le indagini

Evade dai domiciliari: il rapinatore seriale (e improvvisato) di Ghedi finisce in prigione

di Mario Pari
L'uomo che il 6 febbraio ha preso di mira quattro esercizi commerciali non ha rispettato le misure cautelari
Un'immagine tratta dal video diffuso dai carabinieri
Un'immagine tratta dal video diffuso dai carabinieri
Il filmato dei carabinieri

Non ha rispettato le misure cautelari degli arresti domiciliari ed è stato portato in carcere dai carabinieri della Stazione di Ghedi. L'uomo, un28enne residente nel paese della Bassa bresciana e ritenuto responsabile di rapina e tentata rapina ai danni di quattro esercizi commerciali, è evaso nelle prime quarantottore dalla disposizione ai domiciliari eseguita ieri, 8 marzo. 

Il 28enne è stato portato quindi nella casa circondariale “Nerio Fischione” di Brescia.

I fatti

Quattro tappe in un pomeriggio. Non si vedono nemmeno al Giro d’Italia. In quattro ore, poi, è da veri professionisti. Il problema è che l’unica cosa in comune con il ciclismo è la bicicletta usata dal rapinatore per spostarsi tra un colpo e l’altro. E di professionismo non c’è proprio nulla, nemmeno dal punto di vista criminale. Ma è comprensibile che quattro rapine in altrettante ore nello stesso Comune, Ghedi, avessero portato a una più che legittima preoccupazione e allarme sociale non solo tra le vittime.

I colpi e le indagini

Ai domiciliari, arrestato dai carabinieri della stazione di Ghedi, è finito un 28enne che, tra l’altro, abita nel Comune della Bassa bresciana. Fosse stato un lavoro onesto, si sarebbe detto «casa e bottega». Invece, rapinava o tentava di farlo, dileguandosi, poi in bicicletta. Alle 14.30 del 6 febbraio ha fatto irruzione in un centro estetico dove è riuscito a farsi consegnare il denaro contenuto nella cassa: 15 euro.

Poi, alle 17.15, una parrucchiera che ha chiuso a chiave nel negozio impossessandosi del poco denaro contenuto nella cassa. Quindi di nuovo in sella. Quando mancavano pochi minuti alle 18 è entrato in un albergo, intimando a una dipendente di consegnare il denaro in cassa. Ma la cassa non c’era. Lui ha controllato ed era effettivamente così. È ripartito e circa mezz’ora dopo ha riservato le sue attenzioni a un minimarket. Per minacciare ha usato uno dei prodotti in vendita: una bottiglia di birra. Si è fatto consegnare circa 100 euro ed è scappato.

Tutte le vittime delle rapine tentate o messe a segno hanno riconosciuto nella persona poi arrestata, il presunto responsabile. Anche perché, e sarebbe stato difficile cambiarsi con così poco tempo tra una «tappa» e l’altra, la felpa indossata.

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