Condotta sublacuale Ispezione nella bufera

Sono stati più veloci i tecnici della Drafinsub a monitorare tutta la condotta sublacuale da Toscolano a Torri del Benaco rispetto a una semplice mail di risposta, rimbalzata da un ufficio all'altro per 25 giorni. E arrivata a tempo ormai scaduto. La richiesta era partita il 7 aprile, quando i sindaci di Montichiari e di Gavardo avevano chiesto alla Provincia di poter affiancare con tecnici specializzati nominati dai Comuni gli esperti incaricati dell'intervento da Acque Bresciane, società in house della quale il Broletto detiene una quota significativa. Il perchè è presto detto. Secondo Marco Togni e Davide Comaglio «l'annosa questione del sistema di depurazione del Garda, e di conseguenza gli impianti ipotizzati a Gavardo e Montichiari, sono strettamente legati al reale stato di conservazione della condotta sublacuale. In questi anni si è detto tutto e il contrario di tutto, soprattutto dell’anomala presenza di batteri “alieni” relazionati dalla moglie del professor Giorgio Bertanza, docente dell’Università di Brescia, lo stesso a cui è stato commissionato lo studio relativo al confronto tra le varie ipotesi progettuali», hanno più volte ribadito i sindaci. L'ipotetico cattivo stato dell'infrastruttura, che ha dato origine al progetto del mega depuratore, «è smentito dalle risultanze delle ispezioni del 2021 – affermano Comaglio e Togni -. È necessario che anche le Amministrazioni, che peraltro hanno fatto ricorso in opposizione alla scelta di abbandonare urgentemente la condotta sublacuale, giungano a piena ed attualizzata cognizione di causa attraverso l’esame dello stato di fatto. La società Acque Bresciane ha perduto ogni requisito di terzietà, non solo in relazione alla propria posizione di controinteressata nei pendenti ricorsi, ma anche quando ha sottoscritto con il commissario straordinario uscente la convenzione per eseguire l’attività di progettazione ed esecuzione del nuovo collettore fognario». La domanda dei sindaci si è però arenata nei meandri del Broletto, visto che la risposta del presidente Samuele Alghisi è arrivata tre settimane dopo. «Siamo stati informati che la richiesta doveva essere indirizzata ad Acque Bresciane – spiegano Marco Togni eDavide Comaglio -, ma allo stesso tempo Alghisi ci ha assicurato di aver parlato con il direttore della società, che aveva dato garanzia affinchè le nostre istanze sarebbero state adeguatamente attenzionate». Lo stesso giorno, venerdì 29 aprile, la richiesta veniva girata all’utility. Ieri il sollecito. E stavolta la risposta è arrivata a stretto giro di posta: «le operazioni si sono concluse proprio oggi – scrive il direttore generale Paolo Saurgnani -, e per motivi di sicurezza l'accesso alle attività di ispezione è stato limitato e riservato al solo personale della Drafinsub». Ma «come già avvenuto in precedenza, Acque Bresciane metterà a disposizione sul sito la relazione dell’ispezione». «È un comportamento che ci lascia sconcertati – scrivono Togni e Comaglio in una nota -. Ci sentiamo presi in giro. Perchè la Provincia che dovrebbe rappresentare tutti i Comuni ha atteso 22 giorni per risponderci? Perché il presidente Alghisi ci ha detto di aver già informato il direttore dell’utility e che lo stesso aveva dato assicurazioni, quando invece le operazioni di ispezione erano già in corso? Perché non ci è stato concesso di “salire a bordo” a garanzia della massima trasparenza? Cosa hanno da nascondere? Forse la condotta è ancora in buono stato e non è necessario sprecare soldi pubblici?». «Saremo costretti ad impegnare risorse per effettuare i controlli della situazione, in vista della Vas che, a questo punto, è quanto mai necessaria», concludono i sindaci, che annunciano l'ennesima battaglia legale: «ci rivolgeremo alle autorità». •. C.Reb.

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