Gli alpini sul campo e nei lager La memoria diventa videoclip

di Luciano Ranzanici
Cristian  Patarini ritranno nella «copertina» del suo videoclip dedicato ai parenti e agli alpiniFelice BonavettiMaurizio  Patarini
Cristian Patarini ritranno nella «copertina» del suo videoclip dedicato ai parenti e agli alpiniFelice BonavettiMaurizio Patarini
Cristian  Patarini ritranno nella «copertina» del suo videoclip dedicato ai parenti e agli alpiniFelice BonavettiMaurizio  Patarini
Cristian Patarini ritranno nella «copertina» del suo videoclip dedicato ai parenti e agli alpiniFelice BonavettiMaurizio Patarini

Esistono tante modalità per fare memoria, ma indubbiamente una musica e una canzone, in questo caso quasi un inno, hanno un impatto maggiore e una possibilità di diffusione più ampia; semplicemente per la facilità di ricordare una melodia. Lo sa bene Cristian Patarini da Losine, il giovane «boss» dell’orchestra omonima nonchè studente della Libera Accademia di musica Vivaldi di Darfo, il quale appunto da musicista ha voluto fare un omaggio a due suoi parenti che, da combattenti nelle due guerre, hanno vissuto decisamente la parte peggiore del Novecento: Maurizio Patarini, il bisnonno, e Felice Bonavetti, il prozio, adamellino il primo e alpino ed ex internato nel secondo conflitto mondiale il secondo. Pochi giorni fa è approdato in rete non solo un brano musicale, ma per rendere il tutto ancora più accattivante aumentandone la presa addirittura un videoclip: è intitolato «Occhi alpini», è stato realizzato dalle edizioni musicali Caramba e musicato dall’autore/cantante insieme a Paolo Bolletinari e al videomaker Michele Grecchi, titolare della Michele Grecchi factory. Con la sua canzone in realtà, già molto ascoltata e condivisa attraverso i social e pure rilanciata tra un pubblico più tradizionale da alcune emittenti televisive regionali, l’autore intende rendere omaggio in generale agli alpini, anche se la dedica particolare va proprio ai suoi due parenti per i quali nutre una specie di venerazione. Maurizio Patarini, classe 1893, aveva combattuto sull’Adamello nel quinto reggimento alpini, 52esima compagnia del glorioso battaglione Edolo, reparto mitraglieri. Era portaordini del comando e doveva attraversare le linee nemiche, e in una di queste missioni venne travolto da una slavina con il suo gruppo. Prima aveva preso parte a diverse azioni di guerra dormendo nelle trincee e combattendo il nemico, il gelo e i pidocchi. Venne ferito alla gamba sinistra, a un soffio dall’arteria femorale, da una scheggia che conservò nel corpo per tutta la vita. Congedato il 14 giugno 1920, venne insignito di medaglie e dell’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto. Felice Bonavetti, classe 1918, nativo di Tu di Vezza d’Oglio, ha a sua volta combattuto nella seconda divisione alpina Tridentina del battaglione Edolo sul fronte greco albanese e su quello russo. Catturato il 22 gennaio 1943 e imprigionato venne condannato alla fucilazione: il sergente degli alpini vezzese cadde a terra davanti al plotone ma le pallottole colpirono il soldato che gli stava accanto e Bonavetti rimase così per due giorni sotto i cadaveri riuscendo infine a fuggire dal campo di concentramento durante la notte. Rimpatriato il 25 novembre 1945, rimase per qualche tempo in uno stato di prostrazione tale da non riuscire a ricordare dove abitasse. Dopo il congedo ricevette la Croce al merito, ma degli orrori della guerra non volle mai parlare con i suoi familiari. Cristian ha sempre avuto una grande ammirazione per i due parenti alpini e per quattro mesi si è dedicato totalmente a scrivere le parole e la musica del suo brano. Il videoclip è stato girato attorno al sacrario del Tonale e all’interno del Museo della Guerra bianca di Temù, e ora il giovane musicista, ha 27 anni, vorrebbe donarlo al presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero in occasione del 57esimo Pellegrinaggio in Adamello e del centesimo di fondazione della sezione di Valcamonica.•.

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