tutte le informazioni raccolte diventeranno patrimonio da offrire al cliente». Mentre Mocheli ha spiegato come l’azienda si sia aperta al mondo delle start up e abbia deciso di investire sui giovani e di farsi “contaminare” dal Web 3 e dagli Nft.

Sessione di chiusura, infine, dedicata alle nuove forme del lavoro e alle prospettive delle giovani generazioni, in collaborazione con Università di Verona, insieme a Roberto Giacobazzi, Professore Ordinario di Informatica, Prorettore vicario Università di Verona; Maria Emanuela Salati, Direttore formazione, selezione e welfare ATM; Paolo Iacci, Presidente di ECA Italia; Francesca Rosso, Coordinator for Skills Demand Analysis ETF.

Giacobazzi ha ricordato che l'informatica irrompe nel mercato del lavoro ormai da tempo - il corso di laurea dell'ateneo scaligero compie ben 30 anni – e che le figure professionali legate all'IT esistono dagli anni Settanta. «Oggi persino nei paesi in via di sviluppo esistono nuove forme del lavoro e nuove opportunità sul mercato», ha garantito Rosso, che ha parlato anche dei nuovi mestieri emergenti, come l'ingegnere nutrizionista, o di mestieri antichi, come l’agronomo, che nel 21° secolo ha acquisito anche competenze per un’agricoltura di precisione.

Desolante, però, il quadro disegnato da Iacci: «Dall'Italia se ne vanno mediamente 50mila laureati all'anno: cercano un Paese con il segno più davanti», ha detto. «E oltre 100mila ragazzi decidono di smettere tutto: di studiare, di cercare un lavoro. La causa? Una prospettiva professionale che hanno la sensazione di non avere. Una percezione sbagliata, perché invece le opportunità ci sarebbero, chiude l’esperto, che suggerisce di puntare ancor più sull’orientamento.

Le buone notizie, aggiunge Salati, arrivano ancora una volta dal Pnrr, che ha finanziato, ad esempio, gli Its e l’alta specializzazione: la prospettiva, dice, è che dunque si possa sicuramente crescere. In conclusione, affermano Sassoon e Consiglio, il messaggio per i giovani è osare e per gli adulti quello di non chiudersi ed essere più inclusivi. Mentre Matteo Montan, ceo del Gruppo editoriale Athesis, ha dato appuntamento all’anno prossimo per la quinta edizione di questa “maratona di idee” che il festival del Futuro.

 

Qui di seguito il dettaglio della diretta della terza e ultima giornata di Festival del Futuro.

LA DIRETTA

RIVIVI LA DIRETTA

Alberto Melotti, responsabile direzione territoriale Verona e Nord Est di Banco BpM: «La crisi energetica è cavalcata dalle aziende per effettuare la transizione. Tutte le banche si stanno attrezzando per creare un rating di sostenibilità delle aziende. Inflazione paragonabile a quella degli anni '80. Forse politica eccessiva di tassi negativi che ha inondato il mercato di liquidità. Con i dati che abbiamo ci sarà un rallentamento economico, sarà al limite una recessione tecnica. La velocità di adattamento delle nostre aziende sarà implementata dal pnrr che potrà modernizzare il nostro Paese. Attenzione però al mondo delle famiglie, non si vedono ancora le misure del contenimento dei prezzi sull'energia visto che non ci sono politiche salariali in Italia. Questo potrebbe avere effetti sulla domanda interna».

Enrico Sassoon, direttore responsabile Harvard Business Review Italia: «l'Italia è leader in tantissimi settori grazie anche all'innovazione tecnologica ed era in crescita, se non ci fosse stata la guerra saremmo cresciuti più anche della Germania, guardiamo anche a questo dato positivo».

Riportare la produzione in casa di alcuni prodotti, accorciare le catene dei valori non è semplice

Alessandro Terzulli, chief economist Sace: «Lo choc non è ancora finito ma abbiamo recuperato. Il problema della guerra è più incerto su quanto durerà. Riportare la produzione in casa, o in paesi vicini, di alcuni prodotti, accorciare le catene dei valori non è semplice. L'Italia non ha materie prime ad esempio e se succede uno choc "casalingo" che succede? Un'impresa deve valutare anche costi e benefici di tutto. Il mondo va verso un rischio di divisione in blocchi. Riavvicinare le catene dei beni strategici può avere un senso. Ma quali sono i beni strategici, i paesi amici? Ormai le cose cambiano velocemente».

