Bernardi torna in pista e rassicura gli elettori

di Lino Febbrari
Giovan Battista Bernardi ci riprovaUna veduta della frazione di Demo
Giovan Battista Bernardi ci riprovaUna veduta della frazione di Demo
Giovan Battista Bernardi ci riprovaUna veduta della frazione di Demo
Giovan Battista Bernardi ci riprovaUna veduta della frazione di Demo

Costretto a dimettersi nel febbraio dello scorso anno, dopo essere finito ai domiciliari per una vicenda di presunti appalti pilotati, Giovan Battista Bernardi ha deciso di ricandidarsi a sindaco di Berzo Demo a capo del gruppo «Orizzonte Comune», lo stesso che l’ha accompagnato nella prima metà del suo mandato interrotto dalla magistratura. All’indomani della scelta («ponderata e fatta su impulso e in accordo con gli amici e sostenitori che non hanno mai nutrito alcun dubbio sul mio operato, e mi hanno rinnovato la fiducia») ha inviato una lettera aperta a tutte le famiglie per fare chiarezza su alcuni aspetti del suo ritorno in campo. «Purtroppo girano troppe chiacchere e maldicenze - premette a Bresciaoggi il candidato - e quindi, insieme a tutti coloro che saranno al mio fianco in questa nuova sfida, ho ritenuto opportuno rendere partecipe la popolazione dei motivi che mi hanno indotto a ripresentarmi. Sgombero subito il campo da una insinuazione per nulla corretta: l’ipotesi secondo la quale non potrei candidarmi: la legge su questo aspetto è molto chiara, ed è successo nel recente passato anche con altri sindaci della Valcamonica. L’intento di questo nostro scritto, in una logica di trasparenza e lealtà - aggiunge Bernardi rimarcando con forza le parole - è appunto quello di smentire i pettegolezzi e chiarire il fatto che gli elettori troveranno il mio nome sulla scheda perché ciò è pienamente legittimo, ancorato a solidi principi del nostro ordinamento giuridico». La presunta decadenza nell’eventualità di una sentenza sfavorevole? Il prossimo 7 giugno in Tribunale a Brescia si terrà la prima udienza del processo che vedrà alla sbarra, insieme a Bernardi, Piermario Arrighini (Centrale unica di committenza Area vasta Brescia), Aldo Bonomelli (titolare di un’impresa edile di Saviore), Fedele Bernardi (responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune) e Paolo Scelli (segretario comunale). Il dibattimento potrebbe portare a una condanna dell’ex primo cittadino, che al riguardo sostiene di essere certo dei suoi comportamenti. Dopo l’annuncio della sua candidatura, nel capoluogo Berzo e nelle frazioni Demo e Monte un interrogativo è sulla bocca di tutti: nel caso di un verdetto negativo decadrebbe dalla carica e il Comune verrebbe nuovamente commissariato? «Anche su questo punto va fatta chiarezza - afferma Bernardi -: innanzitutto nell’immediato non ci sarà una sentenza come sostenuto dalle malelingue, ma il procedimento durerà anni. Sono poi felice perché potrò finalmente dire la mia, ribadire la mia innocenza e quella delle persone con me coinvolte. La risposta al quesito? Anche qui parla la legge che dice, e siamo certi al 100% avendo consultato uno stuolo di legali, che anche se fossi eletto e successivamente condannato non decadrei e allo stesso tempo non tornerebbe il commissario prefettizio, perché questa tipologia di reato non rientra tra quelle che fanno scattare la decadenza di un amministratore pubblico». Naturalmente - aggiunge - «spero di essere assolto come lo sono stato in quattro processi in 8 anni, ma se fossi ritenuto colpevole di reati che in coscienza so di non aver commesso proseguirei il mio impegno al servizio della comunità». •.

Suggerimenti