Zebrù, leggenda e Passo accompagnano al Rifugio Forni

Nel paesaggio lunare della Val Zebrù, alle pendici della Cima della Miniera
Nel paesaggio lunare della Val Zebrù, alle pendici della Cima della Miniera
Nel paesaggio lunare della Val Zebrù, alle pendici della Cima della Miniera
Nel paesaggio lunare della Val Zebrù, alle pendici della Cima della Miniera

La scorsa settimana, percorrendo la prima tappa del Giro del Confinale, abbiamo raggiunto il Rifugio V Alpini. Inaugurato nel 1884 come Capanna Milano, durante la Grande Guerra fu un importante avamposto italiano e per questo più volte bombardato: il nome che porta oggi vuole ricordare tutti gli Alpini caduti su questo fronte; l’altra parte della struttura è dedicata invece a Guido Bertarelli, prima combattente su queste montagne e poi alpinista, scrittore e fautore della ristrutturazione del rifugio. Prima di ripartire ammiriamo il panorama verso il vicino gruppo del Confinale, mentre in lontananza a sud ovest lo sguardo arriva fino a Cima Piazzi e ai 4.000 metri del Bernina. Scendiamo brevemente lungo il sentiero di salita sino al grande masso dove al bivio teniamo la sinistra, tagliando a mezza costa il fianco orientale della valle di Rin Maré. Aggirato uno sperone erboso, ci si porta nuovamente all’interno del solco principale della Val Zebrù. La presenza di una linea di frattura geologica, nota come Faglia di Zebrù, ha generato una netta differenza tra i due versanti della valle: a meridione le rocce metamorfiche cristalline danno origine a ripide pareti rocciose, mentre il lato settentrionale, dove sono presenti rocce sedimentarie, presenta profili più dolci con boschi e pascoli. Ancora un tratto in discesa e poi il percorso ricomincia a salire fino ad incontrare il sentiero che alla nostra destra giunge dalla Baita del Pastore. Passiamo ai piedi della spettacolare cascata che scende da Cima della Miniera: la leggenda colloca qui vicino la tomba di Johannes Zebrusius, cavaliere che, di ritorno dalle Crociate, scoprì che l’amata era stata data in sposa ad un altro e vagò solitario nella valle sino a quando morì trent’anni più tardi. Si prosegue verso la testata della valle e, superando un tratto ripido e friabile aiutati da alcune corde fisse (possibili nevai residui a inizio stagione), raggiungiamo il Passo di Zebrù Settentrionale, talvolta indicato anche come «Passi Zebrù». Seguendo la marcata traccia scendiamo in Val Cedèc sino al Rifugio Pizzini Frattola. Da qui prendiamo il Sentiero Panoramico (n. 528), leggermente più lungo della strada sottostante, che però è spesso percorsa dai fuoristrada. Superati i ruderi della caserma militare, raggiungiamo il Rifugio Forni, dove pernottiamo. La prossima settimana concluderemo il trekking, rientrando a Niblogo.

Suggerimenti