Ci sono molti elementi di incertezza che rendono difficile agli imprenditori fare delle scelte

Laura Dalla Vecchia, presidente Confindustria Vicenza: «Ci sono molti elementi di incertezza in questo momento che rendono difficile agli imprenditori fare delle scelte. I risultati nel breve non sono cattivi, le nostre imprese chiuderanno con risultati discreti, alcuni settori addirittura migliorano. Il punto però è che abbiamo sviluppato un sistema basato sull'innovazione e con rapporti buoni con le aziende tedesche, i problemi della Germania ricade anche sulle nostre imprese. Non stiamo riuscendo a fare la transizione energetica nei tempi che ci eravamo prefissi. C'è d'altro canto la necessità di continuare a produrre con le energie fossili. Risulta difficile prevedere cosa faranno i clienti tedeschi, penso all'automotive, si parlava di auto elettrica ma poi le cose sono cambiate. Pensiamo ad un settore come questo: ti viene chiesto di produrre per il mercato tradizionale, la ricerca ti porta a trovare soluzioni verso le rinnovabili ma la spinta verso l'innovazione e gli investimenti sono frenati perchè vi è incertezza su fornitura e prezzo del gas. È difficile cambiare le abitudini. Dopo la crisi del 2009 le nostre aziende hanno reagito internazionalizzando, gli aeroporti sono cresciuti, i nostri imprenditori hanno viaggiato moltissimo per cercare nuovi mercati. Cosa sarà di questo mondo ora? Molti hanno aperto attività produttive all'estero. Come si fa a investire in Cina quando sono tre anni che non si viaggia? L'incertezza geopolitca ed economica rende difficile fare previsioni, questa incertezza ci spinge a frenare. Anche i giovani che vengono a lavorare hanno studiato delle tecnologie che vogliono applicare, vogliono partecipare alle linee di sviluppo ma gli imprenditori frenano a causa di queste incertezze. Questo effetto si ripercuote anche sui lavoratori, è difficile lavorare e gestire questi start and stop»

Emilio Rossi: «La caratteristica moderna dell'economia è la complessità. Inflazione, debito, geopolitica, agroalimentare, normalizzazione della politica monetaria. Bisognava rientrare dalle politiche monetarie molto espansive. C'è poi il problema della transizione energetica che riguarda l'intero sistema produttivo, anche nei consumi dovrà cambiare qualcosa. Molti di questi temi erano già presenti. Il problema del gas sta ponendo anche la necessità di attuare azioni nel brevissimo tempo per colmare un gap temporaneo rispetto a quello a lungo termine. Andiamo verso un periodo a bassissima crescita e di recessione, ma il messaggio di ottimismo è questo: pandemia e guerra, i due cigni neri che ci siamo trovati, il sistema economico sostanzialmente ha retto. Abbiamo scoperto che la struttura economica ha effettuato quel rimbalzo che si è verificato, questo elemento di resilienza va tenuto presente. Speriamo non ci siano emergenze di questa portata. Probabilmente nel tempo torneremo ai livelli dei due decenni precedenti alla pandemia. Certo occorre gestire il rischio in modo diverso, le imprese si stanno già attrezzando trovando nuove metodologie di difesa. Siamo in un momento di inflazione che è al picco, poi dovrebbe scendere. Gli indicatori recenti sulle catene di offerta sono in via di risoluzione. Il prezzo del gas si sta risolvendo con una serie di interventi che avranno effetti sull'inflazione».

Inizia ora la tavola rotonda dal titolo : "Il sistema italia nella competizione internazionale".

La laparoscopia, una tecnica moderna che entra nel corpo in punta di piedi

Marcello Ceccaroni, direttore unità operativa complessa di ginecologia e ostetricia dell'Irccs: «La chirurgia tradizionale è una cosa solida, invasiva. Ma poi è arrivata la laparoscopia che fa capire che si può fare lo stesso intervento essendo più gentile, rispettosa del corpo umano. Entrambe sono state perseguitate in passato, negli anni '70 i laparoscopisti erano considerati quasi dei pazzi come alcuni cantanti rock dell'epoca. I pionieri della laparoscopia erano inventori, inventavano strumenti che non c'erano per ottenere il loro obiettivo. Ma gli innovatori per definizione guardano al futuro. Oggi si opera con una telecamera miniaturizzata cosa che aiuta moltissimo anche per la formazione o per operare particolari patologie come la endometriosi. Le complicazioni post operatorie per alcune di queste sono crollate grazie a queste nuove tecniche. Come alcuni grandi concerti rock del passato anche gli eventi di laparoscopia si fanno promotori di raccolta fondi per missioni umanitarie».

