Corno Bianco, vista oltre le Dolomiti

di Andrea Ravarini
Il Corno Bianco  Dalla vetta la vista spazia in più direzioni
Il Corno Bianco Dalla vetta la vista spazia in più direzioni
Il Corno Bianco  Dalla vetta la vista spazia in più direzioni
Il Corno Bianco Dalla vetta la vista spazia in più direzioni

Weisshorn, cioè Corno Bianco, è un toponimo molto diffuso tra le cime delle Alpi: spesso è associato al bianco della neve che ne caratterizza la vetta, come il Quattromila del Vallese raggiunto con Zaino in Spalla 1239 e 1240. La cima che saliremo in questa occasione, invece, deve tale nome al bianco della roccia calcarea, in netto contrasto con i neri porfidi di origine vulcanica del Corno Nero che sorge poco più a sud, al di là del Passo Oclini. Ci troviamo nel territorio dell’Alto Adige e il punto di partenza è rappresentato da Redagno di Sopra, frazione di Aldino in provincia di Bolzano, che si raggiunge dalla Statale 48 che collega l’autostrada del Brennero (Egna-Ora) con la Val di Fiemme attraverso il Passo di San Lugano. Poco prima di raggiungere il centro abitato, sulla destra è possibile parcheggiare l’automobile in un ampio piazzale: alle spalle, ben indicata, parte un’ampia forestale in direzione nord-est. Presto si incrocia il percorso che arriva a sinistra dal ristorante Nigglhof e poco dopo la forestale piega a destra, salendo verso il Passo Oclini: noi proseguiamo invece diritti verso i Prati di Lana (LannerWiesen), incontrando poi il sentiero Zirmersteig (indicato con lettera W). Ci affacciamo quindi sul margine meridionale dell’incredibile gola del Bletterbach, un geosito compreso nel Patrimonio Unesco e definito come «un libro aperto nel quale sfogliare più di quaranta milioni di anni della storia della terra», dato che l’azione erosiva del torrente consente di osservare l’intera stratigrafia geologica dal basamento vulcanico fino alla dolomia superiore: un’occasione in più offerta da questa esperienza, dunque. Salendo tra i mughi il sentiero, in alcuni punti un po’ friabile, si avvicina all’orlo del canyon e con qualche zig zag tra le bianchissime rocce si raggiunge la cima: la vetta vera e propria non è presso la grande croce, ma qualche metro più a sud. Da qui la vista spazia dalle cime delle Dolomiti (Latemar, Catinaccio e Sciliar su tutte) alle Alpi Sarentine e poi Ortles, Brenta, Adamello, fino alle Prealpi Gardesane. Seguendo prima un canale attrezzato e poi attraverso mugheti e verdi pascoli si scende alla sottostante Gurndinalm. Poco oltre la malga, sulla destra imbocchiamo in direzione nord il segnavia B (Blauweg) che ci riporta nei pressi dei Prati di Lana. Da qui si rientra al parcheggio col percorso che si è seguito durante l’andata: seguendo invece le indicazioni per Redagno di Sopra, si può passare dalla frazione, dove si trova un interessante museo geologico, che merita, e tornare alla partenza con un breve tratto di strada asfaltata. aravarini@gmail.com

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