IL GIALLO

Omicidio Bozzoli, la procura chiede il processo per il nipote

di Paolo Cittadini
L’avvocato Vieri Barzellotti con i figli di Mario Bozzoli FOTOLIVE
L’avvocato Vieri Barzellotti con i figli di Mario Bozzoli FOTOLIVE
L’avvocato Vieri Barzellotti con i figli di Mario Bozzoli FOTOLIVE
L’avvocato Vieri Barzellotti con i figli di Mario Bozzoli FOTOLIVE

Per l'accusa è lui l'unico responsabile per l'omicidio (e la successiva distruzione del cadavere) di Mario Bozzoli, l'imprenditore di Marcheno cinquantenne scomparso nel nulla l'8 ottobre di cinque anni fa. Per questo ha chiesto il rinvio a giudizio di Giacomo Bozzoli, il nipote di Mario. Il gup Alberto Pavan, prossimo al trasferimento al tribunale di Fermo (nelle Marche), al termine dell'udienza di ieri ha rinviato tutto al 10 dicembre.

Quel giorno, oltre alle probabili repliche delle parti, il giudice si ritirerà in camera di consiglio per decidere se mandare a dibattimento o prosciogliere dalla accusa Giacomo Bozzoli che ieri, come successo durante tutta l'udienza preliminare non era in aula (al suo posto a fianco dell'avvocato Luigi Frattini c'era il padre, Adelio, il fratello di Mario e parte offesa del processo).

Per l’accusa, l'inchiesta è stata avocata dalla procura generale, Giacomo Bozzoli avrebbe ucciso lo zio e quindi dopo averlo caricato sulla sua auto lo avrebbe fatto sparire chissà dove. Mario Bozzoli la sera dell'8 ottobre 2015 una volta terminata la giornata di lavoro e dopo avere chiamato al telefono la moglie (parte civile nel processo insieme ai due figli) avrebbe raggiunto lo spogliatoio della fonderia di Marcheno dove sarebbe stato ucciso dal nipote che lì lo attendeva.

A "incastrare" il nipote, per il magistrato, ci sarebbe una applicazione caricata sul suo telefonino e che registra i movimenti e le funzioni vitali del proprietario. Tra le 19 e le 19.18 di quella sera il cellulare di Giacomo Bozzoli non avrebbe rilevato movimenti. In quel lasso di tempo si sarebbe consumato il delitto e l'assenza di spostamenti del nipote di Mario confermerebbe l'ipotesi dell'accusa secondo cui in quel momento Giacomo era nello spogliatoio della azienda in attesa dello zio.

Dalle 19.18 il telefono avrebbe ripreso a segnare gli spostamenti. Il nipote a quel punto avrebbe caricato il corpo dello zio in auto e avrebbe lasciato la fonderia salvo farci ritorno dopo qualche minuto. Una ricostruzione che la difesa di Giacomo Bozzoli ha messo in discussione anche ieri nel corso dell'udienza preliminare in cui ha chiesto (dopo avere depositato una serie di acquisizioni testimoniali raccolte durante le proprie indagini) il non luogo a procedere per il proprio assistito.

Per la difesa nell'auto di Giacomo Bozzoli non sono mai state individuate tracce ematiche riconducibili a Mario (l'unico profilo genetico isolato è quello di Giacomo, il proprietario dell'auto) e questo escluderebbe, se fosse vera la tesi dell'omicidio, che il nipote abbia trasportato il corpo. La difesa di Giacomo contesta anche i tempi in cui sarebbe maturato il delitto. Secondo l'avvocato Luigi Frattini, Mario Bozzoli negli istanti in cui avrebbe dovuto trovarsi nello spogliatoio era invece a bordo di un muletto, una ipotesi che però l'accusa non ha preso in considerazione dopo avere individuato in un altro uomo, e non nell'imprenditore, la persona sul mezzo.

Alla richiesta di rinvio a giudizio si sono associate anche le parti civili ammesse al processo: la moglie di Mario, i suoi due figli e l'associazione Penelope Italia che si occupa di persone scomparse. La "palla" passa ora al gup che il 10 dicembre, al termine delle repliche, deciderà se fare approdare davanti alla corte d'Assise la vicenda o prosciogliere Giacomo Bozzoli dalle pesanti accuse. • 

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