il caso

Ritrovata morta la ristoratrice della recensione su disabili e gay: ipotesi suicidio

di Redazione web
Il cadavere nelle acque del fiume Lambro. Nei giorni scorsi lo screenshot da lei pubblicato aveva destato sospetti di non veridicità

È di Giovanna Pedretti il cadavere ritrovato nelle acque del Lambro a Sant'Angelo Lodigiano. La donna risulta essere arrivata sul posto a bordo della sua Fiat Panda, ora posta sotto sequestro dagli investigatori.

La ristoratrice nei giorni scorsi aveva risposto ad una recensione sul suo ristorante ad un cliente che si lamentava della presenza di gay e disabili. Il post aveva fatto il giro della rete, sollevando apprezzamenti per la sua reazione. Ma poco dopo, era anche finito al centro di un attacco basato sul fatto che il post pubblicato, e poi cancellato dal web, fosse in realtà un falso.  La Procura della Repubblica di Lodi ha aperto un'inchiesta, senza per ora ipotesi di reato.  Contestualmente, è stata disposta l'autopsia sul cadavere della donna.

La ristoratrice, la  recensione omofoba e la risposta

La titolare della pizzeria Le Vignole nei giorni scorsi era balzata agli onori delle cronache per la risposta a una recensione  sul suo ristorante. Nella recensione un cliente si lamentava per avere mangiato accanto ad un tavolo con una coppia omosessuale e un ragazzino disabile. «Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay. Non mi sono accorto subito perché sono stati composti, e il ragazzo in carrozzina mangiava con difficoltà. Mi spiaceva ma non mi sono sentito a mio agio. Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo , ma non andrò più», l'assurda lamentela del cliente nella recensione.

Ma Giovanna Pedretti, ristoratrice dedita alla solidarietà con la pratica della pizza sospesa proprio per i disabili, non aveva lasciato cadere nel vuoto quelle parole, replicando: «Il nostro locale è aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai nostri ospiti sono l'educazione e il rispetto verso ognuno. Le sue parole di disprezzo verso ospiti che non mi sembra vi abbiano importunato mi sembrano una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole». E poi l'invito definitivo: «A fronte di queste bassezze umane e di pessimo gusto... credo che il nostro locale non faccia per lei. Non selezioniamo i nostri clienti in base all'orientamento sessuale e men che meno la disabilità. Le chiedo gentilmente di non tornare da noi a meno che non ritrovi in sé i requisiti umani che nel suo atteggiamento sono mancati».

Recensione cancellata, pubblicato lo screenshot

La recensione, risalente alla scorsa estate, era stata poi cancellata, spiega Giovanna Pedretti, che però ne aveva fatto uno screenshot. Un elemento questo del post cancellato che ha destato sospetti di non veridicità della recensione in alcuni utenti dei social, compresi Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli (suo compagno) che hanno lanciato l'ipotesi di "un grossolano fotomontaggio" e di "un'operazione di marketing spacciata per eroica difesa di gay e disabili".

Dai sospetti sulla veridicità alla gogna mediatica

Sul web dunque inizia a circolare l'idea del falso, l'ipotesi finisce sui giornali. Pedretti, intervistata dalle tv sul punto, appare in difficoltà: «Non vorrei essere caduta in una trappola -  dice e più volte ripete di - non avere una risposta». E così, se prima sui social Giovanna era un'eroina si aprono le prime crepe, iniziano le critiche, le insinuazioni.  

Il gesto estremo

Pedretti, secondo i primi accertamenti, si sarebbe recata nei pressi del Lambro a bordo della sua Fiat Panda. Il corpo senza vita è stato rinvenuto nei pressi del ponte del comune in provincia di Lodi: sul posto sono subito accorsi carabinieri e vigili del fuoco, poi raggiunti dal pm in servizio e dagli uomini della Scientifica. L'auto ora è sotto sequestro per consentire agli investigatori di fare luce sulla morte che, stando alle prime risultanze, sarebbe frutto di un gesto volontario. Un tragico epilogo di una vicenda che prende le mosse dai social e sui social è cresciuta fino a travolgere la donna.  

Le prime verifiche

Giovanna Pedretti e la sua famiglia non avevano particolari problemi economici. E' quanto emerge dalle prime verifiche delle forze dell'ordine sulla situazione patrimoniale della ristoratrice.   La donna e il marito avevano gestito altre attività di ristorazione in passato. In particolare la vendita di un locale aveva consentito loro di potersi permettere di non lavorare per un breve periodo.

L'autopsia

L'autopsia sul corpo di Pedretti è  prevista per mercoledì o giovedì prossimo, all'Istituto di Medicina legale di Pavia. La Procura ha disposto anche l'esame tossicologico. L'inchiesta, al momento conoscitiva, dovrebbe presto diventare a carico di ignoti. L'ipotesi finora più accreditata dagli investigatori è quella del suicidio.

L'ex vicesindaco del paese: «Il suo locale era sempre pieno, assurdo ipotizzare l'invenzione della recensione»

 «Non doveva lavorare di più Giovanna Pedretti, il suo ristorante era, infatti, sempre pieno. Anzi: avrebbe voluto respirare un po' di più dato che non riusciva nemmeno a trovare dipendenti che la potessero aiutare. Trovo, dunque, incredibile ipotizzare che possa avere inventato quella recensione». A parlare è l'ex vicesindaco di Sant'Angelo Lodigiano, comune attualmente commissariato dalla Prefettura di Lodi.  «Tutti amavano la sua pasta fatta in casa e i suoi sughi che definire eccellenti è poco. E Giovanna amava arrivare nella sala da pranzo a salutare, a coccolare i suoi clienti. Il suo mondo era proprio il ristorante, dove stava dalla mattina alla sera. Oltre 10 anni fa si era ucciso anche il fratello»

I post di Biagiarelli e Lucarelli

Lorenzo Biagiarelli, l'influencer che per primo ha esternato dei dubbi sull'autenticità della recensione del presunto cliente che protestava per la presenza di gay e disabili ad un tavolo della trattoria di Giovanna Pedretti,  su Twitter/X respinge con forza le accuse di 'odio social' e 'shistorm'.

«Mi dispiace moltissimo delle morte della signora Giovanna e il mio pensiero va alla sua famiglia"- scrive su Ig, ma invita "a riflettere sulle conseguenze del tentativo "di ristabilire la verità". "Se si dovesse temere sempre questo epilogo a questo punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social». 

Sempre su Twitter/X, Selvaggia Lucarelli: «Scrivere cose false "è pericoloso" possono accadere "tragedie" e non si deve dare la responsabilità a chi ristabilisce la verità». «Lo scorso anno, proprio in questo periodo, scoppiò il caso della bidella pendolare. Nacque tutto da un articolo che raccontava evidenti bugie sulla storia. Per giorni si susseguirono smentite, debunking, articoli, meme, sfottó, fotomontaggi. La bidella fu travolta da una vera shitstorm e divenne protagonista di editoriali e spazi in tv. E così - scrive Lucarelli - tante altre storie di articoli scritti male, di persone che inventano storie per un minuto di gloria o altre ragioni e poi di persone (giornalisti e non) che ristabiliscono la verità. Nessuno si pone mai il problema a monte e cioè che scrivere cose non vere può essere pericoloso, poi accade una tragedia (in cui nessuno ovviamente pensa che contino anche il contesto, la vita, i pregressi) ed è colpa di chi ristabilisce la verità. In pratica, siamo arrivati al punto che dare una notizia non è più una responsabilità. Correggerla sì. Altro che black mirror»

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