Alessandro e il viaggio diventato sequestro

Alessandro Sandrini, di Folzano , manca da casa da 14 mesi
Alessandro Sandrini, di Folzano , manca da casa da 14 mesi
Alessandro Sandrini, di Folzano , manca da casa da 14 mesi
Alessandro Sandrini, di Folzano , manca da casa da 14 mesi

Mario Pari Quel viaggio destinato a durare qualche giorno non ha ancora avuto un ritorno. Così di quella vacanza poco lontano dalla Siria ora si sta occupando la Farnesina. Ma, soprattutto, quelle telefonate in cui si parla di soldi, di uccisioni e che hanno gettato nell’ap- prensione più profonda la madre di Alessandro Sandrini, un 32enne di Folzano. Un’apprensione stemperata solo dal fatto d’aver potuto risentire la voce del figlio. ERA IL 3 OTTOBRE 2016 quando la madre ha visto Alessandro per l’ultima volta. Poi la telefonata dalla Turchia, il 4 ottobre. «Sto bene», le parole che riferì dalla Turchia e che ogni madre vorrebbe sentirsi dire da un figlio lontano migliaia di chilometri. Il problema è che per l’intera vacanza sono poi rimaste le uniche e che il 10 ottobre, quando il 32enne non è più rientrato, la madre ha presentato denuncia di scomparsa. Sono stati lunghi mesi senza avere notizie. In Turchia il figlio avrebbe raggiunto Adana, città a 180 chilometri da Aleppo, in Siria. Ma nel silenzio totale: da là e nella casa della madre a Folzano, nella vana attesa di un’altra telefonata. O di qualche comunicazione da parte della Squadra Mobile della Questura di Brescia cui sono state affidate le indagini. Da San Poli si lavora in tandem con la Farnesina e con l’Interpol turca. L’attivazione è completa per avere anche solo un segnale, una traccia che dia speranza a chi sta soffrendo in Italia. Dagli accertamenti svolti è emerso che Alessandro Sandrini non è stato mai detenuto nelle carceri turche e che non ci sono elementi per dire che è entrato a far parte di foreign fighters. Ci sono però altri elementi importanti nella vicenda, subentrati nei mesi successivi alla scomparsa di Alessandro Sandrini. Si tratta delle telefonate alla madre in cui il giovane lascia intendere che la situazione è drammatica e che servono soldi. Denaro che, però, dovrebbe provenire non tanto dalla famiglia, quanto piuttosto dallo Stato. Si parla pertanto di un sequestro e del rischio di un’uccisione dell’ostaggio. Poi la telefonata finisce. Le indagini sono iniziate da tempo, ma non si riesce a risalire al punto da cui è partita la telefonata. E sulla vicenda il buio sembra farsi ancora più fitto. Fino ai giorni scorsi, quando la madre sente nuovamente al telefono la voce del figlio: identificare la chiamata anche è impossibile. Ci si trova di fronte a persone che da un punto tecnologico sono all’avanguardia. Che Alessandro Sandrini si trovi a fronteggiare problemi seri è poco, ma sicuro. Così com’è certo che le istituzioni non stanno lasciando soli nè lui nè la madre. La Procura di Brescia ha aperto un fascicolo, la Squadra Mobile della Questura, diretta dal capo Alfonso Iadevaia, si sta muovendo su più fronti e al lavoro è anche il Ministero degli Esteri. «Il caso del connazionale è da tempo noto ed è seguito dalla Farnesina», si apprende da fonti del Ministero degli esteri. Ora la vicenda ha anche un risvolto mediatico e questo potrebbe rivelarsi utile a risolverla, a far luce su cos’ è successo in quei giorni trascorsi da Alessandro Sandrini poco lontano dal confine tra Siria e Turchia. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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