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Visano, il nuovo (e il vecchio) depuratore imbarazza la Provincia

di Cinzia Reboni
In passato l’opzione di realizzare l’opera nell’impianto zootecnico dimesso fu respinta. Ma parte del sito non era più sequestrata
La vecchia e le nuova area dell'impianto di Visano
La vecchia e le nuova area dell'impianto di Visano
La vecchia e le nuova area dell'impianto di Visano
La vecchia e le nuova area dell'impianto di Visano

Il nuovo impianto di depurazione di Visano, con potenzialità 20.000 abitanti - che servirà anche i Comuni di Acquafredda, Remedello e Isorella - è già in fase di progettazione esecutiva, ma le polemiche non si placano. Il caso è stato sollevato dal sindaco Francesco Piacentini dopo che è emersa la disponibilità di un'area di proprietà della Provincia adiacente al vecchio impianto zootecnico dismesso, che avrebbe potuto essere utilizzata per ospitare il futuro collettore civile con un risparmio finanziario e un minor impatto ambientale.

La mobilitazione

Anche Remedello censura il progetto. E il primo cittadino Simone Ferrari medita di rivolgersi al tribunale per ottenere la «ricollocazione» del nuovo depuratore. La questione, che sta mettendo in imbarazzo la Provincia, ruota attorno al terreno inserito tra i beni alienabili del Broletto nel bilancio preventivo. Fino ad oggi si è sempre parlato dell'impossibilità di costruire il nuovo depuratore in prossimità del vecchio eco-mostro per i reflui zootecnici per «indisponibilità dell'area verde, oggetto di un complesso contenzioso tuttora pendente in Tribunale con la società Vstr, che nel 1999 aveva ottenuto la gestione trentennale dell'impianto».

Ma in realtà, una porzione del lotto è libera da tempo dai sigilli, tanto da comparire già nel piano delle alienazioni nel 2022. Nonostante questo, il progetto di A2a presentato nell'aprile 2021 ha preso strade diverse. «Il 27 ottobre 2023 abbiamo scritto all'Ato evidenziando anche un'altra criticità – sostiene Ferrari -: il progetto del depuratore comprensoriale prevede il collettamento in contropendenza, con un dislivello di circa 12 metri che renderà necessario il pompaggio delle acque nere da Remedello fino al sito previsto. Sarebbe più logico individuare un’area più a sud, che possa raccogliere con pendenza naturale i reflui dei Comuni da collettare».

Il contenzioso

L'Ato ha risposto che «non è mai stata messa in discussione la centralizzazione della depurazione a Visano» e che «l’iniziale ipotesi di impiegare parte dell’impianto di depurazione dei reflui zootecnici, o quantomeno di utilizzare un’area verde della stessa proprietà, è stata abbandonata a seguito della comunicazione della Provincia di indisponibilità del lotto, oggetto di un complesso contenzioso giudiziario tuttora pendente».

Tutti i Comuni coinvolti sono ad oggi interessati dalle procedure di infrazione europea per il mancato rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue, e il finanziamento del Pnrr di oltre 11,5 milioni di euro – su una spesa complessiva di oltre 18 milioni - «pone stringenti vincoli temporali: l’impianto dovrà infatti essere completato entro marzo 2026. Si comprende quindi quanto urgente diviene la realizzazione delle opere, senza ulteriori ripensamenti», scrive Ato.

Ato e Provincia

Il 5 dicembre – nonostante il parere negativo di Remedello e la richiesta di ricollocazione dell'impianto da parte di Visano, Acquafredda e Isorella «per evitare ulteriore consumo di suolo e di evitare possibili contenziosi con i confinanti, che hanno già espresso la loro totale contrarietà» - l'Ufficio d'Ambito riteneva di non poter accogliere le osservazioni, sempre a fronte del «sequestro del lotto».

A questo punto, solo la Provincia potrà spiegar una vicenda che ha sollevato un vortice di polemiche. L'Avvocatura del Broletto, che sta analizzando il dossier, ha incontrato il sindaco di Visano. Anche Daniela Edalini chiede chiarezza. «Come consigliere provinciale e come consigliere comunale di Remedello, sia pure di minoranza, non intendo fermarmi. Bisogna sciogliere i dubbi e chiarire gli aspetti di una vicenda poco trasparente». I residenti delle cascine, che per più di vent'anni hanno dovuto sopportare la presenza dell'eco-mostro per i reflui zootecnici, si vedranno ora costruire a pochi metri di distanza anche il nuovo depuratore. E a loro nessuno ha ancora spiegato il perché, e se davvero non c'erano alternative».

Sperperati 28 miliardi di lire di fondi pubblici

Il collettore zootecnico di Visano, costruito tra l’euforia generale, aveva richiesto un investimento di 28 miliardi (delle vecchie lire) di fondi pubblici. L’impianto avrebbe dovuto trattare i reflui di 100 mila suini all'anno. Aperto nel 1999 e dato in gestione trentennale alla Vstr – Visano società trattamento reflui -, è ormai diventato un rudere con i vasconi in stato di degrado invasi da anfibi e fanghi maleodoranti.

I sigilli

Nel novembre 2002 erano arrivati i sigilli della magistratura, che aveva trovato irregolarità nel trattamento delle scorie. E proprio in questo frangente iniziava lo scontro nelle aule di tribunale tra il gestore e la Provincia di Brescia, sfociato in un ricorso al Tribunale amministrativo nel 2003 da parte del Raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Severn Trent Italia, Unieco, Asm Brescia (ora A2A) e Vstr, ed una richiesta astronomica di risarcimento danni da parte del gestore di 71 milioni di euro.

Tutti «ostacoli» che hanno portato – come è sempre stato detto - alla scelta di un'altra area per il nuovo impianto di A2A. Da tempo i confinanti dell'area – i fratelli Antonio e Albino Galuppini – hanno denunciato il caso: la loro cascina infatti rischia di trovarsi «stritolata» come in una morsa tra il rudere in disuso e il nuovo impianto.

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