EMERGENZA IDRICA

Siccità, agricoltori bresciani disperati: «Mesi senza pioggia, piante arse. Il nostro raccolto è ormai perso»

Tutto secco nei campi: così il raccolto dell’azienda è andato perduto con un danno di notevoli proporzioni
Tutto secco nei campi: così il raccolto dell’azienda è andato perduto con un danno di notevoli proporzioni
Tutto secco nei campi: così il raccolto dell’azienda è andato perduto con un danno di notevoli proporzioni
Tutto secco nei campi: così il raccolto dell’azienda è andato perduto con un danno di notevoli proporzioni

«La situazione nelle nostre campagne fa rabbrividire: dopo tanto lavoro non siamo riusciti a salvare il raccolto». Poche parole, tra rabbia e desolazione, a commento di due foto, con le piante di mais ingiallite e piegate dalla sete. È il messaggio postato in questi giorni su Facebook da Elvira Lazzari, presidente di Campagna Amica Coldiretti oltre che titolare a Bedizzole con la famiglia dell'azienda agricola Marchesini.

Cartoline da un’estate che rischia di mettere in ginocchio tante aziende nella provincia-locomotiva dell’agricoltura italiana: la prolungata siccità sta ormai compromettendo i raccolti in molte zone, con buona pace del «rimbalzo» produttivo auspicato in marzo, quando il conflitto russo-ucraino aveva riportato in primo piano il tema dell’autosufficienza alimentare e la comunità europea aveva autorizzato lo sblocco per la coltivazione dei terreni lasciati obbligatoriamente a riposo.

«Siamo davvero demoralizzati – racconta sconsolato Andrea Marchesini, figlio di Elvira, responsabile di questo allevamento suinicolo a circuito chiuso, dal campo al prodotto finito, che conta circa 130 ettari di terreni, in gran parte seminati a mais -. Perderemo sicuramente almeno il 30% del raccolto, il resto forse riusciremo a portarlo avanti ma con rese decurtate almeno del 40%. Di certo non riusciremo a produrre la granella che ci servirebbe per i maiali: per quella servirebbe ancora un mese e mezzo, ma da quanto dicono avremo acqua fino al 12 luglio. Sarà già tanto se riusciremo a far un po’ di trinciato da dare agli allevamenti di vacche da latte».

Andrea è nel bacino del Medio Chiese e per i suoi campi usa l’acqua che arriva dal lago d’Idro: «Da marzo siamo soggetti all’orario rosso: un quantitativo di acqua dimezzato rispetto alla competenza normale di un campo. Ma tra aprile e maggio ce l’hanno tolta completamente per due periodi, uno da 15 e l’altro da 21 giorni, perché già prevedevano le carenze attuali. Stiamo cercando di sopperire con i piccoli pozzi aziendali ad uso zootecnico usando le vasche di liquami come bacini di raccolta. Ma la situazione è drammatica: non solo per seminare ad aprile abbiamo speso il 30% in più per gli aumenti di gasolio, concimi sementi, ma senza raccolto dovremo anche reperire materia prima a prezzi sempre più alti». Non certo un caso isolato, in un quadro gravato da previsioni nere in tutta la Lombardia: si va dal -30% per le rese di frumento e orzo al -40% dei foraggi, mentre già si parla di produzioni dimezzate per il mais e di cali di oltre un terzo per il riso. «Senza acqua non è possibile garantire le produzioni – dice Valter Giacomelli, presidente di Colriretti Brescia - . Siamo in una situazione addirittura peggiore del 2003: in sei mesi sono caduti solo 183 millimetri di pioggia, il 62% in meno rispetto alla media 2006/20: indispensabile venga messo in atto ogni provvedimento possibile per salvare il salvabile».

Una situazione gravissima che, secondo il presidente di Confagricoltura Brescia Giovanni Garbelli, rischia di avere ripercussioni pesanti anche sull’autunno: «Ho l’impressione che non ci si renda conto delle conseguenze che la perdita dei raccolti in potrà avere sull’economia e la popolazione: gli effetti sulla tenuta dei prezzi potrebbero essere devastanti. L’agricoltura è il sistema che soddisfa bisogni primari: dovrebbe avere priorità su tutto il resto. Ma gran parte delle misure annunciate sono rimaste solo delle proposte: l’acqua nelle cave è ancora tutta lì e non c’è ombra del decreto, quella per riempire i laghi è stata rilasciata ma in maniera troppo blanda. Tutto questo anche a causa di un’enorme mole burocratica che non si riesce a superare». •.

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