grandi figure del Novecento

La storia di Giovanni Foglia, da Pompiano alla trasformazione di Rozzano

di Riccardo Caffi
Nato nella Bassa bresciana il 20 marzo di 100 anni fa, vero capopopolo per i braccianti durante la Resistenza ed è stato il sindaco che ha trasformato il Comune di Rozzano in città.
Giovanni Foglia con il figlio Giuseppe
Giovanni Foglia con il figlio Giuseppe
Giovanni Foglia con il figlio Giuseppe
Giovanni Foglia con il figlio Giuseppe

A Rozzano, in provincia di Milano, hanno dedicato una piazza a Giovanni Foglia, ma gli hanno intitolato pure il Centro anziani e lo ricordano ancora come il sindaco che dal 1960 al 1985 ha guidato la trasformazione del paesino diventato città. Giovanni era nato il 20 marzo di 100 anni fa in una cascina di Pompiano e nella Bassa, dove tornava ogni anno, rimangono tanti cugini.

Il lavoro nei campi

«Figlio di braccianti, mio padre abitava con tutta la famiglia in una stanza di fianco alla stalla - ricorda il figlio Giuseppe, candidato sindaco del centrosinistra a Rozzano, in occasione del centenario -. Si sfamavano con quello che riuscivano a mettere insieme dalla mattina alla sera». Venne avviato al lavoro nei campi, ma dato che era mancino e non riusciva a imbracciare la falce in modo adeguato, il papà Angelo gliene costruì una piccola con l’impugnatura al contrario. La mattina il piccolo contadino andava a piedi alla scuola del paese e il pomeriggio andava nei campi.

La domenica faceva il garzone di un venditore di croccanti e torroni per portare a casa qualche soldo. Quando a Pompiano e nella Bassa divenne troppo difficile trovare lavoro, la famiglia Foglia, caricate le poche cose su un carretto, si trasferì in una cascina a Merlino, tra Melzo e Paullo. «Le condizioni di lavoro erano massacranti - continua Giuseppe Foglia -. Le umiliazioni subite dai contadini da parte dei capibastone insopportabili. Le squadracce fasciste giravano casa per casa con manganello e olio di ricino».

Dalla Resistenza alla Liberazione

Gianni iniziò a ribellarsi, a organizzare i primi scioperi dei contadini riunendoli clandestinamente. Per sfuggire all’arruolamento nella Rsi si nascose nei casolari e nei boschi lungo l’Adda e fu attivo nella Resistenza fino alla Liberazione. Una vita itinerante Funzionario della Federbraccianti a Melzo, dopo la guerra entrò nell’apparato del Partito comunista italiano e «in quegli anni conobbe Maria, mia mamma, sposata nel 1952. Era il primo matrimonio civile e creò grande clamore».

A Merlino fece il sindaco, poi nel 1960 accettò l’indicazione del partito di trasferirsi con la famiglia a Rozzano, che allora contava poco più di 5.000 abitanti. «La sua vita in questa città fa parte dei ricordi di molti - conclude il figlio -. Io voglio mettere in risalto le sue radici umili, il suo coraggio, la sua determinazione, la sua dignità. Sono passati 100 anni da quel 20 marzo 1924 e io vado sempre orgoglioso della storia del mio papà».

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