 

L'Italia per assicurare i prodotti tanto amati all'estero deve aumentare la superficie coltivabile

Paolo De Castro, europarlamentare: «La sicurezza alimentare sembrava una cosa scontata ma non lo è più. Prodotto una volta ce n'era e quindi non c'era la necessità di fare scorte. La situazione è cambiata per il covid ma anche per la guerra. Il consumo alimentare in Cina è aumentato assomigliando ai livelli occidentali. Per anni non consumavano carne e latte, oggi sono aumentati moltissimi. Se arrivassero a livelli occidentali occorrerebbero due pianeti, se aggiungete l'India. Non possiamo permetterci consumi occidentali in tutto il mondo. Il settore alimentare è oggi vulnerabile. Il cibo viene usato anche come arma, se vedete cosa accade in Russia. La sicurezza alimentare per un paese grande esportatore come noi, diventa cruciale. Deve diventare conveniente coltivare. Vino, pasta, formaggi esportiamo a ritmi alti, in questo scenario fondamentale l'alleanza tra mondo agricolo e della trasformazione. Ci devono essere prezzi garantiti e certezza di collocazione del prodotto, si sta lavorando molto su questo tema. Il problema dell'acqua negli ultimi 30 anni è diventato importante, non guardiamo solo all'ultimo anno, noi perdiamo più del 50% dell'acqua. Bisogna puntare all'efficienza. Il Pnrr mette a disposizione delle risorse che ci può aiutare a recuperare l'acqua piovana ma soprattutto di usarli per ridurre gli sprechi. Un esempio? Installare pannelli fotovoltaici su terreni che potrebbero essere coltivati».

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L'Italia deve aumentare la superficie coltivabile ed irrigabile

Alex Vantini, Coldiretti Verona: «Purtroppo ci sono dei limiti oggettivi in Italia per l'aumento della produzione. Innanzitutto la mancanza di terreni coltivabili, si deve aumentare la superficie coltivabile ma anche irrigata. Negli ultimi anni la siccità ha penalizzato molto. Col pnrr sono arrivati dei finanziamenti ma non sono stati sufficienti. Ci sono tanti ettari di terreno da recuperare e sono anche posti di lavori. Inoltre sul fronte dell'innovazione a livello genetico possiamo produrre piante più resistenti. Sul tema del reddito stiamo cercando di portare il mondo agricolo a dialogare con le aziende. Dobbiamo attraverso le filiere di qualità cercare di ridistribuire la catena del valore per dare la giusta soddisfazione economica al produttore in questo modo si incentivano gli agricoltori a produrre».

L'Italia deve tornare a fare scorte strategiche soprattutto agroalimentari

Mauro Fanin, presidente Cereal Doks spa: «Le nostre materie prime arrivano dai paesi dell'est, dalla zona della Pannonia fino a Bucarest, dal Mar Nero. La diversificazione geografica è fondamentale non solo per questioni politiche ma anche climatiche. In certe zone potrebbe esserci per questi motivi una indisponibilità della materia prima. Fondamentale la continuità dell'approvvigionamento. Qual è la scelta che deve fare il nostro paese per garantire la sicurezza alimentare? Oggi nel mondo ci sono 90 giorni di autosufficienza. Se togliamo le scorte che i cinesi stanno stoccando, arriviamo a molto meno. Il mondo se n'è accorto quasi alla fine, quando l'operazione era conclusa. In Italia si rischia di rimanere senza materie prime, in tempi di pace non era un problema, oggi lo sta diventando. Tra siccità e difficoltà geopolitiche molti paesi europei hanno "trattenuto" prodotti che avrebbero dovuto distribuire. Oggi per fortuna siamo di fronte ad un rasserenamento della distribuzione, ma non è una cosa scontata. Per noi è fondamentale fare scorte quando è possibile. Lo dimostra il fatto che la mia azienda, avendo fatto le scorte, non ha avuto problemi a rifornire i nostri clienti. Dobbiamo fare scorte come hanno fatto i cinesi. Il ruolo della agricoltura italiana per un paese come il nostro che corre, ha bisogno di rifornimenti continui, ha bisogno di scorte strategiche, ma anche di rendere efficiente la propria struttura. L'agricoltura italiana deve aumentare la sua produttività, la sua formazione e saper mettere in discussione ciò che si è sempre fatto e arrivare ad una sovranità alimentare».

