Lo scandalo targato Wte I troppi anni impossibili dei cittadini sotto assedio

di Flavio Marcolini
Elisabetta  Ferrari e Gianni Ravelli: due dei testimoni della convivenza impossibile con la Wte
Elisabetta Ferrari e Gianni Ravelli: due dei testimoni della convivenza impossibile con la Wte
Elisabetta  Ferrari e Gianni Ravelli: due dei testimoni della convivenza impossibile con la Wte
Elisabetta Ferrari e Gianni Ravelli: due dei testimoni della convivenza impossibile con la Wte

Elisabetta Ferrari e Gianni Ravelli, marito e moglie, vivono a pochi passi dalla Wte, l’azienda di Calcinato al centro dello scandalo dei gessi di defecazione zeppi di veleni smaltiti per anni nei campi, e oggi hanno molto da dire su quelle «lavorazioni». «Abbiamo vissuto per anni avvertendo spesso un fortissimo bruciore agli occhi e alla gola, intere nottate a non dormire - racconta Gianni -. Dal 2003 i miei bambini si svegliavano di notte, soprattutto in estate, a causa di miasmi irrespirabili, con porte e finestre chiuse, e l’elevato tasso di allergie da queste parti non è casuale». «Dietro casa - aggiunge Elisabetta - abbiamo un piccolo terreno dove un tempo in estate ci ritrovavamo con amici e parenti: non abbiamo più potuto farlo perché l’aria era irrespirabile e gli invitati scappavano. Ricordo nell’agosto 2015 una festa con bambini amici dei nostri che erano arrivati dal Garda. Fu sconvolgente vederli andar via poco dopo: i genitori preoccupati vennero a prenderli chiedendoci cosa succedeva e offrendoci sostegno e solidarietà. Dopo pochi giorni ci trovammo in casa di un vicino, eravamo in cinque. Nacque il Comitato e non abbiamo più mollato, fino al risultato di lunedì». In una lunga lettera aperta descrive cosa è successo «nelle notti da fine primavera a inizio autunno per più di 20 anni» Eleonora Tonni: «Alla stessa ora, come un orologio svizzero, iniziava a penetrare da qualsiasi apertura un odore acre, irrespirabile, che ci svegliava e non permetteva più di dormire. Quante volte in questi anni mio marito e io, ma credo tutti gli abitanti di questa zona, ci siamo chiesti se fosse giusto che i nostri figli vivessero in simile degrado. Come tutelarli? L’unica soluzione che avevamo trovato noi era quella di dormire altrove: fare la spola tra casa nostra e un b&b, o affittare un appartamento in un’altra località». «Tutti noi abbiamo tentato di dialogare inutilmente col proprietario dell’azienda - aggiunge -. Quante richieste di aiuto andate a vuoto! Quante risposte assurde dagli enti di controllo: l’azienda deve lavorare; l’azienda ha avvisato che avrebbe causato miasmi. E il nostro diritto a respirare? Chi avrebbe dovuto tutelarlo?».•.

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