Lega senza il
«Nord», Brescia
è con Salvini

di Giuseppe Spatola
Francesco Ghiroldi, Simona Bordonali, Mattia Zanardini, Roberta Sisti e Stefano Dotti si sono detti al fianco di Matteo SalviniBeppe Donina, Mattia Capitanio, Paolo Formentini, Stefano Borghesi e Corrado Della Torre hanno condiviso la scelta politica del «Capitano»
Francesco Ghiroldi, Simona Bordonali, Mattia Zanardini, Roberta Sisti e Stefano Dotti si sono detti al fianco di Matteo SalviniBeppe Donina, Mattia Capitanio, Paolo Formentini, Stefano Borghesi e Corrado Della Torre hanno condiviso la scelta politica del «Capitano»
Francesco Ghiroldi, Simona Bordonali, Mattia Zanardini, Roberta Sisti e Stefano Dotti si sono detti al fianco di Matteo SalviniBeppe Donina, Mattia Capitanio, Paolo Formentini, Stefano Borghesi e Corrado Della Torre hanno condiviso la scelta politica del «Capitano»
Francesco Ghiroldi, Simona Bordonali, Mattia Zanardini, Roberta Sisti e Stefano Dotti si sono detti al fianco di Matteo SalviniBeppe Donina, Mattia Capitanio, Paolo Formentini, Stefano Borghesi e Corrado Della Torre hanno condiviso la scelta politica del «Capitano»

La Lega Nord alle prossime politiche sarà Lega e basta, senza aggiunte e senza più connotazioni politiche-geografiche. Un Carroccio «de- padanizzato», proiettato verso quel partito della Nazione federale da sempre sogno di Matteo Salvini. Ma attenzione: non cambierà il nome del partito, ci vorrebbe un congresso per farlo. Salvini ha solo confermato che nel simbolo elettorale delle Politiche 2018 - da presentare in tutta Italia - dopo la parola Lega rimarrà orfana del Nord. Alla riunione dell’ultimo Consiglio federale, cui ha partecipato anche la bresciana Simona Bordonali, non si è parlato di simboli, ma solo dei risultati dei referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto, presenti anche i due governatori Roberto Maroni e Luca Zaia. Ma questa ventata di «nordismo» non ha cambiato i piani di Salvini, che si prepara a una lunga campagna da aspirante premier: settimana prossima lo si vedrà impegnato in un tour in Sicilia in vista delle Regionali.

«È tre anni che ci si batte a livello nazionale per trasformare l’Italia in un Paese federale - ha spiegato l’assessore regionale Simona Bordonali -. I risultati ci premiano. E all’ultimo congresso la mia linea politica è passata con più dell’80%, la linea è chiarissima». Del resto il simbolo elettorale era stato modificato anche in passato, quando è stato inserito il nome del segretario di turno, la parola Padania o fu tolto il «nord» (1993) quando le aspirazioni di Umberto Bossi erano di tipo nazional-federali. Ma cancellare il passato, secondo quelli come il rappresentante della minoranza Gianni Fava, assessore della Giunta Maroni che si è occupato del referendum lombardo, è un errore. «Io sicuramente non sono d’accordo - ha detto Fava -. E, per quanto ne so, nemmeno Umberto Bossi lo è. La Lega è nata e resta il sindacato del Nord, non mi vergogno della mia storia». Posizione che non trova sponde nel bresciano. In Vallecamonica il segretario camuno, Beppe Donina, e il sindaco di Piancogno, Francesco Ghiroldi (leghista della prima ora già onorevole) non hanno assolutamente dubbi sulla bontà del progetto di Salvini. «I tempi sono cambiati rispetto a quelli del primo Bossi - hanno ripetuto Donina e Ghiroldi -. La denominazione può cambiare, ma il programma politico rimane sempre quello tracciato dal grande professor Gianfranco Miglio: riformare lo Stato in senso Federale». Stessa linea seguita dal senatore Raffaele Volpi: «Il Capitano in questi giorni è sceso Sicilia a spingere la corsa per ridare dignità a quella Regione cercando il cambiamento. Io, nel mio piccolo, parto per due giorni in Puglia poi Roma e domenica prossima inizio una tre giorni nella bellissima Sardegna con Eugenio Zoffili e Dario Giagoni. E quelli che rompono le scatole sempre e su tutto dove saranno? Ma non importa, noi corriamo per vincere al fianco di Salvini». Eppure il Senatur ha bocciato la scelta del «Capitano». «Salvini sta facendo una cagata pazzesca - ha ribadito a caldo Bossi -. La nostra gente è qua, i nostri voti sono qua e sono sempre stati qua, cioè al nord». Sarà, ma nel bresciano dentro il partito praticamente tutti sono d’accordo con la svolta nazionalista.

È LA SCELTA GIUSTA? «Se sia la scelta giusta o meno lo decideranno gli elettori - ha spiegato Paolo Formentini, segretario provinciale della Lega e Vice sindaco di Desenzano -. Per ora possiamo dire che è una scelta coerente con quanto ha deciso il congresso federale. La Lega deve seguire una strada nazionale. L’indipendenza della Padania fa parte della storia della Lega. Noi abbiamo fatto una cosa enorme proponendo dei referendum per l’autonomia legali e costituzionali. Ci sono voluti due governatori della Lega per ottenere un risultato del gener. Salvini ci metterà la faccia e Brescia si conferma compatta sul suo progetto politico».

Non divergono le posizioni del vice segretario Mattia Zanardini e dei sindaci di Torbole Casaglia, Roberta Sisti, e Verolanuova, Stefano Dotti. «La Lega ha ambizioni di governo a livello nazionale - hanno sottolineato riportando il pensiero della base leghista senza troppi fronzoli o paure -, avrà un unico simbolo a livello nazionale, si presenterà come Lega in tutti i collegi, in tutte le città d’Italia. Su questo l’intero Consiglio federale è assolutamente concorde».

Lo ha confermato pure Mattia Capitanio, membro del consiglio Nazionale della Lega. «È anni che la Lega oramai si batte, a livello nazionale, per trasformare l’Italia in un Paese federale - ha spiegato Capitanio -. I risultati ci premiano, quindi, contiamo di essere l’unica forza politica, in Europa, del gruppo dei cosiddetti populisti, che andrà al governo nei prossimi mesi». E a rinfrescare la memoria a chi oggi storce il naso sul Nord da cancellare è Corrado Della Torre, ex consigliere regionale e fondatore del partito a Brescia. «Il simbolo elettorale usato dalla Lega alle politiche del 1994 aveva la bandiera di Forza Italia alle spalle di Alberto da Giussano - ha rimbalzato tutte le polemiche -. Cosi, per rinfrescare la memoria...».

CHIARO QUANTO la voglia di governare per raggiungere la tanto sospirata autonomia. «Una volta al Governo - confermato Formentini e Zanardini - si farà di tutto per cambiare lo Stato guardando alla autonomia federale». Non solo. «Adesso, finalmente, c’è una legge elettorale - ha spiegato Stefano Borghesi, onorevole già vicario di Matteo Salvini -. Si sciolgano le Camere subito dopo la manovra economica e si voti il prima possibile. Anche sotto la neve, noi siamo pronti. Non ci stiamo occupando di collegi, stiamo provando a dare un senso a questo fine legislatura non con lo ius soli ma rimettendo all’ordine del giorno la legge sulla legittima difesa». Tutto è pronto per il debutto della Lega senza il «Nord». Giuseppe.spatola@bresciaoggi.it

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