I problemi della filiera del prosecco rischiano di minare il successo avuto negli Usa

Pierluigi Bolla, presidente e ad di Valdo Spumanti: «Sul mercato americano il consumo sta calando, dal punto di vista della distribuzione è complicato perchè risente ancora del protezionismo degli anni '40. Qui negli anni '70 e '80 c'è stato il boom dei vini bianchi italiani. Nei primi anni del 2000 c'è stato il cambiamento da vino bianco verso le bollicine, prosecco in primis. Ogni generazione, lo dice la storia del vino, ha i suoi gusti. Il prosecco si è caratterizzato anche per la sua capacità di diventare un vino da evento gioioso qualcosa da bere per festeggiare un evento positivo. I problemi che ci sono oggi nella filiera del prosecco possono minare la continuità del successo conquistato da questo vino. Il mercato americano non perdona gli errori»

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Fondamentale ridurre del 50% l'uso di agrofarmaci e antibiotici e del 20% i fertilizzanti

Denis Pantini, responsabile business unit agrifood e wine monitor di Nomisma: «L'Italia ha avuto una crescita del 70% di import export di derrate alimentari. La guerra ha reso più difficile gli approvvigionamenti. L'Ucraina ci riforniva di mais anche se le importazioni non si sono arrestate nonostante i problemi politici. Problema diverso per i semi di mais che arrivano in gran parte proprio dall'Ucraina. Quali sono i vincoli di produttività dell'Italia? La superficie di terreno è limitata anche per via del consumo di suolo. Stiamo perdendo terreno coltivababile e molta della superficie agricola è fragile per via dell'erosione, ad esempio. Un'altra preoccupazione è la riduzione delle piogge. I periodi di siccità negli ultimi anni sono stati molti. Preoccupa anche l'aumento dei costi delle materie prime come i fertilizzanti e dei carburanti. Per quanto riguarda la transizione ecologica ci sono una serie di obiettivi da raggiungere per contrastare i cambiamenti climatici. Tra questi la riduzione del 50% degli agrofarmaci e degli antibiotici e del 20% dei fertilizzanti.».

Inizia ora il panel: "La nuova globalizzazione: reshoring e maggiore autonomia delle filiere produttive»

Abrignani: «È necessario stanziare un fondo mondiale per le future pandemie»

Sergio Abrignani: «A dispetto delle influenze, questo virus che ci ha colpiti non era prevedibile. Dovremo abituarci nei prossimi anni a vedere i dati della mortalità più alti. L'aspettativa di vita si è abbassata a causa del Covid, che è la terza causa di mortalità in Italia. La possibilità di generare vaccini in 8 mesi è stato un cambio epocale nella tecnologia. Si sta cercando di vaccinare il mondo intero. L'85% della popolazione vaccinabile ha effettuato tre dosi di vaccino. L'obiettivo oggi con i vaccini è proteggere dalla malattia severa, questo virus agisce tutto l'anno, non è stagionale, anche se stiamo ottenendo dei risultati che stanno riducendo il covid agli stessi livelli. Il consiglio che dò agli ultra sessantenni è di fare la quarta dose perché riduce di 6-7 volte la possibilità di morire. Gli scenari futuri? Il primo, che è improbabile, è che il virus scompaia. Il secondo scenario, auspicabile, è che il virus sviluppi varianti sempre più "addomesticate" e non aggressive e diventerà un'influenza che colpisca tutto l'anno. Il terzo è che si sviluppi una variante più aggressiva e diffusiva, come il virus della spagnola che uccideva persone da 0 a 100 anni. La quarta ipotesi è che arrivi un altro virus. Questo è il secolo del coronavirus. Il fatto che vi sia un salto di specie di un virus è in questa epoca più probabile come Sars 1 o la Mers. Non sappiamo quale sarà il nuovo virus, ci aspettiamo entro il 2030, potrebbe essere anche un virus quasi innocuo. Se tutto il mondo stanzia dei fondi per affrontare le future pandemie potremmo essere più ottimisti, ma vedo che già comincia a calare la tensione sulla pandemia. Iniziare a dire che bisogna iniziare a prepararsi ad una nuova pandemia a livello mondiale è utile studiando un piano di intervento a livello mondiale anche se spendere in prevenzione non è una cosa che piace alla politica».

