Mozione bocciata
Niente moratoria
sulle discariche

di Cinzia Reboni
La manifestazione di protesta contro l’apertura della discarica Castella appena autorizzata dalla Provincia di Brescia
La manifestazione di protesta contro l’apertura della discarica Castella appena autorizzata dalla Provincia di Brescia
La manifestazione di protesta contro l’apertura della discarica Castella appena autorizzata dalla Provincia di Brescia
La manifestazione di protesta contro l’apertura della discarica Castella appena autorizzata dalla Provincia di Brescia

Dall’inquinamento industriale all’allarme depurazione il Governo è pronto a varare un piano di stretta sorveglianza sulle sovrapposte criticità ambientali della nostra provincia, ma non ci sarà l’auspicato blocco di cinque anni per le nuove discariche.

LA MOZIONE sulla moratoria presentata da LeU e Pd è stata respinta ieri dalla Camera, che ha invece approvato il testo del M5S con il supporto della Lega. È dunque sfumata a sorpresa la possibilità di votare una sola risoluzione bipartisan, come avvenuto un anno fa in Parlamento e come accaduto ad ottobre in Provincia. Eppure le due mozioni presentavano molti punti in comune, ad eccezione dello stop fino al 2023 degli impianti di smaltimento. Una delusione per amministratori e popolazioni dei territori soffocati dai rifiuti. Tuttavia Brescia entra nella lista delle emergenze ambientali nazionali del Governo. La mozione della maggioranza chiede di predisporre una mappatura delle aree esposte a inquinamento diffuso e dei siti contaminati «fantasma», ovvero i comparti industriali dismessi prima degli anni ’80. Impegna inoltre l’esecutivo a varare un decreto che consenta alle Regioni di applicare il fattore di pressione, il vincolo che impedisce di aprire nuove discariche o ampliare quelle esistenti in zone già oberate da carichi di rifiuti, come Montichiari. Il decreto darebbe forza di legge nazionale al provvedimento già applicato in Lombardia, disarmando tutti i ricorsi, compreso quello dell’Aib. Il Governo dovrà anche rendere pubblici gli studi epidemiologici sulla popolazione residente nelle aree in ostaggio dell’inquinamento, con particolare riferimento all’incidenza dei tumori, e promuovere un’indagine sull’epidemia di polmonite per stabilire un eventuale nesso ambientale. La mozione impone anche di accelerare i tempi sul progetto di depurazione del Garda, trovando soluzioni a basso impatto che, come osservato da Alberto Zolezzi (5Stelle), primo firmatario del documento, «non riversino tutto il carico di acque nere sul Chiese, un fiume già compromesso». Il testo votato porterà il ministero dell’Ambiente a mappare le fonti di inquinamento atmosferico per imporre una riduzione delle emissioni industriali, con particolare attenzione «verso la produzione dell'acciaio, individuata appunto tra le principali problematiche ambientali per la provincia di Brescia. Da questo comparto arrivano le principali emissioni di diossina», ha sottolineato in aula Zolezzi. Nel testo approvato non figura la richiesta di ampliare i confini del Sin Caffaro e di potenziare le risorse per le bonifiche. Circostanza che, unita alla mancata moratoria sulle discariche, fa dire al consigliere regionale Pd Gianantonio Girelli che la mozione rischia di diventare un’arma contro l’inquinamento caricata a salve. «Avremmo preferito che le divisioni di parte non interferissero su una battaglia che deve vedere tutte le forze politiche bresciane impegnate a fare la loro parte - osserva -. Il nostro territorio ha già dato troppo in termini di sfruttamento ambientale».

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