LA QUERELLE SULLA CULTURA

Teatri, si vive senza i soldi pubblici?

di Eugenio Barboglio
Dopo l’annuncio dei tagli a Grande e Ctb e le critiche della Loggia, l’assessore regionale ha invitato a «rivolgersi ai privati» . Guerri: «Ho privatizzato il Vittoriale rinunciando ai fondi statali».
Un momento di uno spettacolo di danza andato in scena in città a sinistra. L’orchestra e il pubblico della sala principale del Teatro Grande a destra
Un momento di uno spettacolo di danza andato in scena in città a sinistra. L’orchestra e il pubblico della sala principale del Teatro Grande a destra
Un momento di uno spettacolo di danza andato in scena in città a sinistra. L’orchestra e il pubblico della sala principale del Teatro Grande a destra
Un momento di uno spettacolo di danza andato in scena in città a sinistra. L’orchestra e il pubblico della sala principale del Teatro Grande a destra

Sarà anche campagna elettorale, come ha detto Stefano Bruno Galli, ma il suo è anche un concetto preciso, che va al di là della cifra dei tagli operati dalla Regione sul 2022 ad alcuni teatri lombardi, come la Scala, il Piccolo, ma anche il Grande e il Ctb di Brescia. E il concetto è, in soldoni: arrangiatevi e non lamentatevi. L’assessore regionale Galli, del resto, a sua volta ha subito sul bilancio un taglio di 4 milioni di euro. Di qui la sforbiciata, che pure, per parte sua, anche il sindaco di Milano Sala ha annunciato: «Tolgo alla Scala o agli asili?». Poi certo, c’è la questione di come si usano le forbici, «in modo inappropriato», han detto Del Bono e Castelletti.
Quattrini a parte, si diceva del concetto del laissez faire applicato al mondo della cultura. «Staccatevi dalla mammella pubblica - dice Galli - e state in piedi con i privati». Ha ragione o no, l’assessore? Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale degli Italiani, i finanziamenti pubblici non li demonizza, ovvio, ma avverte: «Non si deve pensare di campare con quelli». Lui la pensava così sin dal primo giorno al Vittoriale: «Quando sono arrivato ho privatizzato il Vittoriale, rinunciando al finanziamento statale, nella logica dell’azienda culturale virtuosa. Credo che tutte le istituzioni culturali debbano puntare sul far fruttare il proprio patrimonio e le proprie attività. Anche quest'anno il Vittoriale chiuderà col bilancio in attivo, benché dalla Regione non sia arrivato quasi niente».

Le vie del finanziamento del teatro e il Fus

Le fonti di finanziamento di un teatro, e non solo di un teatro, sono molteplici. La Regione, quando è nel cda, è un tassello. A fronte di meno risorse che arrivano dal Pirellone, ce ne sono altre comunali, e altre ancora. Galli ricorda quelle del Fondo unico per lo spettacolo: «La Scala di Milano dal Fus ha preso, nel 2020, 33milioni e 169mila euro, saliti al 37milioni l’anno successivo. Il Ctb, nel 2020, 847.746 euro dal Fus, saliti a 893mila nel 2021. Non solo, ma dalla Regione, oltre al finanziamento ordinario di 200mila euro, ha incassato ulteriori 253mila euro. Totale: 453mila euro. Lo stesso è avvenuto – oltre al Fus, salito da 722mila a 760mila euro – per il Grande, nel 2020: al contributo di 120mila euro si sono aggiunti 345mila euro sotto altre voci. Totale: 465mila euro. Nel 2021 le cose non sono andate diversamente. Il Grande dalla Regione ha ricevuto quasi 400mila euro. E quest’anno ne prenderà 208mila».

Una questione di proporzioni: un conto sono le risorse per la Scala, un altro quelle per il Ctb

Poi, però, conta il peso dei tagli: al Grande, la Regione sottrae il 10%, e alla Scala un milione e mezzo ma su un fatturato annuo di 141 milioni, che non è come tagliare 110 mila euro al Ctb che fattura venti volte di meno. È d’accordo Vittorio Pedrali, direttore del teatro Odeon di Lumezzane ed altre realtà del circuito Eureteis: «Il tema è complesso: servirebbe considerare l’impianto dei sostegni pubblici nel loro complesso. E come si governano. Di quelli straordinari per la pandemia, ad esempio, non hanno beneficiato tutti allo stesso modo». Il concetto di autonomia finanziaria di Galli fa eco a quanto sostenuto da Sangiuliano di recente. Anche il ministro faceva appello ai privati come via prioritaria. Ma un conto è rivolgersi ad un tessuto imprenditoriale, come quello bresciano (Grande e Ctb raccolgono più dai privati che dal pubblico), altro è farlo in territori come la Calabria o la Basilicata, dove senza la mano pubblica... «Ugualmente - dice Guerri - servono dinamismo e creatività. Pensiamo allo strumento dell’Art Bonus che va incrementato. Inoltre nel Sud c’è una forte tendenza ad andare a spettacoli e a teatro».•.

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