La spina di Montecampione «Mancano i fondi dei privati»

Il futuro della stazione sciistica di Montecampione è sempre al centro del dibattito politico e amministrativo
Il futuro della stazione sciistica di Montecampione è sempre al centro del dibattito politico e amministrativo
Il futuro della stazione sciistica di Montecampione è sempre al centro del dibattito politico e amministrativo
Il futuro della stazione sciistica di Montecampione è sempre al centro del dibattito politico e amministrativo

Le poche gocce dei giorni scorsi non sono servite a nulla, e la scarsità di precipitazioni e di neve sui monti iniziano a creare preoccupazioni ad Artogne: basta guardare alla gestione degli acquedotti. Così come rimangono molti punti interrogativi sulla questione impianti di Montecampione. I due problemi hanno tenuto banco nell’ultima seduta consiliare di febbraio, convocata per approvare il bilancio di previsione e il piano triennale delle opere pubbliche. Per quanto riguarda la rete idrica, unitamente alla postazione di una voce di 250mila euro per tentare di far fronte alla prevedibile carenza d’acqua è finita al centro la questione dell’Ato. Col capogruppo di maggioranza che, nel far presente le lungaggini legate al riconoscimento dell’ambito camuno, ha pure espresso qualche perplessità sulla «capacità di gestione delle acque» da parte della società Servizi idrici di valle affermando che «la Siv è molto indietro rispetto ad Acque bresciane e non possiamo aspettare vent’anni», ha affermato Lino Ravelli. L’avvisaglia di un cambio di rotta? Di certo la siccità rischia di creare qualche problema non solo idrico. Passando a Montecampione e all’attuazione del Patto territoriale di sviluppo turistico, nel dibattito è emersa la complessità della situazione. Per acquisire le seggiovie il Comune non intende mettere sul piatto altri soldi oltre quelli assegnati per partecipare al contributo regionale. «I privati non possono starsene fuori - è stato dichiarato - il Comune ha fatto tutto quello che poteva, ora la palla passa ad altri». Come dire: i quasi 5 milioni e 700mila euro contemplati nel Patto territoriale in aggiunta ai 7.482.950 messi sul tavolo dalla Regione devono arrivare da qualche altra parte, non dall’ente pubblico. Da chi non è stato detto, ma bisognerà fare chiarezza, considerato che proprio nello schema del piano attuativo si precisa che «Artogne in qualità di soggetto attuatore, la Comunità montana come cofinanziatore e centrale unica di committenza, i Comuni di Darfo Boario, Gianico, Piancamuno e Rogno come soggetti sottoscrittori, si impegnano a sostenere gli oneri di cui ai piani finanziari riportati nelle schede di intervento». Schede che riguardano le seggiovie Beccherie, Secondino e Longarino. «La situazione è molto complessa e se non possiamo mettere a repentaglio l’ente pubblico - ha chiuso la sindaca Barbara Bonicelli -. Faremo di tutto per dar vita a un percorso di lunga prospettiva che possa tutelare tutti». •. D.Ben.

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