Spunta dal canneto la rete per la pesca delle anguille

Il recupero della rete
Il recupero della rete
Il recupero della rete
Il recupero della rete

In gergo tecnico non è una «ghost net», una rete fantasma, ma è altrettanto pericolosa per flora e fauna del lago: è una vecchia «rosta» per la pesca delle anguille, abbandonata da almeno una dozzina d'anni in un canneto di Sirmione e recuperata domenica dal Wwf Bergamo-Brescia, dai volontari dell'associazione Airone Rosso, dalla Polizia provinciale e dalla Polizia locale. In tutto 250 metri di rete e 300 metri di catenaria aggrovigliate al canneto e al cui interno, ormai morti, giacevano intrappolati due volatili (svassi maggiori) e una grossa carpa. Ci sono volute più di due ore per liberare il canneto: «Un'operazione delicata - fa sapere Marcello Fattori, presidente del Wwf Bergamo-Brescia - visto che erano completamente incastrate tra le canne, e non potevamo rischiare di danneggiarle». Tutto il materiale recuperato (rete, catene, piombi e altro) è stato riportato a riva e segnalato alle autorità competenti. Non solo reti fantasma, come quella da 700 metri individuata una settimana fa al largo di Padenghe: la battaglia del Wwf da anni interessa anche le roste, ovvero le vecchie strutture - di fatto dei corridoi in rete e pali che indirizzavano le anguille - utilizzate dai pescatori fino a pochi anni fa, quando venne vietata la pesca all'anguilla. Dal divieto (ancora in vigore) non sono più state utilizzate e quindi abbandonate. «Sono inutilizzabili perché distrutte, a brandelli - spiega Paolo Zanollo, referente locale del Wwf - finiscono in mezzo ai canneti danneggiandoli, un pericolo per la navigazione e per i bagnanti, ma soprattutto per l'ecosistema. Un inquinante costituito da nylon, piombo, ferro e polistirolo che intrappola uccelli acquatici e pesci: un rifiuto da eliminare urgentemente dal lago e dai suoi preziosi canneti». •. A.Gat

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