IL CASO

Il Pnrr nel Bresciano vale già 1 miliardo, ma ora serve fare in fretta

di Cinzia Reboni
Pioggia di risorse sulla provincia: dal trasporto pubblico all'efficientamento energetico. Mancano però i professionisti per stendere i progetti ed è corsa contro il tempo

I soldi non fanno la felicità. Specie se il sogno rischia di trasformarsi nell'incubo di un'occasione perduta. Proprio come i fondi del Pnrr diventati per i Comuni, soprattutto i più piccoli, un vicolo cieco. Nella nostra provincia il 32% dei paesi ha meno di duemila abitanti e manca il personale tecnico per provvedere nei tempi (stretti) prestabiliti alla redazione e pubblicazione delle gare per procedere alla progettazione e alla realizzazione.

I rischi: paralizzare la macchina ed esporsi a danno erariale

Non si trovano professionisti disponibili ad affiancare gli uffici comunali, e se si dirottano i tecnici in organico esclusivamente sulla stesura dei piani esecutivi delle opere destinatarie degli aiuti milionari il rischio è duplice: paralizzare la macchina amministrativa e, nel peggiore dei casi, esporsi a danno erariale per aver sperperato risorse pubbliche in progetti che non vanno a buon fine. Entro il 31 dicembre, inoltre, molti Comuni dovranno consegnare i documenti di progetto alla Centrale unica di committenza della Provincia per poter fare la gara d'appalto entro il primo trimestre del 2023.

Un miliardo a fondo perduto

La dolorosa alternativa è rinunciare ad assegni a cinque o sei zeri: un flop per un esecutivo. Intanto dal varo del «pozzo di San Patrizio» del Pnrr a Brescia è già arrivato oltre un miliardo di euro. Una dotazione a fondo perduto, ovvero da non restituire, e che non tiene conto del denaro prestato a tasso agevolato.

Una cifra che esclude inoltre le grandi infrastrutture rifinanziate per progetti già avviati prima della pandemia, come Tav e strade di interesse regionale. Il Bresciano – se si esclude Milano, che ha ricevuto dal Pnrr fondi per 1,8 miliardi di euro - è stato quello più beneficiato a livello lombardo. La provincia di Bergamo si è «fermata» a 654 milioni, Varese a 344, per finire con Lodi e Sondrio, rispettivamente con 122 e 123 milioni di euro.

La fetta maggiore per il potenziamento dei trasporti

La fetta maggiore (quasi 360 milioni di euro) del budget riservato alla nostra provincia è stata destinata al potenziamento dei trasporti pubblici, mentre più di 134 milioni sono finiti agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni.

Ma il Pnrr ha riservato anche cocenti delusioni: la recente graduatoria sulla rigenerazione urbana ha escluso Brescia, nonostante avesse avanzato una richiesta di oltre 140 milioni a fronte di 130 progetti.

Entro il 2026 altri 11,5 miliardi in Lombardia: ma siamo già in ritardo

Entro il 2026 sono in gioco altri miliardi: ben 191,5 quelli che l'Italia riceverà dall'Europa: 11,5 verranno «dirottati» in Lombardia, di cui una larga fetta destinata alla nostra provincia. Le condizioni? Rispettare le tappe del programma Ue, altrimenti i soldi non arriveranno. Ma siamo già in ritardo.

Entro il 2021 l'Italia avrebbe dovuto «spendere» 15,4 miliardi, e a febbraio di quest'anno ne erano stati utilizzati solo 5,1. Una situazione che trova il suo caso-limite a Pertica Alta, dove il Pnrr ha fatto cadere una pioggia di otre 18 milioni per il progetto del borgo di Livemmo, luogo individuato dalla Regione Lombardia come «progetto pilota» per la rigenerazione culturale, sociale ed economica. Il piccolo paese della Valsabbia – 557 abitanti, 196 a Livemmo – dovrà impiegare quella cifra enorme entro il 2026, mentre i primi progetti dovranno partire già entro luglio del 2023.

Ci sono i soldi per gli interventi, ma non per le risorse utili a realizzarli

«Un'occasione straordinaria, ma sarà una vera e propria sfida», sottolinea il sindaco Giovanmaria Flocchini, che invoca degli «aggiustamenti» immediati: semplificazione delle norme e delle complesse procedure previste dall'Ue e tempi più lunghi per portare a termine i progetti. «La difficoltà principale per un piccolo Comune è la carenza di personale formato e qualificato. Il Pnrr sostanzialmente riconosce solo parzialmente alcune spese: no alle consulenze che potrebbero supportare la struttura comunale, sì alle assunzioni, ma a tempo determinato. Praticamente ci sono i soldi per fare gli interventi, ma mancano le risorse per realizzarli».

E Pertica Bassa, quanto a carenza di personale, non scherza: «Abbiamo due dipendenti – spiega Flocchini – e il nostro segretario comunale è “condiviso” con altri 7 Comuni. Il Pnrr ha dettato scadenze ravvicinate e obiettivi tutt'altro che semplici da raggiungere. Il sistema normativo è complicato, fatto di regole che andrebbero riviste completamente, a partire dal codice degli appalti, senza contare i prezzi delle materie prime che cambiano continuamente». Ma il 2026 è dietro l'angolo. «Bisogna correre – ammette Flocchini – per non perdere un'occasione unica, fino a qualche tempo fa inimmaginabile». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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