Sta per cominciare l'intervento di Sergio Abrignani, professore ordinario dell'Università di Milano e direttore scientifico dell'Istituto nazionale di genetica molecolare che parlerà delle conseguenze della grande pandemia.

***

Comincia la sessione pomeridiana dell'ultima giornata del Festival del Futuro.

RIVIVI LA DIRETTA

Montaruli: «Non solo risorse: serve un piano delle competenze per completare il Pnrr»

Ospiti il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi e Augusta Montaruli, sottosegretario all'Università.

Montaruli: "Serve un piano per le competenze, riteniamo che sia assolutamente necessario. Cerchiamo in questo un'interlocuzione con il mondo dell'imprenditoria. Il tema è cosa fare di tutte le opere e del bagaglio che il Pnrr ci lascerà quando saranno esaurite le risorse. Università e ricerca hanno in questo un ruolo strategico: va superato il surplus di laureati in alcuni settori, mentre in alcune materie come le Tecnologie, questo è sotto il fabbisogno. Immettere risorse sulle opere pubbliche e non immettere ingegneri civili, ad esempio, è un problema. Accogliamo la suggestione di Confindustria Verona ad aprire un canale affinché esista un piano delle competenze che parta dalle scuole, dall'istruzione superiore e del mondo del lavoro".

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Mazzi: "Il ministero della Cultura accorra due mondi: i Beni Culturali e lo spettacolo dal vivo. Lì vedo la sfida del Made in Italy: la cultura deve diventare importante per le nuove generazioni. L'Italia, purtroppo, è indietro nella digitalizzazione del nostro patrimonio culturale: nel futuro dovremo togliere un po' di retorica e fare della cultura una leva occupazionale che sia attrattiva per le nuove generazioni. La cultura va non solo valorizzata, ma va promossa a livello internazionale, locale, affinché diventi strumento di crescita e sviluppo per l'Italia".

Comincia la prima sessione pomeridiana: La nuova sfida della cultura e del Made in Italy tra heritage e innovazione tecnologica

Perrone: «Investire nei mega trend per investire per il futuro»

Giuseppe Perrone, EY Emeia Blockchain Leade, parla di Web3, metaverso, NFT: di cosa stiamo veramente parlando? "Due mondi cercano di connettersi attraverso l'evoluzione del web. Web 1.0: quello dei motori di ricerca e advertising. Nel Web 2 non solo accediamo per visualizzare contenuti ma anche marketplace media, mobility, social network. Nel Web 3 introduciamo possibilità di possedere e scambiare un asset digitale. C'è un cambio radicale della relazione delle imprese e delle PA con internet: cambia il modello di business. 

Il metaverso è un ambiente digitale in cui, attraverso il proprio avatar, realizzare delle relazioni e scambiare beni: vale 34 miliardi, chiuderà a fine anno a 38 miliardi. Sono già 300 milioni gli utenti attivi all'interno del metaverso. Sette in media le ore spese qui rispetto a due sui canali internazionali.

Il profilo degli utenti: soprattutto millennials. I Paesi in cui c'è il più altro traffico:  l'Europa seguita dall'Asia. Assistiamo a una crescita del mercato inversamente proporzionale a quello delle criptovalute.

Il mercato sono circa 3 miliardi di gamers. Tante le aziende che hanno investito: Nike, Microsoft, Sony, Nintendo. Dal gaming ci si sta spostando verso grandi aziende della logistica (Amazon ecc).

Quali le sfide da cogliere verso il futuro? Ci sono nuove opportunità per i brand, ma anche nasceranno sempre più competenze: come il web tree designer. Bisogna investire in questi mega trend per investire per il futuro".

Comincia la tavola rotonda Il patrimonio culturale tra realtà virtuale e piattaforme digitali. Partecipano Matteo Montan, CEO Gruppo editoriale Athesis (chairman); Vanessa Carlon, Direttrice Palazzo Maffei Casa Museo; Antonio Scuderi, CEO Capitale Cultura Group; Martina Levato (@levv97), Content creator e Book influencer.

