Tagli al Tpl, 20
autisti Sia
rischiano il posto

di Mimmo Varone
I rappresentanti sindacali dei lavoratori Sia ieri mattina davanti ai cancelli dell’azienda in via  Togni
I rappresentanti sindacali dei lavoratori Sia ieri mattina davanti ai cancelli dell’azienda in via Togni
I rappresentanti sindacali dei lavoratori Sia ieri mattina davanti ai cancelli dell’azienda in via  Togni
I rappresentanti sindacali dei lavoratori Sia ieri mattina davanti ai cancelli dell’azienda in via Togni

I nodi non sciolti prima o poi vengono al pettine. E ora i dipendenti Sia rischiano di pagare il conto degli 1,2 milioni di euro mancanti al trasporto extraurbano per il 2018. Senza quei soldi che non si sa dove prendere, una ventina di lavoratori resteranno a casa. Ma i guai non arrivano mai da soli, e pure il resto dei 490 dipendenti della società dal primo giugno prossimo si troveranno senza contratto integrativo. L’azienda del Gruppo Arriva ha disdetto l’accordo unitario per la nuova Sia conseguente all’accorpamento di Saia – denunciano Rsu e sindacati – e il contratto integrativo rischia di scomparire dalla scena. I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione, e sono pronti allo sciopero. Mercoledì scorso hanno avuto il primo incontro in Azienda, risolto con un nulla di fatto. «Ora attendiamo la convocazione del prefetto, che ha tempo dieci giorni per il tentativo di riconciliazione – dicono Renato Guerra della Cgil e Michele Bisignano dei Cobas -, sarà molto probabile che dovremo andare allo sciopero». Sindacati e Rsu ieri mattina hanno lanciato l’allarme davanti ai cancelli Sia di via Togni, e hanno precisato che senza il contratto di secondo livello, oltre ai benefici economici decadrà pure la parte normativa che regola il servizio con inevitabili problemi di puntualità. E mentre loro pensano a incrociare le braccia, «Sia otterrà i corrispettivi dalla Provincia anche per i servizi non effettuati durante lo sciopero – aggiunge Foloni -. Avevamo già segnalato l’incongruenza all’ex consigliere provinciale con delega ai Trasporti Diego Peli, ma ci ha risposto che la norma è contenuta nel capitolato sottoscritto nel 2005, e non può farci niente». Almeno fino alle nuove gare di affidamento, previste per l’anno prossimo, sarà così. Insomma, s’incrociano due problemi di difficile soluzione. Il segretario Filt Ivano Panzica constata che l’Agenzia del Tpl ha confermato la mancanza degli 1,2 milioni per la gestione 2018, che si traducono in 700 mila chilometri in meno. Se ogni autista copre in media 38 mila chilometri, vuol dire che tra i 18 e i 20 saranno di troppo. I chilometri verranno recuperati con riduzioni del servizio festivo ed estivo, con attestamenti dei pullman ai capolinea della metro. E la riduzione «avrà un effetto devastante sulle fasce più deboli – denuncia Panzica – in una provincia che vorrebbe potenziare e razionalizzare il Tpl». CON LA NUOVA Giunta Fontana appena insediata sarà difficile che le risorse mancanti arrivino alla svelta, anche con tutta la pressione dei neo eletti consiglieri bresciani. E ora «con il pretesto del taglio l’azienda vuole mettere in difficoltà la trattativa aziendale - sottolinea Carlo Foloni di Fit-Cisl -, bisogna segnalare alle istituzioni che sono a rischio posti di lavoro». Se è così, la situazione rischia di protrarsi per un anno, e per i dipendenti non sarà una bella prospettiva. Per ora confidano nella capacità di mediazione del prefetto Annunziato Vardè, ma se non dovesse funzionare non ci sarà alternativa allo sciopero. D’altronde le casse del Broletto sono a secco. E in Provincia non capiscono neanche perché debbano pensare loro a tappare i buchi mentre la Regione ha avocato a sé le competenze sui trasporti e si è limitata, il 25 febbraio, a concedere l’autorizzazione a svincolare 2,3 milioni da altri capitoli del bilancio del Broletto per destinarli al Tpl. Che hanno permesso di ridurre il deficit da 3,5 a 1,2 milioni. Il resto non si sa dove prenderlo. •

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