al ristorante antica amelia

Niente cuochi e camerieri, un solo tavolo da 12 posti. La rivoluzione della chef: «Non si trova personale qualificato? Faccio da me»

Micol Zorzella decide di fare a meno dei collaboratori, gestendo in autonomia pranzi e cene, in un vero e proprio restaurant-home: «La risposta a una ristorazione stanca, umanamente e professionalmente svalutata»
La chef Micol Zorzella e il progetto «The table» al via
La chef Micol Zorzella e il progetto «The table» al via
La chef Micol Zorzella

Un concetto inedito di “stare a tavola” al ristorante, un punto di rottura originale nel mondo della ristorazione. Niente tavoli o tavolini, all’Antica Amelia di Vicolo Due Stelle 5, a Verona. Con la riapertura, il prossimo 7 febbraio, ci sarà solo un grande tavolo da 12 posti, dove gli ospiti condividono con estranei un esclusivo viaggio gastronomico, coccolati dalla chef in persona, che prende da sola le redini dell’attività.

Si chiama «The table» il progetto della trentaseienne Chef veronese Micol Zorzella, che fa a meno dei collaboratori, gestendo in autonomia pranzi e cene. “Non ho trovato il personale qualificato adatto. Allora ho deciso: punto su di me e sulla mia idea di accoglienza. Punto su questo tavolo”.

Nella sua Antica Amelia Bistrot, nel cuore di Verona, Micol cambia tutto facendo letteralmente "tabula rasa". E dà una scossa al mondo della ristorazione in crisi.

Via i 10 tavoli, dimezzati i 24 coperti che hanno reso Antica Amelia un posto unico a Verona anche per Alessandro Borghese, che nella sua trasmissione ‘4 Ristoranti’ l’ha eletto vincitore della puntata. Al centro, solo il grande tavolo in legno, attorno al quale sedersi tutti insieme.

La crisi: la forza lavoro qualificata è sempre più rara

Dal post Covid la società è mutata in maniera radicale. La forza lavoro qualificata è sempre più rara e anche il settore ristorativo ne sta pagando le conseguenze. “I miei colleghi sanno di cosa sto parlando. Questa è la mia casa, la mia Amelia. Io sono fortunata: ho la possibilità di provare a cambiare le cose. Antica Amelia ha le dimensioni adatte per farlo, il momento è quello giusto e il locale sembrava nato per questo tavolo.”

L’idea è nata durante la notte di San Silvestro. “Io ero più presente in sala ed è piaciuto: è stato bellissimo. Tutti erano contenti e si coglieva un cambio di atmosfera. Ecco allora l’idea di ricominciare da me. E da questo tavolo”.

Un'unica tavolata

Il tavolo stesso è parte della sua storia. Appartiene alla sua famiglia: un vecchio tavolo da lavoro di cui si era innamorata da piccola, restaurato e a cui Micol ha fatto aggiungere da artigiani del luogo una bordura in ferro. È il tavolo dei ricordi, il suo regalo di matrimonio e dove ha progettato il primo Amelia. Il tavolo dove suo figlio disegnava, il tavolo delle riflessioni e delle discussioni importanti. Per questione di spazi quel tavolo era stato smontato e lasciato in un magazzino. “Ma io l’ho sempre saputo che quel tavolo era destinato a me e infatti è tornato”, racconta.

Come funziona

Ai tavoli serve direttamente la chef: “I vini in accompagnamento sono scelti da me, ma resterà comunque la mia piccola e selezionata carta dei vini. L’idea in più? Non solo una proposta alcolica, al momento della presentazione i clienti potranno scegliere anche la versione analcolica”. I menù sono quattro, creati dalla Chef cercando di accontentare i gusti di tutti. Il ristorante aprirà da mercoledì al sabato, un menù diverso ogni sera.

Per il pranzo propone un easy lunch a prezzo fisso, sempre da mercoledì a sabato, con la possibilità di scegliere il piatto principale. Sarà un pranzo veloce, condividendo l’unico tavolo, come prevede il nuovo format, ma non c’è un orario di arrivo imposto.

Un progetto sperimentale per sei mesi

Il progetto al momento ha una durata sei mesi, “ma non è un gioco – precisa la Chef -: è la mia vita, è la mia carriera. Quando ho aperto Amelia nel 2017 avevo una squadra efficiente, avevo dei collaboratori affidabili e che erano ben ricompensati, anche a livello economico. Tutto ciò, in questa “nuova” società, è venuto a mancare, non solo nel mio ristorante: la cronaca lo ha spesso sottolineato”.

Al centro del ristorante, insomma, torna la condivisione: “Da una parte il progetto strizza l’occhio all’home-restaurant, ma al contrario: è un restaurant-home”.

“Spero sia una strada percorribile non solo da me, ma anche da altri, come risposta a una ristorazione stanca, umanamente e professionalmente svalutata”.

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