Carlon: «L'arte va verso nuove frontiere e dà lavoro, in una commistione di creatività e scienza e tecnologia»

"Team Lab è gruppo di giovani artisti in cui il visitatore si immerge completamente nella sinestesia tra labirinti di specchi, foreste digitali ecc. Sono mille tra ingegneri e tecnici informatici che collaborano con questo artisti: l'arte va verso nuove frontiere e dà lavoro, in una commistione di creatività e scienza e tecnologia. Oggi è sdoganato il rapporto tra la cultura e gli influencer? Certo, avvicinare all'arte chi non lo era è un grandissimo risultato. Ma il mezzo digitale è un mezzo, poi serve un contenuto. Anche noi a Palazzo Maffei un ragazzo dell'Accademia di Belle Arti ha realizzato un TikTok per noi e nel giro di poche ore ha fatto 60.600 visualizzazioni: per noi che abbiamo un pubblico anche di studenti è stato utile".

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Scuderi: «Territorio e beni culturali sono libri che possiamo leggere nel tempo anche grazie al web e alle nuove tecnologie»

"La tecnologia è solo uno strumento e le scegliamo in modo funzionale. Abbiamo sviluppato piattaforme di web immersivo: telai industriali pensati per fare esperienze sartoriali per i territori. Il Pnrr sfida la progettualità, il capacity building delle imprese culturali e creative. I nostri territori possono diventare libri aperti e da piccole cose generare filiere di valori. Il momento è buono, ci sono risorse importanti, la progettualità fi-gital, sia fisica che digitale c'è, la pandemia ci ha insegnato che le relazioni sono fondamentali, bisogna ora creare le competenze. Per i musei il curatore digitale e  il digitalizzatore di collezioni e il mediatore culturale digitale vanno creati. Dobbiamo sapere come usare le tecnologie per costruire esperienze di valore. La realtà aumentata, ad esempio, è un grande aiuto: resto in contatto visivo aggiungendo un'altra storia e dunque altro valore. Territorio e beni culturali sono libri che possiamo leggere nel tempo: web, supporti alla visita con la realtà virtuale e ancora il web per approfondire".

Levato: "Io usavo TikTok come grande diario delle mie letture, mai avrei pensato di avere 280mila follower. Leggo e parlo di ciò che mi piace. Chi sono i miei follower? Ragazzi dai 13 ai 19 anni, lettori o che si approcciano alla lettura e chiedono consigli. Anche solo convincerne uno a leggere un libro è una soddisfazione. Esiste un'educazione a queste tecnologie? In realtà se ne sente una mancanza".

Degl'Innocenti: «La tecnologia blockchain serve alle imprese agroalimentari per tracciare le proprie esportazioni»

Andrea Degl’Innocenti, Direttore Servizi Digitali di Agenzia ICE parla del Patrimonio industriale tra futuro ed internazionalizzazione. "I Servizi digitali alle imprese dell'Ice nascono dall'esigenza di affiancare ai più classici servizi dell'Ice anche l'evoluzione digitale della filiera dell'export. La tecnologia blockchain serve alle imprese agroalimentari per tracciare le proprie esportazioni. L'obiettivo è la lotta alla contraffazione oltre alla tracciabilità della sostenibilità. Oggi ci sono oltre 100 miliardi di valore di merci italiane contraffatte, il doppio rispetto al vero Made in Italy: negli Usa un rapporto uno a otto.

La blockchain non è solo cryptovalute. Nasce sì con i bitcoin, ma non sono concetti sovrapponibili. Da settembre 2022 trecento aziende del made in Italy possono tracciare la loro filiera attraverso una piattaforma immutabile e dunque che non può essere contraffatta. L'utente finale interagirà attraverso un QR code. C'è un'interfaccia back-end in cui la Pmi può caricare informazioni sulla piattaforma e generare QR code. Per il front-end, potrà stampare lettori Nfc e Rfid e monitorare l'interazione con il prodotto. 

I requisiti di partecipazione del progetto (che ha durata 18 mesi)? Che il prodotto sia made in Italy, che il fatturato export sia almeno del 20% e che sia iscritta da almeno tre anni alla Camera di Commercio. Usare questa tecnologia è indice di trasparenza".

