Sciagura in volo, giallo risolto dopo 76 anni

di Luciano Scarpetta
Il primo da sinistra è  Albert Wehrstedt  l’esperto pilota della Luftwaffe ai comandi dello JunkersIl  capitano Helmut WipperstegIl paiolo che ha riaperto il «cold case».  A destra il cacciambombardiere precipitato nell’alto Garda
Il primo da sinistra è Albert Wehrstedt l’esperto pilota della Luftwaffe ai comandi dello JunkersIl capitano Helmut WipperstegIl paiolo che ha riaperto il «cold case». A destra il cacciambombardiere precipitato nell’alto Garda
Il primo da sinistra è  Albert Wehrstedt  l’esperto pilota della Luftwaffe ai comandi dello JunkersIl  capitano Helmut WipperstegIl paiolo che ha riaperto il «cold case».  A destra il cacciambombardiere precipitato nell’alto Garda
Il primo da sinistra è Albert Wehrstedt l’esperto pilota della Luftwaffe ai comandi dello JunkersIl capitano Helmut WipperstegIl paiolo che ha riaperto il «cold case». A destra il cacciambombardiere precipitato nell’alto Garda

Luciano Scarpetta «Si lavora per ricomporre il puzzle della memoria, non per le soddisfazioni personali» afferma Giacomo Zanetti, ricercatore dell’associazione Benàch che ha risolto un «cold case», un giallo di 76 anni fa. È lui l’artefice del ritrovamento in una zona impervia sotto il Corno della Marogna in Tremalzo, nel territorio di Tremosine, dei resti del bombardiere Junkers Ju 88 il velivolo più versatile dell'aeronautica tedesca impiegato anche come caccia notturno dalla Luftwaffe. ORA GRAZIE anche ad un documento datato 29 maggio 1944, individuato dall’amico Renato Cassoni nell’archivio del Tremosine che descrive il recupero dei resti degli aviatori da parte della Legione M «Guardia del Duce» di Gargnano, è stato possibile dare anche un nome ai quattro componenti dell’equipaggio e a ricostruire la storia di quel bimotore partito da Bergamo il 23 maggio 1944 per una ricognizione su Bastia in Corsica. «Ai comandi c’era l’esperto pilota Albert Wehrstedt: navigatore era il capitano Helmut Wippersteg, radio operatore era il provetto Martin Franz e mitragliere il giovane Horst Uhrig» svela Zanetti. Il cerchio si è chiuso con il prezioso lavoro di gruppo: «Sergio Leonardi ha il merito di aver preso in mano l’indagine per andare a fondo a quella che all’inizio sembrava solo una leggenda - osserva Zanetti-: senza Vincenzo Dalò di Tremosine, non ci saremmo mai orientati sul luogo della disgrazia. Decisivo il contributo Domenico Fava e Giampaolo Girardi di Limone, rispettivamente storico locale e volontario del gruppo antincendio, e di altri compagni d’avventura: Ben Appleby, Vasco Degasperi e l’associazione Archeologi dell'Aria - Aps». La scintilla è scaturita da un paiolo custodito in una casa dell’alto Garda che si diceva essere stato forgiato con l’alluminio di un aereo caduto durante la Seconda guerra mondiale in alta val di Ledro. Il 20 giugno grazie all’aiuto di metal detector, il gruppo ha individuato il «crash site» in un canalone impervio di Tremalzo, raccogliendo i primi reperti. «La chiave dell’indagine è stato il documento dell’archivio a Tremosine – afferma Zanetti –. Consultato il ricco database Luftwaffe l’unico Ju88 disperso in Italia in quei giorni, che collimava con gli elementi raccolti, era quello con matricola n. 881533 partito dalla base di Bergamo, il 23 maggio 1944». Ma se doveva tornare a Bergamo, come ha potuto precipitare sul lago? «Tremalzo era fuori rotta ma sappiamo anche che un aereo ingovernabile per un’avaria o magari colpito da caccia nemici poteva essere finito là», osserva Zanetti. I resti degli aviatori, come confermano le schede d’archivio in possesso del custode Mauro Agostinetto, riposano sulla sponda veneta nel cimitero di guerra di Costermano. E ora quelle tombe avranno un nome. «A breve torneremo a far visita al cimitero portando con noi alcuni piccoli frammenti avio, raccolti in Tremalzo, da deporre su ciascuna delle loro tombe – afferma Giacomo Zanetti -. Siamo già al lavoro per risalire ai familiari di Albert, Helmut, Martin ed Horst». L’avventura non è ancora conclusa. •

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