Brescia si scopre il crocevia di tutte le mafie

In Lombardia la provincia di Brescia è l’unica - insieme a Milano - dove è stata provata l’infiltrazione di tutte e quattro le organizzazioni criminali di stampo mafioso «tradizionale»: è questo uno degli aspetti più inquietanti che emerge dalla ricerca dall’Osservatorio sulla criminalità organizzata - Cross. La camorra rappresenta la prima organizzazione mafiosa ad aver messo radici nella nostra provincia. Grazie alla latitanza di Raffaele Cutolo, trascorsa a Soiano, e anticipata dall’arrivo sul territorio di esponenti della Nuova Camorra Organizzata come Oreste Pagano e Luigi Buono, la cupola campana si è mimetizzata in attività apparentemente legali cavalcando il boom turistico. Il traffico di stupefacenti ha permesso al clan di consolidare e indirizzare le operazioni di riciclaggio nell’investimento in night-club e locali notturni, esercitando quella duplice funzione di controllo del territorio e di espansione dei mercati. LE INFILTRAZIONI della camorra nella cosiddetta «industria del divertimento» sono state confermate anche dalla Direzione Distrettuale Antimafia, secondo cui la famiglia Laezza, contigua al clan Moccia di Afragola, nel 2014 era proprietaria di locali notturni e strutture alberghiere a Desenzano e Lonato. Ma la presenza della camorra non si registra soltanto sul Garda: nel 2008 si trasferì a Brescia in regime di libertà vigilata Biagio Bifulco (arrestato nel 2012), secondo gli inquirenti nuovo reggente del clan Fabbrocino di San Giuseppe Vesuviano. La presenza di Cosa Nostra nel Bresciano appare invece meno strutturata. Ad Orzinuovi era domiciliato Salvatore Badalamenti, nipote dello storico boss Gaetano (che, dopo sei anni di latitanza, fu condannato al soggiorno obbligato prima a Velletri, poi a Macherio e infine a Calcinato), mentre nel 2009 l’operazione «Compendium» - si legge nel rapporto - aveva portato all’arresto di Rosario Cascino, residente a San Zeno, e Nunzio Mirko Licata, che abitava a Ghedi: entrambi facevano riferimento alla cosca di Cosa Nostra capeggiata da Daniele Emmanuello. Ma la provincia di Brescia è anche terra di ‘ndrangheta. Anche in questo caso, si segnala un radicamento stabile dei clan nel basso Garda, dove Francesco Scullino, originario di Oppido Mamertina, è considerato un boss. La presenza della ‘ndrangheta a Brescia riconduce inoltre al rapimento di Roberta Ghidini, avvenuto nel 1991 a Lonato. Ad organizzare il sequestro della ragazza - rilasciata un mese dopo in provincia di Reggio Calabria - fu il clan Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, ‘ndrina presente a Lumezzane. INFINE LA SACRA Corona Unita, che nel Bresciano vede la presenza di referenti del clan Tornese, originario di Monteroni, in provincia di Lecce. L’Osservatorio della criminalità organizzata ribadisce la centralità di Brescia nel narcotraffico. In dieci anni sono state sequestrate oltre 7 tonnellate di droga. L’hashish è lo stupefacente più venduto e consumato (5.124 chili in dieci anni, 232,8 solo nel 2016). A partire dagli anni Novanta sono sei gli omicidi di chiara matrice mafiosa avvenuti nel Bresciano Molteplici i casi di denunce per estorsione: 119 nel 2010, con un picco di 171 nel 2016. Gli incendi rappresentano una pratica intimidatoria frequentemente impiegata dai clan: un trend in crescita, a partire dal 2015, anno in cui sono stati segnalati ben 250 attentati incendiari. •

Suggerimenti