Una casara di successo nel paese in disarmo

di Lino Febbrari
Paisco Loveno: Debora Gelmi e Giacomo MoreschettiLa casara di Paisco mostra una parte della sua produzione
Paisco Loveno: Debora Gelmi e Giacomo MoreschettiLa casara di Paisco mostra una parte della sua produzione
Paisco Loveno: Debora Gelmi e Giacomo MoreschettiLa casara di Paisco mostra una parte della sua produzione
Paisco Loveno: Debora Gelmi e Giacomo MoreschettiLa casara di Paisco mostra una parte della sua produzione

«Diciamo che è stata una scommessa azzardata, nel senso che venivamo da mondi completamente diversi, e ci siamo lanciati in quello dell’agricoltura un po’ così. Non dico che fosse un salto nel buio, però qualche remora l’avevamo». Per Debora Gelmi e il compagno Giacomo Moreschetti, la scommessa che sei anni fa ritenevano azzardata è stata vincente e, soprattutto, ha permesso alla giovane coppia di continuare a vivere nel meno popolato Comune della Valcamonica. A Paisco i due hanno avviato un’azienda agricola, «La Genziana», e Debora in particolare, dopo qualche titubanza iniziale e un breve apprendistato, si è rivelata molto abile come casara e nel gestire il piccolo caseificio ricavato al piano terra del municipio, dove trasforma il latte in prelibati prodotti a chilometri zero. «Abbiamo un nutrito gruppo di acquirenti, che consideriamo più degli amici che dei clienti - spiega la donna -, e anche questo ci aiuta ad affrontare gli ostacoli con uno spirito positivo e con maggiore energia». All’inizio, dicevamo, non è stato facile per Debora intraprendere questa attività. «Perché gli animali li conoscevo, ma non avevo mai avuto a che fare con mucche e stalle; non sapevo tantissime cose che ho scoperto man mano. Ho dovuto per così dire “andare a scuola” e, soprattutto, imparare come si producono formaggi e burro. È andata bene grazie alle attrezzature che oggi ci sono e che facilitano l’approccio alle lavorazioni rispetto ai tempi dei nostri nonni». OGNI GIORNO Debora non si occupa solo del caseificio ma deve gestire anche casa e famiglia. «Le giornate solo lunghe e molto dure - ammette -. Inizio al mattino presto dopo che Giacomo ha munto le vacche. Tolgo il latte dalle vasche refrigerate e lo metto nel paiolo di rame per portarlo alla temperatura necessaria alla caseificazione. A seconda delle richieste decido se devo produrre formaggelle o formaggio da stagionare. Procedo col tritare la cagliata, metterla nelle fustelle, che vanno poste sull’apposito tavolo a sgocciolare, e poi effettuo la salatura delle forme. Poi devo pulire a fondo tutte le attrezzature e gli spazi di lavoro, preparare i prodotti per la consegna e finalmente posso tornare a casa...a fare la mamma e la moglie». I dati delle organizzazioni sindacali di categoria dicono che negli ultimi anni, anche se in numero non elevato, i giovani si stanno avvicinando all’agricoltura. «Secondo me è una scelta fatta ancora da pochi per il troppo tempo che questo lavoro toglie ad altre priorità dei giovani: ritrovarsi con gli amici piuttosto che andare in vacanza sono cose che vanno un poco accantonate se si decide di impegnarsi in questo settore». Nonostante tutto Debora è felice della scelta fatta. «Non mi trovo assolutamente pentita - dice alzando leggermente il tono di voce - e devo ringraziare la mia famiglia, che non mi ha ostacolato e mi ha supportato in questi anni, l’amministrazione comunale di Paisco, che mi ha concesso una struttura adeguata alle normative vigenti, e la Coldiretti, il mio sindacato, per il grande appoggio a livello burocratico e nella tenuta della contabilità». •

Suggerimenti