BRESCIA INSOLITA

Il lapidario di
piazza Loggia e
le tracce della storia

di Marco Tiraboschi
Fregio d'armi d'epoca romana
Fregio d'armi d'epoca romana
Fregio d'armi d'epoca romana
Fregio d'armi d'epoca romana

Alcuni momenti della storia hanno rappresentato l’inizio di grandi cambiamenti nel pensiero umano, portandolo verso nuove inaspettate direzioni. Così una scoperta scientifica, un’intuizione musicale o l’accettazione di un nuovo punto di vista, possono essere la scintilla che aziona il motore della lenta macchina del rinnovamento. Anche Brescia, città di provincia, ha portato il suo contributo, creando quello che è probabilmente il primo museo archeologico pubblico d’Europa. Alla fine del ‘400, agli sgoccioli dell’Umanesimo, piazza Loggia, il nuovo fulcro della città, che sarà teatro di intensi e drammatici accadimenti, è in fase di completamento. Durante i lavori di scavo per definire il tracciato della piazza vengono ritrovati numerosi reperti lapidari di epoca romana, sono più di trenta. Si tratta principalmente di epigrafi con iscrizioni onorarie o funerarie, alcune decorate in maniera molto fine. Lastre architettoniche provenienti da un tempio e da un monumento funerario rappresentano festoni e bucrani, un fregio d’armi molto dettagliato, una testa di Giove e anche uno strumento musicale: una siringa a sette canne, lo strumento amato dal dio Pan. All’epoca la prassi era quella, nel migliore dei casi, di riutilizzare il marmo antico come materiale di riempimento per le nuove costruzioni, ma più spesso questo era trasformato in preziosa calce nelle «calchere» locali. Difficile immaginare quante opere d’arte possano essere andate perdute in questo modo nel corso dei secoli. Qualcosa di diverso però accade il 13 ottobre 1480, quando il Consiglio generale, forse dietro proposta di alcuni eruditi cittadini, decide che le pietre non vengano distrutte ma conservate per il futuro, ed esposte nelle mura dei nuovi edifici della prigione e del Monte di Pietà, condannando i contravventori alla multa di due ducati per ogni lapide che avessero venduto o distrutto. Viene di fatto creato il primo museo pubblico all’aperto, liberamente fruibile dai cittadini, un’idea innovativa che il grande classicista Theodor Mommsen ha definito «sine exemplo», senza precedenti. Così, mentre in molti luoghi d'Italia le rovine monumentali dell'Impero romano sono riutilizzate dimenticando ogni loro originaria funzione, a Brescia vengono conservate e rese pubbliche. Oggi, i marmi più a rischio sono stati rimossi e trasportati nel museo cittadino, ma diversi sono rimasti a testimoniare questo grande gesto che ha dato il via allo studio, al rispetto e alla ricostruzione del passato attraverso ciò che la storia ha conservato.

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