Spionaggio industriale, la verità degli imputati

di M.P.
Un reparto della Marzoli, azienda nota a livello mondiale
Un reparto della Marzoli, azienda nota a livello mondiale
Un reparto della Marzoli, azienda nota a livello mondiale
Un reparto della Marzoli, azienda nota a livello mondiale

L’accusa è di spionaggio industriale. Secondo la ricostruzione accusatoria gli imputati, a vario titolo, si sarebbero impossessati di documentazione relativa ai macchinari che la Marzoli di Palazzolo realizza nel settore meccanotessile. E questo per costituire un’altra società. Ma, ieri in aula, nel corso del processo contro i cinque imputati, sono state lette dichiarazioni spontanee da tre di loro. E tra quanto emerso, in sintesi c’è un punto fermo degli imputati: «Noi non abbiamo mai tradito». A QUESTO va aggiunto che sempre ieri è stato specificato nel corso della deposizione che l’azienda che si sarebbe voluto coinvolgere, sempre secondo la ricostruzione accusatoria è dedita a macchine per un tipo di lavorazione che viene praticato in una fase successiva a quella della Marzoli che si dedica alle macchine per produrre il filato. Quelle di ieri da parte di ieri quindi sono state dichiarazioni spontanee e il primo a leggerle è stato Silvano Marella che dalla Marzoli era stato messo a capo del team composto per occuparsi della delocalizzazione in Cina dell’azienda del gruppo Camozzi. «Eravamo autorizzati ad acceder a tutti dati tecnico- produttivi» ha spiegato , aggiungendo: autorizzati a scaricare passando attraverso il direttore». E ha concluso, tra l’altro: «mai dato materiale ad altri, mai operato contro gli interessi Marzoli» Quindi Mario Bianchetti ex ad della Marzoli che ha spiegato: «Marzoli» e l’altra azienda con cui si sarebbe dovuto, per l’accusa costituire la società, ma che è estranea alla vicenda giudiziaria: «non sono concorrenti, sono due mondi diversi. Ho lasciato l’azienda in serenità». E ancora: «mai chiesto disegni o file alla Marzoli, mai entrato in possesso del file della Marzoli. Mai avuto alcuna intenzione di produrre modelli o macchine Marzoli». E anche da parte sua la precisazione che «l’altra azienda non è in concorrenza». Il terzo imputato a leggere dichiarazioni spontanee è stato Claudio Locatelli, che ha terminato di lavorare per la Marzoli nel 2007 con la pensione: mai chiesto a nessuno file o immagini». E ha quindi ricordato «gli importanti risultati raggiunti, a livello mondiale sotto la sua direzione tecnica». Ha spiegato che avrebbe potuto produrre macchine senza bisogno di documentazione». Poi è stata la volta di alcuni testimoni. Ne rimane uno che verrà sentito il 10 ottobre. Nell’udienza successiva dovrebbe iniziare la discussione che si annuncia come molto accesa davanti al giudice Cesare Bonamartini.

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