«Manuela uccisa
con una lucida
crudeltà»

di Mario Pari
Manuela Bailo in un momento felice: è stata uccisa «lucidamente»
Manuela Bailo in un momento felice: è stata uccisa «lucidamente»
Manuela Bailo in un momento felice: è stata uccisa «lucidamente»
Manuela Bailo in un momento felice: è stata uccisa «lucidamente»

Non dolo d’impeto. Non premeditazione. Ma una «lucida risoluzione» alla base di un omicidio. Il delitto è quello di Manuela Bailo per cui è stato condannato a 16 anni l’amante Fabrizio Pasini. «IL DELITTO in esame è ancor più grave - scrive infatti il giudice Riccardo Moreschi nelle 137 pagine di motivazioni della sentenza - se si considera che l’omicidio non è sorretto da un dolo d’impeto, scaturito non da un’incontenibile gelosia o dall’incapacità di accettare la fine della relazione, bensì dalla lucida risoluzione dell’imputato che, dopo aver illuso Manuela di voler costruire una nuova famiglia insieme a lei al solo fine di mantenere una comoda relazione extraconiugale, incurante delle sofferenze che le procurava, non riuscendo ad allontanarla con le solite bugie, anzichè ammettere la verità, ha ritenuto di poter risolvere la situazione togliendole la vita». Ma nei passaggi relativi ala determinazione della pena il giudice scrive anche che «La condotta tenuta da Pasini dopo l’omicidio esprime infatti la sua più totale indifferenza per il terribile gesto compiuto, tale da non giustificare alcuna attenuazione del trattamento sanzionatorio». A tutto ciò, scrive ancora il giudice: «si aggiungano la spregiudicata condotta di depistaggio attuata dall’imputato dopo la commissione del delitto e l’assenza di qualsiasi segno di resipiscenza». Nella ricostruzione del magistrato la vittima «È stata colpita alla testa con o contro una superficie rigida di discreta ampiezza e dopo poco sgozzata con uno strumento da taglio, mediante un almeno duplice passaggio di lama, mentre giaceva in uno stato d’incoscienza». L’omicidio, è riportato nelle motivazioni, nei passaggi sul movente: «trova dunque plausibile spiegazione nell’incapacità di Pasini di risolvere la situazione in cui è venuto a trovarsi la notte del 28 luglio 2018, quando, dovendo tornare a casa dalla propria moglie, dopo aver tentato invano di convincere Manuela ad andarsene, non avendo la forza di affrontarla, non ha trovato altra soluzione che ucciderla». Questo però, sempre secondo il giudice Moreschi, è avvenuto senza premeditazione,per diversi motivi. «Le modalità - scrive - e il momento di commissione dell’omicidio rimandano con forza a un delitto non programmato». La tesi della premeditazione del delitto «collide insanabilmente con la condotta tenuta dall’imputato prima dell’omicidio». E sottolinea il giudice: «come evidenziato dal difensore,» avvocato Pietro Paolo Pettenadu «dagli atti di indagine emerge che l’imputato era abituato a giustificare alla moglie le proprie frequenti assenze, funzionali ad incontri clandestini con l’amante, con i più disparato impegni professionali. Pertanto si deve ragionevolmente ritenere che se Pasini avesse programmato l’omicidio avrebbe agevolmente inventato una scusa per disdire l’appuntamento con la moglie in modo da agire indisturbato». E: «non si comprende perchè l’imputato abbia atteso le 4 di notte per commettere il delitto, quando gli zii già dormivano nel proprio appartamento, anzichè agire» quando «erano fuori casa». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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