Valtrompia, un’autostrada «fatta a mano»

di Cinzia Reboni
Nel fotoinserimento grafico: il viadotto che porterebbe all’imbocco della galleria autostradale
Nel fotoinserimento grafico: il viadotto che porterebbe all’imbocco della galleria autostradale
Nel fotoinserimento grafico: il viadotto che porterebbe all’imbocco della galleria autostradale
Nel fotoinserimento grafico: il viadotto che porterebbe all’imbocco della galleria autostradale

Chissà se impiegherà più tempo la giustizia amministrativa lumaca a pronunciarsi sull'ennesimo ricorso contro l'opera, o le trivelle tartaruga dell'impresa a scavare la galleria del raccordo autostradale della Valtrompia. DI CERTO sarà una sfida tra bradipi. Già, perché accantonata la veloce «talpa» meccanica, probabilmente per questione di contenimento del budget, il tunnel di 3,5 chilometri sarà realizzato con «sistemi tradizionali». Il buco avanzerà di 80 centimetri al giorno, il che significa che serviranno più di 12 anni per rivedere la luce. La circostanza, emersa a margine del recente vertice in Broletto con Anas e il costruttore Salc, è stata sollevata anche ieri dal Comitato No Autostrada: «Il rischio è che ad un certo punto finiscano anche i soldi e l’opera resti ferma a metà», ha sottolineato il portavoce del comitato, Sergio Aurora. Sul tavolo anche un nuovo ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar di agosto che aveva respinto l’istanza del Comitato in merito alla Valutazione di impatto ambientale dell’opera, scaduta da 17 anni. Per i giudici di via Zima, infatti, «il progetto è ridimensionato rispetto al precedente» e quindi, avendo un impatto minore, «la Via può essere applicata anche alla nuova infrastruttura». «In realtà - spiega l’avvocato Pietro Garbarino - il Tar ha sbagliato completamente la prospettiva. Noi non ci riferiamo all’Autostrada della Valtrompia, che peraltro non esiste più, ma chiediamo di conoscere se la nuova opera sia effettivamente dotata di una Via efficace, atteso che stiamo parando di un’infrastruttura assai diversa dall’originaria». In questa gara di interpretazioni, «Anas trucca le carte quando dice che questa è la “metà della torta”, e che prima o poi verrà realizzata anche l’altra mezza. Mentre nel progetto originario si parlava di raccordo autostradale, quel che è rimasto oggi è una strada extraurbana di collegamento. Non stiamo più parlando di un cigno, ma di una gallina, che avrà pur sempre la sua dignità ma è un uccello completamente diverso, sicuramente meno pregiato». INTANTO in Valtrompia le ruspe non sono ancora arrivate. Ad oggi sono stati ultimati i carotaggi e si stanno predisponendo le opere preparatorie di cantiere, ma i lavori «veri», previsti a fine estate, sono ormai slittati quasi sicuramente alla primavera 2020. Il progetto definitivo, non ancora depositato, dovrà essere autorizzato da Ministero alle Infrastrutture e Cipe, e si potrebbe quindi iniziare a lavorare solo sui tratti rimasti invariati rispetto al progetto iniziale, al netto delle varianti chieste dai sindaci. Nel frattempo partirà una «campagna di sensibilizzazione attraverso mozioni da presentare in Consiglio provinciale e nei Comuni per sollecitare alternative nell’ottica della mobilità sostenibile - spiega Aurora - come potrebbe essere il prolungamento del metrobus fino a San Vigilio». Anche i cittadini verranno coinvolti attraverso assemblee pubbliche informative: la prima è in programma il 13 dicembre nell’auditorium della scuola media di San Vigilio di Concesio. •

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