Volpi, il Tar ha congelato la caccia non stop

di Paolo Baldi
Qualche settimana di pace per le volpi del Bresciano
Qualche settimana di pace per le volpi del Bresciano
Qualche settimana di pace per le volpi del Bresciano
Qualche settimana di pace per le volpi del Bresciano

Probabilmente gli atti di bracconaggio non mancheranno, ma almeno dal punto di vista della legge, da ieri (in realtà dal 2 agosto, data dell’udienza) per le volpi di alcune zone dell’Ambito territoriale unico di caccia di Brescia è iniziata una (tarda) estate tranquilla.

Lo si deve a un’ordinanza del Tar di Brescia che, accogliendo un ricorso voluto a livello nazionale dalla Lega per l’abolizione della caccia e sostenuto da Lega italiana protezione uccelli, Ente nazionale protezione animali e Lega antivivisezione, ha sospeso con annotazioni clamorose - in sostanza con una bocciatura integrale - il piano di controllo delle volpi chiesto dall’Atc e avallato dalla Regione (attraverso l’Utr, Ufficio territoriale regionale) che alle associazioni, ma anche a decine di migliaia di persone che hanno detto «no» all’operazione attraverso il web, è suonato come un massacro privo di qualsiasi giustificazione.

QUESTA è sostanzialmente anche la lettura temporanea (la sentenza di merito arriverà solo tra un anno) fatta dai giudici amministrativi. Che hanno innanzitutto espresso un concetto fondamentale: non si può estendere il concetto di prevenzione dei danni al patrimonio agricolo, forestale e zootecnico alla eventuale predazione della piccola selvaggina di interesse venatorio; ovvero alle lepri e ai fagiani, normalmente d’allevamento, presenti nelle aree di ripopolamento e cattura nelle quali l’Atc unico aveva chiesto e ottenuto di poter abbattere le volpi non stop, anche in tana e in fase riproduttiva e per cinque anni.

Tra le righe l’ordinanza solleva anche dubbi sull’attendibilità dei conteggi dei canidi effettuati dai cacciatori nei territori interessati, poi smonta la presunta relazione tra la presenza delle volpi e i problemi di ripopolamento delle specie cacciabili e apre anche un interrogativo su come l’abbattimento extra di esemplari nel solo 3% del territorio dell’Atc (le Zone di ripopolamento e cattura e le Zone di ripopolamento e ambientamento) possa offrire risultati da questo punto di vista.

LA CENSURA prosegue anche in merito al numero ipotizzato di uccisioni, considerato eccessivo alla luce del fatto che questa specie è già cacciabile normalmente durante la stagione venatoria, e infine anche relativamente all’affidamento del piano a «soggetti autorizzati», ovvero i cacciatori dell’Atc, anziché alle guardie provinciali.

Letta e riletta, l’ordinanza appare come una vittoria su tutta la linea dei legali che hanno rappresentato l’associazionismo ambientalista in questo ricorso, e assume un significato particolare a pochi giorni di distanza dall’ultima uscita pubblica del consigliere provinciale Diego Peli, il quale ha invocato proprio l’intervento della Regione chiedendo un maxi piano di contenimento - leggi abbattimento - dedicato a cinghiali, nutrie, conigli selvatici e appunto volpi.

La politica sembra insomma voler utilizzare letteralmente sempre le stesse armi per affrontare temi che la scienza consiglia di gestire diversamente, sostenendo la sostanziale inutilità delle fucilate in quanto causa non di una riduzione, ma di un incremento sul breve periodo degli animali bersaglio. Lo aveva ricordato da questa pagine anche il professor Luigi Boitani, uno dei massimi esperti di canidi selvatici a livello internazionale, commentando il piano dell’Atc- Utr appena sospeso.

Troverà qualche politico disposto ad ascoltarlo?

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