Nel mirino della
Dda l’Alta Velocità
Brescia-Verona

di Giuseppe Spatola
Treno ad alta velocità
Treno ad alta velocità
Treno ad alta velocità
Treno ad alta velocità

Nelle duecento pagine dell’ordinanza di custodia cautelare per le presunte tangenti sui lavori pubblici in Lombardia oltre al nome di un secondo bresciano arrestato (Livio Peloso di Montichiari) spunta un capitolo dedicato all’Alta velocità Brescia - Verona. Anche in questo caso le indagini ruoterebbero intorno alla figura di Alessandro Raineri, il presunto «faccendiere» che è stato arrestato assieme ad altre 13 persone nell’inchiesta milanese sull’acquisizione di subappalti di opere pubbliche.

L’indagine avrebbe svelato una rete di «complicità e relazioni con soggetti operanti nel settore finanziario, economico e imprenditoriale» che si sarebbe sviluppata a seguito dell’attività di Raineri, «uomo a libro paga degli imprenditori ed in contatto con numerosi esponenti di diverse amministrazioni ed enti pubblici».

Tra le relazioni intrecciate da Raineri spunta così dalle intercettazioni quella con Ettore Fermi (che non risulta indagato in questo filone di indagini), all’epoca presidente del Cda di Metro Brescia srl, nonché consulente per il Consorzio Cepav 2, coinvolto dal faccendiere per agevolare l’inserimento delle «società amiche» per i lavori dell’alta velocità.

Basta scorrere le intercettazioni a partire da pagina 181 dell’ordinanza firmata dai magistrati della Dda milanese per capire come i contatti sul bresciano fossero «in fase avanzata» (così come sottolineato dagli stessi investigatori). In sei facciate gli inquirenti hanno ricostruito ogni singolo contatto quotidiano tra l’ex presidente di Metro Brescia e il faccendiere, rimarcando come «numerose sono state le conversazioni tra Raineri e Fermi dal tenore delle quali emerge chiaramente come entrambi i soggetti fossero di fatto interessati alla realizzazione di un incontro con l’obiettivo di far inserire le aziende Aveco e Titania (entrate nell’inchiesta della Dda, ndr) nell’esecuzione di opere pubbliche con riferimento alla realizzazione del collegamento Alta Velocità Brescia-Verona».

NON SOLO. Gli investigatori sottolineano pure come durante le intercettazioni «a Fermi la Procura di Firenze contestava di aver promesso indebitamente il conferimento dell’incarico di progettazione e direzione lavori per il lotto Alta Velocità Brescia-Verona». Dalle intercettazioni, quindi, i magistrati hanno rilevato come «fosse lo stesso Fermi a incalzare Raineri affinché fungesse da intermediario fra lui e i due imprenditori con i quali non aveva rapporti telefonici diretti».

«PERALTRO - si legge nell’ordinanza - occorre rilevare come alla chiusura delle indagini i lavori per la realizzazione del tratto dell’Alta Velocità interessato non avevano ancora avuto inizio, rendendo ciò impossibile l’acquisizione di oggettivi riscontri circa l’eventuale effettiva aggiudicazione di parte di tali lavori alle aziende riconducibili» agli amici del faccendiere di Palazzolo. Peraltro, sempre secondo le carte raccolte dagli inquirenti, Fermi si sarebbe adoperato per risolvere una questione «milanese» che vedeva interessato uno degli imprenditori vicini a Raineri. «La Pg - si legge ancora a pagina 185 dell’ordinanza - accertava come Fermi si fosse attivato presso il direttore commerciale di Metropolitana Milanese per “sbloccare” la questione relativa ad alcuni pagamenti». Il 4 maggio 2015 in particolare veniva intercettata una conversazione tra Raineri e Fermi in cui il primo comunicava al secondo che la questione «si era risolta». Tanto sarebbe bastato agli imprenditori legati a Raineri per dire di «avere in mano Fermi». Giuseppe.spatola@bresciaoggi.it

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