la spedizione

Ome in Asia alla ricerca della mela perduta

di Simona Duci
Il pool di ricercatori raggiungerà il Kirghizistan per recuperare i semi dell'albero da frutto con un patrimonio genetico risalente a 60 milioni di anni fa. L'obiettivo è innestare la pianta più antica nel mondo in seno agli Orti Botanici: poi sarà studiata dal team di esperti universitari

Nulla è stato lasciato al caso. La spedizione è stata preparata in ogni dettaglio. Nel corso di sette mesi sono stati definiti itinerari, mappe e messi a punto i luoghi da esplorare per ritrovare la mela più antica del mondo. La missione scientifica partita da Ome il 13 agosto mattina, in queste ore sta sorvolando i 7.000 chilometri che separano l’Italia da Manas International Airport di Bishkek capitale del Kirghizistan. Il gruppo di ricercatori vuole recuperare l’eredità più antica del Malus Sieversii, pianta di melo dal Dna raro di 60 milioni di anni fa ritenuta quasi estinta. I semi recuperati verranno innestati negli Orti Botanici di Ome: la gestazione degli alberi da frutto sarà poi monitorata da ricercatori universitari. Una missione nel cuore dell’Asia Centrale che avrà ricadute importanti sulla comunità scientifica mondiale. Repubblica ex sovietica affascinante soprattutto sotto un punto di vista naturalistico, le terre Kirghize saranno protagoniste di un avventuroso viaggio. Che vedrà nove professionisti mettersi in gioco, per la salvaguardia della Biodiversità e per il progresso scientifico.

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Guidati dal botanico di Ome, il cavalier Antonio De Matola, ricercatore delle piante del Libro Rosso, la comitiva è composta anche da Maria Bianchetti che avrà l’incarico di redigere i diari di viaggio e catalogare i dati. Da cinquant’anni, Maria traduce testi, scrive, corregge bozze, porta avanti ricerche, è benzina e motore propulsore degli studi di Antonio. Lo staff contempla anche Cristina Rapino, biologa lariana stregata dagli Orti botanici di Ome che svolgerà un’importate lavoro documentale.

C’è poi Francesca Marchegiano scrittrice e studiosa di Nikolaj Vavilov, lo scienziato russo a cui è stato dedicato il progetto «Eden Forever». Ha pubblicato il libro dal nome esemplificativo Semi monologo che ha debuttato al Teatro Sociale di Como nel 2021, proprio sull’incredibile storia di Vavilov, che dopo questo viaggio avrà un seguito. Partecipa alla missione anche bresciano Giuseppe Palmeri, di formazione scientifica, nell’industria chimica e farmaceutica. Reduce da 60 esplorazioni nel mondo, è forza lavoro indiscussa per il recupero dei campioni.

La professoressa Maria Giulia Monfardini linguista e insegnante di Lograto, supporterà Maria Bianchetti. Il marito Giuliano Aradori è ricercatore di storia medievale e di idiomi locali. Ha pubblicato «Eta de poeta», un libro che raccoglie, poesie e racconti in dialetto. Alcuni musicati da Charlie Cinelli. A lui spetterà la traslitterazione per lo scambio culturale. Deus Ex Machina della spedizione scientifica, è Francesco Folettipresidente di Nagasaki-Brescia kaki tree for Europe-ets. Romantico e abile promotore di progetti sociali e ambientali, predicatore della formula resiliente, ha negli ultimi anni divulgato il messaggio di pace regalando a scuole, associazioni, e comuni l’albero di seconda generazioni di cachi sopravvissuto alla bomba atomica del 1945 in Giappone. 

Bresciaoggi seguirà passo dopo passo la missione scientifica in Asia con un diario quotidiano sulla pagina web. Sull'edizione cartacea saranno proposti focus dedicati ai progressi della spedizione. 

 

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