Anche Ponte di Legno si svuota La risposta? Le case popolari

di Lino Febbrari
Pezzo di Ponte di Legno: il piano comunale guarda anche alle frazioni Il territorio  di Ponte di Legno si sta spopolando e serve una correzione di rotta
Pezzo di Ponte di Legno: il piano comunale guarda anche alle frazioni Il territorio di Ponte di Legno si sta spopolando e serve una correzione di rotta
Pezzo di Ponte di Legno: il piano comunale guarda anche alle frazioni Il territorio  di Ponte di Legno si sta spopolando e serve una correzione di rotta
Pezzo di Ponte di Legno: il piano comunale guarda anche alle frazioni Il territorio di Ponte di Legno si sta spopolando e serve una correzione di rotta

Lo spopolamento della montagna non risparmia neppure la capitale turistica della Valcamonica. Nonostante i faraonici investimenti in infrastrutture per lo sci effettuati negli ultimi vent’anni, quelli altrettanto milionari in corso d’opera e l’accresciuta visibilità a livello internazionale che ne è derivata, Ponte di Legno rischia letteralmente di svuotarsi nell’arco di pochi decenni, se non prima. Per cercare di invertire la rotta l’Amministrazione comunale le sta tentando davvero tutte. In particolare vuole trovare il modo di convincere i giovani a restare in paese; e possibilmente portare nuove persone a viverci stabilmente. Lavoro e casa: sono le due condizioni fondamentali per il sindaco Ivan Faustinelli per non far morire la località e per tentare di incrementare il numero dei residenti. Appurato che tra centro termale, nuovi impianti di risalita e strutture alberghiere di prestigio in avanzata fase progettuale, che nell’arco di un quinquennio complessivamente movimenteranno più di 120 milioni di euro, tra qualche tempo da queste parti le occasioni di lavoro non dovrebbero mancare, resta da sciogliere il nodo degli alloggi da rendere disponibili a prezzi calmierati (si ipotizza una somma massima di 200 euro al mese) a quanti decideranno eventualmente di trasferirsi accettando un impiego, e anche ai residenti attualmente in affitto per consentire loro di pagare un canone meno oneroso. «È inutile nasconderci dietro un dito - afferma Faustinelli -, oggi a Ponte le locazioni sono care e non tutti se le possono permettere, men che meno un lavoratore con una busta paga da 1.200 euro. C’è poi la questione che gli appartamenti sul mercato vengono utilizzati principalmente per affitti settimanali o stagionali. A questo punto arriva la nostra idea: creare alcune decine di unità immobiliari da rendere disponibili non solo ai futuri dipendenti di terme, seggiovie, alberghi e altro, ma anche ai nostri concittadini magari in difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Il massimo - aggiunge il primo cittadino - sarebbe intervenire, ristrutturandoli, su vecchi fabbricati all’interno delle frazioni, che da un lato ci permetterebbe di farle rivivere e dall’altro di riqualificare il patrimonio urbanistico esistente». «Mi rendo conto però - osserva realisticamente - che questo sarebbe complicato, perché i costi sarebbero molto elevati. Sia perché dovremmo acquistare gli immobili, sia perché la ristrutturazione costa molto più che la costruzione ex novo». Abbandonato il sogno di una sorta di «albergo diffuso» tra i borghi che compongono il Comune, visto soprattutto che i costi sarebbero maggiori dei benefici, la giunta ha così deciso di commissionare a un tecnico la progettazione del restauro di due stabili (l’ex asilo di Pezzo e l’ex caserma dei carabinieri di via Trento, nel capoluogo) e a un architetto lo studio di fattibilità per la realizzazione di nuove abitazioni in un’area di proprietà pubblica. Per ora conti non ne sono stati fatti, ma sicuramente serviranno diversi milioni di euro per dar corpo alle decine di appartamenti immaginati dal sindaco. «Contiamo di finanziare questo progetto con risorse proprie, probabilmente col prossimo riparto dei Fondi per i Comuni di confine - conclude Faustinelli -, e in parte partecipando ai bandi del Pnrr che riguarderanno l’housing sociale e progetti simili al nostro». •.

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