Incognite del Pianerino «Servono analisi mirate»

•• Le tre discariche del Sin Caffaro in Franciacorta restano al centro del dibattito. Dopo la presa di posizione dei sindaci di Passirano, Castegnato e Ospitaletto, è ancora una volta Legambiente ad invocare una soluzione definitiva di quello che viene definito «un cancro» per il territorio. Per quanto riguarda la Vallosa, «sostenere che la copertura è il primo step della messa in sicurezza è un’affermazione totalmente falsa perché il progetto non c’è, non esiste e neppure pensato - scrive Legambiente in un documento -. Tanto che lo stesso prefetto sostiene che “un progetto di messa in sicurezza consistente in una attività di bonifica e di totale eliminazione del rischio va presentato e fatto approvare dal Ministero, per poi procedere all’appalto dei relativi lavori”». La copertura dei rifiuti con il capping «non serve neppure a metterli in sicurezza, perché l’acqua, filtrando nel terreno, continuerà comunque a disperdere i veleni nella falda anche profonda, dove purtroppo è già stata riscontrata la presenza del Pcb. Non basta “mettere un tappeto“ sopra i rifiuti, semplicemente per nasconderli». Secondo il presidente del Circolo Legambiente Franciacorta, Silvio Parzanini, e di Paola Ferrari, curatrice delle azioni legali promosse dall’associazione attraverso diffide, esposto in procura e segnalazione alla Corte dei conti, «non è accettabile che i sindaci spendano le risorse in interventi inutili. Se servono più soldi per bonificare davvero l’area, bisogna chiederli e costruire le condizioni perché vengano assegnati». Proprio nei giorni scorsi Arpa - rispondendo ad una richiesta di Legambiente, che segnalava come al Pianerino di Castegnato le operazioni di messa in sicurezza dei rifiuti presenti, avvenute negli anni ’90, consistono nel loro posizionamento in un sarcofago di cemento armato di piccolissime dimensioni, 5 metri per 10, privo di copertura - ha ribadito che «l’area ha la necessità di essere sottoposta alle indagini di caratterizzazione, che consistono in indagini esplorative dirette, come scavi e sondaggi, e indirette (indagini geofisiche) sulle matrici rifiuti, suolo, sottosuolo e acque sotterranee. La sola presenza del piezometro 12 - scrive Arpa - non è infatti sufficiente a garantire un adeguato livello di conoscenza del sito e delle sue possibili conseguenze sull’ambiente, così come non è purtroppo dirimente un sopralluogo per chiarire l’eventuale contaminazione delle matrici ambientali sottostanti, in quanto è necessario effettuare campionamenti con opportuni mezzi, non in dotazione a questa Azienda». Dall’Arpa arrivano nuovi riscontri anche in merito alla Vallosa di Passirano. «Dalle relazioni tecniche semestrali - l’ultima campagna di monitoraggio è stata svolta a novembre 2020 - non si rilevano significativi peggioramenti della situazione di contaminazione delle acque sotterranee. La contaminazione è principalmente individuata nel piezometro Pz30SW, che interessa la falda “sospesa” presente a circa 25 metri dal piano campagna, con contaminazione da Pcb, manganese e nichel. Nei precedenti campionamenti del 2019 erano stati rilevati anche clorobenzeni e idrocarburi». •.

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