Comincia la tavola rotonda I campioni del Made in Italy e gli NFT – Case studies. Partecipano Giuseppe Perrone, EY Emeia Blockchain Leader; Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne e Affari Istituzionali Birra Peroni; Marco Micheli, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione Strategica e Sostenibilità Telepass

Sannella: «La tracciabilità è il primo passo per portare la sostenibilità all'interno della filiera»

"Noi ci siamo affidati alla tecnologia per essere più tracciabili a livello di filiera. Oggi abbiamo il QR code sulla bottiglia per ingaggiare il consumatore nella nostra realtà. Poi la tracciabilità è il primo passo per portare la sostenibilità all'interno della filiera. Il dato che ci forniva l'agricoltore era un dato di momento ma non di qualità. Come facciamo a migliorarla? Abbiamo creato il Campus Peroni, partnership con il Crea e start up innovative per avere le competenze. Tutte le informazioni raccolte diventeranno patrimonio da offrire al cliente. La tecnologia in questo è l'acceleratore, perché la tecnologia connette".

Micheli: «Il segreto è aprirsi al mondo delle start up e investire sui giovani»

"Ci siamo aperti al mondo delle start up e abbiamo investito sui giovani: da due anni e mezzo siamo passati da 200 a 600 dipendenti. Solo a Milano abbiamo un centinaio di ragazzi under 30 che lavorano perché Telepass, con 7 milioni di clienti, possa iniziare ad avere un ruolo nel Web 3, attraverso degli Nft: saranno mille, collegati a cinque categorie di servizi e daranno accesso ad una serie di vantaggi esclusivi, come una sorta di membership. Ci saranno dei cashback, la possibilità di vivere delle esperienze per primi e in esclusiva anche attraverso la nostra App e collegati al proprio account Telepass tradizionale. Così un'azienda monoprodotto per 30 anni si sta facendo contaminare. Ora la vera sfida è la smart mobility. L'utilizzo dei dati dei clienti? Il dato è una grandissima opportunità. Va preservato e tutelato, poi così può creare reale valore per il cliente. 

Le nuove forme del lavoro e le prospettive delle giovani generazioni

Inizia la sessione finale del Festival del Futuro 2022. Partecipano Roberto Giacobazzi, Professore Ordinario di Informatica, Prorettore vicario Università di Verona (chairman); Maria Emanuela Salati, Direttore formazione, selezione e welfare ATM; Paolo Iacci, Presidente di ECA Italia; Francesca Rosso, Coordinator for Skills Demand Analysis ETF

Giacobazzi: "L'informatica da vecchia tecnologia irrompe nel mercato del lavoro ormai da tempo: il corso di laurea dell'ateneo scaligero compie ben 30 anni. Le figure professionali legate all'IT esistono dagli anni Settanta. L'informatica introduce anche nuovi lavori. I laureati in informatica hanno il reddito più alto al momento dell'ingresso nel mondo del lavoro. Queste nuove figure stanno trasformando il mercato con varie ricadute: molte famiglie ancora orientano i figli verso figure professionali novecentesche e certe figure che servono alle imprese non si trovano".

Rosso: «Le prospettive per i giovani? Nuovi mestieri emergenti, come l'ingegnere nutrizionista»

"Esistono nuove forme del lavoro e nuove opportunità sul mercato. Noi lavoriamo in Paesi in via di sviluppo, Nord Africa, Asia Centrale, con sviluppo tecnologico ridotto. L'innovazione avviene anche in questi Paesi e ha impatto non solo su ingegneri, tecnici e nell'ambito delle energie rinnovabili ma anche su professionalità più basse nell'edilizia e nell'agricoltura. Ci sono elementi che cambiano la domanda, come le regolamentazioni ambientali o le scelte dei governi stessi per ridurre le emissioni e il cambio climatico. Esistono nuovi mestieri emergenti, come l'ingegnere nutrizionista che sa usare le tecnologie e ha anche competenza sui gusti dei consumatori. Anche l'agronomo del 21° secolo, ad esempio in Marocco, ha anche competenze per usare un'agricoltura di precisione".

