INTERVISTA

Gemini Blue «Il nostro rock oltre X Factor Il sogno? Suonare al Vittoriale»

Il nuovo rock nasce in garage con un cuore blues. Non ha bandiere, cerca l’Africa anche sul Garda, studia Hendrix e i Led Zeppelin mentre respira Black Keys e Royal Blood, passando per gli I Hate My Village. Il nuovo rock è un ritorno al futuro con i piedi ben piantati nella storia e lo sguardo rivolto a cieli imprevedibili. È un duo di Toscolano Maderno chiamato Gemini Blue. Due singoli all’attivo, «Alternatives» prima e «Bullshit song» poi, aspettando l’album: attesissimo visto le esplosive premesse. Osasmuede Aigbe (voce, chitarra) e Giacomo Sansoni (batteria) sanno contaminare riff e ritmi col freestyle dell’hip hop, hanno già convinto un veterano della musica in Italia come Luca De Gennaro a trasmetterli a Radio Capital in orario di punta dopo il loro luminoso passaggio a X Factor, dov’è bastato esibirsi un paio di volte (dalla prima audizione ai bootcamp) per far capire cosa sanno fare dal vivo. Un’originalità selvaggia, impossibile da etichettare e incasellare. A valorizzarla nei panni di produttore un protagonista della scena rock bresciana, Paolo «Blodio» Fappani. «Ho conosciuto i ragazzi al 4/qUARTI in Latteria Molloy - racconta -. Prima li ho notati fra il pubblico: erano molto eleganti. Poco dopo sono saliti sul palco e mi hanno discretamente stupito. Li ho trovati molto in linea con cose che mi piacciono, ma mi ha sorpreso soprattutto il modo in cui suonavano, l’estrema naturalezza. Che poi è la cifra delle giornate trascorse insieme: io propongo cose e nel giro di 4 minuti diventano suono. Sono talenti naturali che non potrebbero mai fare i turnisti di Eros Ramazzotti: in loro l’elemento live è imprescindibile, ogni volta che suonano una cosa la rifanno diversa. In studio sperimentiamo con i loop, proviamo spostamenti dal punto di vista dell’armonia. Facciamo ricerca».

Quanto è difficile fare quello che fate voi nel 2022, qui e ora? GEMINI BLUE
Facile non è. Semplicemente, è quello per cui e con cui siamo nati. Abbiamo una vocazione che ci spinge verso questo emisfero, questo modo di fare canzoni è il nostro perché ci viene naturale. Difficile portare avanti un discorso del genere in Italia, certo, perché non c’è mai stata una vera e propria scena. O, se c’è stata sul finire degli anni ’90, ormai si è dissolta e sopravvivono solo band leggendarie come Verdena, Marlene Kuntz, Afterhours. Ma noi seguiamo la nostra strada: non potremmo fare altro.

A casa, quand’eravate piccoli, c’era musica? JACK
Mio padre ascolta tanto blues. Da bambino lo odiavo. Ho dovuto lottare quell’attimo, per cominciare a suonare. La batteria fa tanto rumore, i soliti problemi... Ma grazie alla cresima sono riuscito a comprarla a 12 anni. La chiedevo da un annetto.

OZ
Anche nella mia famiglia nessuno suona, ma mia madre ha sempre avuto una forte musicalità. Ascoltava bossa nova, Hendrix, Zeppelin, Una sorella seguiva Subsonica e Bluvertigo, un fratello i Linkin Park, io e l’altra mia sorella da bambini eravamo fan dei Black Eyed Peas... Un bel mappamondo da ascoltare in macchina. Io volevo suonare la batteria, mi esercitavo sulle scatole di cartone, poi ho visto Lenny Kravitz... E alle scuole medie di Toscolano insegnavano chitarra come materia scolastica. Il mio primo docente mi ha dato l’input. Avevo 11 anni. Poi ascoltavo i Black Keys e anche Jack li conosceva. Non ci identifichiamo a livello di sound, sono solo affinità come con i Royal Blood, la mia band dell’adolescemenza. E citerei All Them Witches, G. Love & Special Sauce...

JACK
Aggiungo Junior Kimbrough, che ha ispirato i Black Keys. E musica africana, hip hop...

I hate My Village? GEMINI
Anche loro mischiano l’Africa con il rock. Un bel complimento.

Capitolo X Factor: giovedì ci sarà la finale. Contenti o avete rimpianti? GEMINI
Va bene così, abbiamo fatto il nostro. Ne approfittiamo per rivolgerci ad Ambra: «Anche se ci hai escluso ti vogliamo strabene, se se la prendono con te per questo noi non c’entriamo!». Eravamo molto scettici, cresciuti come vecchia guardia del rock, ma un talent scout ci ha chiamato e proposto di partecipare. Ci siamo confrontati con Blodio che ci ha detto «Decidete voi. Siamo andati lì con l’idea di fare quello che facciamo di solito. Abbiamo una fisionomia, a livello d’identità siamo ben definiti. Poco malleabili, forse, per un contesto televisivo: veniamo dalla strada, dai pubbettini, dalla gavetta, in un ambiente patinato siamo fuori posto. 

Avete preso un classico «Hey Joe» e l'avete reinventato in chiave afro, prima di lasciar esplodere nel finale il famoso riffone all'ennesima potenza: l'obiettivo è far convivere modernità e tradizione? GEMINI
Sì. Diciamo che per essere in grado di toccare i classici devi avere assimilato la tradizione. Il nostro mix è funzionale, coerente.

C'è qualcuno fra i fratelli maggiori del rock bresciano che considerate fonte d'ispirazione? JACK
Ammiriamo diversi artisti, ma seguono strade diverse dalla nostra.
OZ Il problema di Brescia è l'assenza di un'unica, grande scena. Ci sono microscene come quella blues di Cek e Alle: andavo a fare jam sul palco di Carmen Town con loro a 15 anni, così ho imparato a suonare con gli altri. I Gemini Blue sono un microsistema; ci sono band che rispettiamo profondamente come i Listrea, o come i John The Revelator che sono spariti, ma non abbiamo un riferimento.

Nel Bresciano ci sono diverse punte di diamante, tanta musica, poco spazio e ancora meno occasioni da sfruttare. I prossimi passi? GEMINI
A metà gennaio il nuovo singolo, a marzo il disco. Una volta suonavi in giro, ti facevi vedere e ti compravano l'album; adesso lo pubblichi perché i locali ti vengano a cercare e la gente ti possa sentire.La band dei desideri?GEMINI Esiste già: Them Crooked Vultures! Anche All The Witches... Ci aggiungiamo Jeff Buckley, Troy Van Leeuwen. E alla batteria Steve Jordan. O John Bonham, certo. Al basso John Paul Jones, ma forse Buckley sarebbe sopraffatto dall'emozione. Oppure il bassista degli Yes... O Sting.

In Italia? GEMINI
A parte Area, Orme, Banco negli anni '70, dai '90 in poi più che storie ci sono stati micropercorsi. Verdena, Subsonica, Calibro 35. Peccato non esista più Il Teatro degli Orrori.
E non dimentichiamo i Marnero, ma lì si va nell'underground.

Fra un anno dove sarete? GEMINI
Vogliamo suonare al Vittoriale degli Italiani. Casa nostra, il nostro sogno. Qualcosa che hai davanti al naso, ci passi davanti e ci pensi... Abbiamo sentito un po' di concerti lì. Speriamo il prossimo sia il nostro..

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