L’arancione riapre i negozi che hanno perso 600 milioni

di Marta Giansanti

Scatta il semaforo arancione per la Lombardia. Dopo il «misunderstanding» e lo scambio di accuse tra Milano e Roma, il ministro della Salute Roberto Speranza ha dato l’ok al passaggio di colore. Un errore, però, che è costato caro alle imprese lombarde: «almeno 600 milioni di euro», secondo una prima «stima prudenziale» di Confcommercio Lombardia. «Chiarezza sulle responsabilità - invoca Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia - e che si provveda a ristorare le attività penalizzate». Ma da oggi Brescia - e per i prossimi 15 giorni, salvo straordinari avvenimenti - torna a vivere più ampie libertà negli spostamenti e nel commercio, dopo una settimana di un «soft-lockdown» in rosso. Consentita la libera circolazione (senza autocertificazione) all’interno del proprio Comune dalle 5 alle 22. Per le località con meno di 5mila abitanti è possibile spostarsi nell’arco di 30 km, anche sconfinando in altre Regioni purché non si entri nei capoluoghi di provincia. È PERMESSO recarsi nelle seconde case, dentro e fuori regione e, come accaduto durante le festività natalizie, vige la deroga sulle visite a parenti e amici: una sola volta al giorno e verso un’unica abitazione privata, ma all’interno del proprio Comune. Visite concesse a solo due persone, che potranno portare con sé figli under 14 e disabili o non autosufficienti che convivono con loro. Per la felicità degli studenti più grandi, è previsto il rientro in classe nelle scuole superiori, con almeno il 50% degli alunni in presenza. Cambiamenti anche nel commercio, con la riapertura dei negozi al dettaglio e dei centri commerciali ma, questi ultimi, solo nei giorni feriali e fino alle 21. Dovranno tenere le serrande abbassate, ad eccezione delle categorie considerate essenziali (farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, generi alimentari, tabacchi e edicole), nei weekend e nei festivi e prefestivi. Nulla da fare per bar, ristoranti ed esercizi pubblici: potranno mantenere solo il servizio di asporto e la consegna a domicilio. Confermato l’obbligo per i bar di interrompere il take away alle 18. Una misura adottata con l’ultimo Dpcm e valida fino al 5 marzo. Gli esercizi potranno continuare a lavorare solo col delivery. Restano fermi: musei, cinema, teatri, palestre, piscine, centri benessere e sale giochi. Biblioteche aperte ma su prenotazione. Sport consentito solo individualmente e all’aperto, mentre la caccia e la pesca sono consentite solo nel proprio Comune. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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