"A proposito di re-skilling, abbiamo condotto un'inchiesta con migliaia di giovani, in cui questi hanno manifestato incertezza per il futuro, ma allo stesso tempo molti hanno parlato dello shock per fronteggiare la crisi pandemica, che li ha resi però più interconnessi e motivati. Le opportunità anche sul mercato ci sono: i grafici, gli interpreti online, molte opportunità online e la volontà da parte dei ragazzi di intraprendere queste strade online".

Iacci: «Dall'Italia se ne vanno mediamente 50mila laureati all'anno: cercano un Paese con il segno più davanti»

"Nel 2006 c'erano fuori dall'Italia 2,1 milioni di italiani, lo scorso anno erano 5,5 milioni: tre milioni di persone se ne sono andate. La metà sono under 35 e il 40 per cento sono laureati. Ogni laureato costa 170mila euro, dunque c'è un forte impatto anche economico. Chi emigra? Soprattutto ragazzi da Veneto, Emilia, Piemonte, cioè dalle zone del Paese con maggior tasso di occupazione. Cosa cercano questi giovani? Cercano il futuro, un Paese con il segno + davanti, una prospettiva professionale che hanno la sensazione di non avere qui. Eppure abbiamo dimostrato che sarebbe possibile, ma la percezione purtroppo è diversa. Poi all'estero c'è formazione e progressione di carriera ben più appetibile. Inoltre esiste un altro fenomeno: i ragazzi che non studiano e non lavorano (under 34), che sono oltre la soglia critica di 3 milioni. Mentre se ne vanno mediamente 50mila laureati all'anno, oltre 100mila ragazzi decidono di smettere tutto: di studiare, di cercare un lavoro, persone che si ritraggono dalla socialità adulta. Sono i cosiddetti "neet". Chi se ne va, difficilmente tornerà, dicono i dati. L'Italia sembra un Paese che sta morendo, invece c'è una potenzialità enorme di un paese che cresce".

"Esiste una profonda sottovalutazione del lavoro manuale: chi lo fa, sarebbe un fallito. Così non si trovano operai specializzati. Manca dunque un orientamento alla scuola media inferiore. Poi c'è un livello non adeguato a livello di formazione professionale. E c'è una sottovalutazione della formazione tecnica. Ma non si dice che la differenza retributiva all'ingresso del mondo del lavoro tra laureato e diplomato non è così significativa. Esiste una narrazione secondo cui il laureato vale di più. Serve invece accompagnarli con l'orientamento".

Salati: "Per la prima volta nella nostra azienda abbiamo registrato un calo drastico delle candidature e abbiamo difficoltà ad attrarle. Non solo per ingegneri e informatici, perché molto ricercati da tutte le aziende, ma anche per i conducenti. Nel post pandemia abbiamo anche scontato duecento dimissioni volontarie e la competizione salariale della ripartenza".

"Per risolvere il problema abbiamo aperto un'Academy interna, istituito dei tutor interni, sviluppato delle partnership con gli Its: ma qui siamo ancora all'inizio, abbiamo solo 18mila studenti, quando in Germania sono 1 milione. Nel Pnrr gli Its sono stati finanziati, quindi possiamo sicuramente crescere".

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Montan: «Questo festival? Una maratona di idee sul futuro, utili per interpretare il presente»

Le conclusioni

Sassoon: "Il Festival del futuro per definizione è dedicato ai giovani. Anche a loro diciano: c'è questo vizio nazionale della lamentazione continua. Ci sono certamente difetti, ma cerchiamo di essere positivi".

Consiglio: "Ai giovani lanciamo un messaggio: non abbiate paura, il mondo è vostro, basta saper osare. Agli adulti: non chiudetevi, trasferite il vostro know how e siate il più possibile inclusivi".

Montan: "Bilancio estremamente positivo per questa tre giorni, una maratona di idee, spunti e riflessioni importanti certamente per il futuro, ma anche per interpretare il mondo di oggi. Positiva, in particolare, la grande partecipazione dei ragazzi in Gran Guardia, ovvero le persone a cui di fatto ci rivolgiamo. A breve usciremo anche con un'edizione speciale del nostro magazine con gli atti del convegno. Tutte le sessioni, inoltre, resteranno disponibili online. Appuntamento, quindi, per la quinta edizione".

 

QUI VIDEO E RESOCONTO DELLA PRIMA GIORNATA DI FESTIVAL

QUI VIDEO E RESOCONTO DELLA SECONDA GIORNATA DI FESTIVAL